"Johanna" di Felicitas Hoppe
Cover provvisoria |
«È un romanzo enigmatico eppure grandioso, un’opera d’arte che risuona senza precedenti, che non lascia impassibili e di tanto in tanto torna al picaresco. Felicitas Hoppe ci ha donato con la sua Johanna un libro magico e incantevole.»
Die Zeit
Felicitas Hoppe
Johannna
Traduzione di Anna Maria Curci
Del Vecchio Editore
Collana formelunghe
ISBN: 978-886-110-097-8
Pagine: 180 /brossura
Pagine: 180 /brossura
euro 14,00
Un romanzo grandioso sulla ribellione, il coraggio e il desiderio dell’anima, una storia che diventa viva mentre si racconta.
Come si scrive un libro su un personaggio storico che tutti pensano di conoscere? Felicitas Hoppe sceglie di rimontare i verbali originali del processo a Giovanna d’Arco, ma senza scrivere un romanzo su Giovanna d’Arco. Nel 1412 a Domrémy nasce la figlia di due contadini. Neanche vent’anni dopo brucerà sul rogo come eretica. Oggi, una giovane studentessa alle soglie dell’esame di dottorato ne racconta i pensieri. Con lei, nell’universo frammentato della ricerca si muovono un professore senza nome e Peitsche (Frusta), una sorta di alter ego. Tutti e tre si occupano della Pulzella d’Orleans, il professore è uno specialista di incoronazioni, Peitsche è specializzato in copricapo e passa il tempo a costruire berretti di carta. Lui, «l’allievo più bello e più bravo di tutti, quello che siede in prima fila, come sedesse a cassetta, e che da tempo non ha più voglia di prendere appunti, poiché sa che tanto a Giovanna non servono». Chi verbalizzò il “processo” di Giovanna, 500 anni prima, stava dietro pesanti tende. Non poteva vedere nulla, ma sentiva tutto, e in tal modo rese testimonianza. Quanto ne fossero consapevoli, non lo sapremo mai.
Tutto il romanzo di Felicitas Hoppe si muove tra stanze secondarie, tra il buio e la fantasia, le voci risuonano, febbrili fantasie e razionali argomentazioni si alternano in una lingua acrobatica che saltella con ironia da un gioco all’altro. Se la paura è il filo rosso della ricerca, forse la fiducia nella forza dell’immaginazione è l’antidoto, e infatti, dice Johanna: «Quando la paura mi prende per mano non ho paura».
Tutto il romanzo di Felicitas Hoppe si muove tra stanze secondarie, tra il buio e la fantasia, le voci risuonano, febbrili fantasie e razionali argomentazioni si alternano in una lingua acrobatica che saltella con ironia da un gioco all’altro. Se la paura è il filo rosso della ricerca, forse la fiducia nella forza dell’immaginazione è l’antidoto, e infatti, dice Johanna: «Quando la paura mi prende per mano non ho paura».
Nata nel 1960, Felicitas Hoppe è una delle più interessanti scrittrici tedesche. Ha collezionato tutti i premi più significativi, tra cui il Premio Aspekte, il Premio Heimito von Doderer, il Roswitha – Preis, il Premio Grimm e il Premio Büchner, il più importante, nel 2012. È stata Writer in Residence delle più importanti università tedesche e statunitensi, tra cui New York e Georgetown.
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