Thursday's book: Il libro del giovedì (40)

Buon giovedì a tutti!
Questa sera vi propongo un libro da gustare con tutta calma, un romanzo che è il diario di viaggio di un grande autore italiano, Paolo Rumiz.
Giornalista triestino contemporaneo di fama internazionale, Rumiz ha viaggiato in lungo e in largo per Italia ed Europa, raccontando le sue esperienze attraverso un linguaggio diretto e ricco di suggestione, in grado di immortalare persone, luoghi, emozioni ed avventure. 
Per chi non lo conoscesse, cito alcuni dei suoi viaggi più famosi, tra cui quello fatto nel 2006 a bordo di una Topolino del '53 lungo le strade secondarie di Alpi ed Appennini (che ha ispirato il libro presentato questa sera), la navigazione in barca a vela lungo le rotte della Serenissima (da Venezia a Lepanto), i 2000 km in bicicletta da Istanbul a Trieste, o quello da Torino a Gerusalemme assieme a Moni Ovadia e Monika Bulaj.
Un uomo che ha il grande dono di saper raccontare l'eccezionalità delle piccole cose, quelle che rendono vivi ed indimenticabili i nostri ricordi e che ci fanno sognare, desiderando di poter portare con noi per sempre quel piccolo attimo che ha rubato la nostra anima.
Ora vi lascio alla scheda del libro. Vi ricordo che, in caso vogliate partecipare alla rubrica e fare voi una segnalazione, basta lasciare un commento al post, oppure mandare una mail a illibrodelgiovedi@gmail.com . Il vostro consiglio sarà pubblicato in questo spazio dedicato. A presto e buona lettura!

Titolo: La leggenda dei monti naviganti
Autore: Paolo Rumiz
Editore: Feltrinelli
Collana: I narratori
ISBN: 8807017202
ISBN-13: 9788807017209
Pagine: 339

Sinossi:
Un viaggio di settemila chilometri che cavalca la gobba montuosa della balena-Italia lungo Alpi e Appennini, dal Golfo del Quarnaro (Fiume) a Capo Sud (punto più meridionale della Penisola). Parte dal mare, arriva sul mare, naviga come un transatlantico con due murate affacciate sulle onde ed evoca metafore marine, come di chi veleggia in un immenso arcipelago emerso. Trovi valli dove non esiste l'elettricità, incontri grandi vecchi come Bonatti o Rigoni Stern, scivoli accanto a ferrovie abitate da mufloni e case cantoniere che emergono da un tempo lontanissimo, conosci bivacchi in fondo a caverne e santuari dove divinità pre-romane sbucano dietro ai santi del calendario. E poi ancora ti imbatti in parroci bracconieri, custodi di rifugi leggendari, musicanti in cerca di radici come Francesco Guccini o Vinicio Capossela. Un'Italia di quota, poco visibile e poco raccontata. Le due parti - o forse i due "libri", alla maniera latina - del racconto, Alpi e Appennini, hanno andatura e metrica diverse. Le Alpi sono pilastri visibili, famosi; sono fatte di monoliti ben illuminati e percorse da grandi strade. Gli Appennini no: sono arcani, spopolati, dimenticati, nonostante in essi si annidi l'identità profonda della nazione. Questo racconto di "monti naviganti" è cominciato sul quotidiano "la Repubblica" ed è diventato un poema di uomini e luoghi, impreziosito da una storia "per immagini" della fotografa Monika Bulaj, che ha seguito Paolo Rumiz in alcune tappe di questa avventura.

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