PENSIERI E RIFLESSIONI SU “IL MIO RAGAZZO” DI R. RAJ RAO
Autore: R. Raj Rao
Titolo: Il mio ragazzo
Pagine: 306
Pubblicazione: 2010
Editore: Metropoli D'Asia
Titolo originale: Boyfriend
ISBN 8896317053
Sinossi - Una intensa storia d'amore omosessuale tra un giornalista e un intoccabile, in una Bombay sordida e violenta. Il giornalista quarantenne Yudi inizia una relazione con il diciannovenne Milind, e lo ospita nel suo appartamento nelle settimane in cui a Bombay scoppiarono le bombe sui treni urbani che fecero centinaia di morti. I due tentano una convivenza nella quale misurano le rispettive appartenenze di ceto sociale ma Milind scompare insieme a un produttore televisivo, nel sottobosco della Bollywood più corrotta. Così il giornalista inizia il suo viaggio dapprima nella Bombay del cinema e della moda, poi, nella comunità degli intoccabili. Ritroverà il compagno tanto simile e tanto diverso da lui?
Il pensiero di Amarilli73
Ecco qua, credo di aver finalmente chiara la differenza tra i cosiddetti m/m e i gay novel.
In “My boyfriend” non troverete una storia d’amore tra maschi con (auspicabile) lieto fine. Questo è prima di tutto un romanzo di odori, suoni, luoghi, incontri, il più delle volte sgradevoli e irritanti. Su tutto domina una Bombay di sporcizia, calura, promiscuità, ignoranza, dove anche se vai al cinema con i biglietti di prima classe ti ritrovi i topi che ti rosicchiano i piedi (senza che nessuno, peraltro, si scomponga), e anche se abiti nei quartieri bene gli scarafaggi ti fanno compagnia durante il pranzo.
C’è una condizione di omosessualità sempre in bilico tra lo squallore (dei luoghi) e la desolazione (delle persone), dove si cerca sesso mordi e fuggi nei bagni pubblici, e mentre ti destreggi con i routinari bisogni del corpo hai un pubblico di voyeur che ti esamina, valuta, desidera. Pronto a contrattare.
Credo che sia questa la principale chiave di lettura: una megalopoli sordida ma viva, violenta eppure vera, che Raj Rao racconta con ironia e passione, senza nascondersi e nasconderci nulla. Al di là di questo, la storia tra il quarantenne single colto e passivo (disgraziatamente effemminato e innamorato cotto) e lo spregiudicato ragazzetto, intoccabile ma aduso alla furbizia e all’arte di arrangiarsi, potrebbe collocarsi ovunque.
“No, sono un omosessuale. Gay per casta. Gay per religione.”
“Non capisco cosa intendi”.
“Intendo dire che gli omosessuali non hanno né casta né religione. Hanno solo la loro omosessualità”.
Una storia a tratti divertente ma anche amarissima, dove non è più chiaro chi sfrutta chi. Ciascuno rimane SOLO (Yudi, Milya, Gauri la donna terzo incomodo e la moglie ufficiale di Milya, che rimane sempre nell’ombra), gabbato o usato, a seconda del punto di vista, con una disperata voglia (inconfessata, perché non sarebbe abbastanza virile, e mai soddisfatta) di abbracci e di amore.
Amarilli73 |
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