Intervista a Barbara Nalin, autrice del romanzo "Nella tela del tempo"
Buon sabato a tutti.
Vi ricordate quando qualche settimana fa vi avevo segnalato il romanzo "Nella tela del tempo" di Barbara Nalin? Se vi siete persi il post dedicato, vi basterà cliccare QUI.
Oggi, sul Blog, abbiamo il piacere di ospitare proprio l'autrice del romanzo!
Ciao Barbara e grazie per essere passata a trovarci sul nostro Blog. Rompiamo subito il ghiaccio. Ti va di presentarti ai lettori di I miei sogni tra le pagine?
Sono una persona semplice, solare, impulsiva, schietta. Mi piace la “coerenza”, infatti non amo le sfumature, per me è o tutto bianco o tutto nero, il grigio è un colore che non rientra nei miei gusti. Nella vita sono due le cose su cui non transigo: i miei figli e il giudizio. Se penso che i miei figli non siano trattati con i “guanti di velluto” o che si faccia loro un torto, divento una iena; per quanto riguarda il “giudizio”, non amo essere giudicata, ma soprattutto non amo chi giudica con facilità e chi si permette di farlo senza conoscere veramente la persona. Anch’io naturalmente esprimo opinioni, ma ho così tanto rispetto per le persone altrui, che le tengo per me, perché mi dico sempre che non sai mai quali “corde” vai a toccare in una persona.
Offri un buon motivo ai nostri lettori per cui valga la pena leggere “Nella tela del tempo”.
Potrei offrire mille motivi per cui valga la pena leggerlo, dopotutto sono l’autrice e sono innamorata del mio libro, ma preferisco riportare le parole di una mia amica che dopo averlo letto mi ha detto: “È uno di quei libri che ti rimane dentro, a cui pensi anche quando stai facendo qualcos’altro, è un’emozione continua”.
Trovo la cover molto poetica e appropriata. Cosa possiamo leggere tra le immagini?
Devi sapere che la cover l’ha fatta mio marito che oltre a essere un architetto è soprattutto un artista. Quando me l’ha fatta vedere, ho sentito una forte emozione, come se quella donna che si allontana dal Mulino, fosse lì per mostrarmi e comunicarmi qualcosa. Spero che le persone vi leggano il “mistero”, la “magia” e perché no, anche l’amore.
Da dove è nata l’idea di questo romanzo?
L’idea è nata poco dopo aver pubblicato il mio primo romanzo “I Guerrieri dell’Arcobaleno”, sentivo la necessità di scrivere ancora e un giorno, stavo frugando tra le mie cianfrusaglie, quando dentro uno scomparto della libreria, ho trovato un mio vecchio quaderno che avevo scritto all’età di quindici anni. Era una storia d’amore tra una ragazza di nome Sofia e un ragazzo di nome Simon. È stato lì che ho capito quale sarebbe stato il mio prossimo passo.
Sicuramente quando avevo deciso di chiuderlo in un cassetto e di abbandonare ogni idea di pubblicazione. Dovete sapere che dopo aver ultimato la prima stesura, convinta di aver fatto un ottimo lavoro, mi sono rivolta a un’agenzia di consulenza editoriale, perché mi facessero l’editing e per avere un loro parere. Per farla breve, c’erano parecchie cose da sistemare e una di queste era il viaggio nel tempo. Il loro commento è stato: “La tua scrittura è migliorata non di poco rispetto al libro precedente, ma ci sono ancora molte cose da sistemare, una di queste è il paradosso temporale. Devi cambiarlo, sappiamo che è difficile da capire, ma devi trovare un modo”. Come? Mi chiedevo, come posso fare? Per mesi non ne ho voluto più sapere, ero in uno stato di grande confusione. Mi aggiravo per la casa dicendo che non avrei scritto più e ricordo che mia madre mi disse: “Se senti il caos, significa che sei viva e troverai presto un filo da cui partire e rimettere ordine”. E così è stato! Un giorno mi sono recata in libreria ed ecco che mi è capitato tra le mani il libro di Felix J. Palma “La mappa del tempo”. L’ho acquistato subito. Bellissimo, di una chiarezza unica, l’ho letto in un paio di giorni. Quel romanzo mi ha spinto a riprendere in mano il mio, ho ricominciato a fare ricerche in internet e ho trovato altri due libri sul viaggio nel tempo: “Il paradosso del passato” di Robert Silverberg del 1969 e “Indietro nel tempo” di Jack Finney del 1970. Questi tre libri mi hanno aiutato a sbrogliare la matassa, a farmi capire dove sbagliavo e a togliere il velo che mi ostruiva la vista.
So che ogni autore si affeziona sempre a tutti i suoi personaggi, ma ce n’è uno in particolare a cui sei più legata?
In effetti è così, sono affezionata a tutti i miei personaggi e fare una scelta diventa difficile. Posso dire che mi sento particolarmente legata alle due sorelle perché in ognuna di loro c’è una parte di me. Melita è una donna forte e indipendente che anela a un grande amore ed è quello che ho sempre voluto io, Sara è una ribelle, (lo sono anche io), ma allo stesso tempo è fragile, ha paura di essere se stessa e cerca in tutti i modi di farsi amare e accettare dalla madre (accade a ogni figlia, no?) Anche per Velata sento un attaccamento forte, mi ricorda mia nonna, rimasta vedova, sola, malinconica, triste e con quattro figlie da crescere.
Questo romanzo è dedicato in particolare a qualcuno?
Sì, ai miei genitori. Mi sarebbe piaciuto scriver loro questa dedica: “Grazie per non essertene andata!” e “Grazie per aver fatto in modo che restasse!” Non l’ho fatto perchè il romanzo non è firmato solo da me, ma nel prossimo ci sarà sicuramente.
Nella tela del tempo ha una morale da offrire ai lettori?
Certo. È un invito a riscoprire la propria “scala valoriale”, a soffermarci su quello in cui crediamo e sulle direzioni che prendiamo nella vita e che, volenti o nolenti, ci segnano. Poi, all’interno del romanzo, emergono dinamiche relazionali e comportamentali nelle quali il lettore si può ritrovare rispetto al proprio vissuto.
È un romanzo autoconclusivo o ci regalerai dei seguiti?
A essere sincera, il finale è rimasto abbastanza aperto, mi piacerebbe continuare la storia di Simon e Melita e dei Cavalieri di Malta. Ogni tanto penso: “E se Melita alla fine fosse saltata in un’epoca antecedente alla sua nascita, cosa succederebbe?”
Altri progetti letterari in cantiere?
Sì, sto scrivendo un nuovo romanzo, non un fantasy questa volta, si tratta sempre di young adult, ma senza magia, solo una grande storia d’amore. Il titolo è già nella mia testa: “Il cuore non ha circonferenza”. Cosa ve ne pare?
Ti va di lasciare un saluto particolare ai nostri lettori?
Dico solo questo: “Vivete con attenzione, dedizione, ricercate l’autenticità, la verità e fatene un capolavoro, lasciate una traccia, non per essere presuntuosi, ma per comunicare la bellezza della vita”. Io cerco di farlo con la scrittura e auguro a tutti voi di trovare la vostra via.
Grazie Barbara per la cortesia, la disponibilità e la gentilezza che ci hai dimostrato. Siamo felici che tu sia passata anche da noi e saremo ben liete di ospitarti ancora per, perché no, "Il cuore non ha circonferenza".
Alla prossima!
Stefania |
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