PENSIERI E RIFLESSIONI SU “LA FIGLIA DEL NEMICO” DI MARY WINE

Titolo: La figlia del nemico
Autore: Mary Wine
Editore: Mondadori
Collana: I Romanzi – Extra Passion n. 41
Data di Pubblicazione: Giugno 2014

Sinossi - Bronwyn è l’unica figlia del dispotico e avido Erik McQuade, che la tratta come una serva, segregandola per tenersi le terre lasciatele dalla madre. Ma un giorno Bronwyn incontra Cullen McJames, ignara che si tratti dell’acerrimo nemico del padre, e tra i due è subito attrazione. Quando Erik ne viene a conoscenza, coglie l’occasione per infangare l’onore dei McJames di fronte al sovrano e disonorare la figlia, così che nessuno la voglia. Ma Cullen non reagisce secondo le sue aspettative: ammaliato da Bronwyn la rapisce e la sposa, sperando in tal modo di metter fine alla faida. Non ha però fatto i conti con lo spirito fiero e combattivo di sua moglie…

LA FIGLIA DEL NEMICO (In the Warrior’s Bed) è il secondo romanzo della serie dedicata al clan McJames.

La serie, che sì è aperta con SORPRENDENTE PASSIONE (In Bed with a Stranger) – nr. 31 de I Romanzi Extra Passion, proseguirà con “Bedding the Enemy”, di prossima pubblicazione.
Ambientazione: Scozia, 1603

Il pensiero di Amarilli73
Secondo volume della serie McJames. Se il primo episodio (SORPRENDENTE PASSIONE – trovate la mia recensione qui) si collocava nella media, questo mi ha un po’ deluso. 

Si parte bene, perché Cullen, il secondogenito dei McJames aveva già fatto la sua apparizione in precedenza come affascinante canaglia, suscitando nutrite aspettative. Inoltre risultavano stuzzicanti le atmosfere scozzesi, i guerrieri in kilt, nonché l’idea di rapire la figlia del mortale nemico per costringerla a un matrimonio riparatore e riappacificare le famiglie (soprattutto se la sposa in questione è una ragazza decisa e peperina, assolutamente non disposta a farsi sottomettere subito dal bel prepotente, anche se in fondo dotato di un animo premuroso).

Solo che tutto si risolve già nelle prime cento pagine. Poi tutto diviene prevedibile e superfluo, e si ha come l’impressione che neppure l’autrice sappia come venirne fuori. 

Una carrellata di scene tutte uguali, che a poco a poco spengono qualunque brivido e fremito (persino con il muscoloso Cullen che si sbarazza del gonnellone di lana ad ogni piè sospinto). 

Personalmente, non vedevo l’ora di arrivare in fondo. E non è una cosa positiva procedere con una tale stanchezza se la lettura dovrebbe essere leggera e di puro svago.
Amarilli73

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