Pensieri e riflessioni su "L'incanto di cenere" di Laura MacLem

Titolo: L' incanto di cenere 
Autore: Laura MacLem
Editore: Asengard
ISBN: 8895313399 
ISBN-13: 9788895313399 
Pagine: 192 

Sinossi:
Una fanciulla e le sue sorellastre, una scarpina di cristallo, topi e zucche e un grande ballo, ma soprattutto un terribile segreto e un patto diabolico...

Il mio pensiero: 
Il romanzo di Laura MacLem, giovane ed italianissima scrittrice fantasy, è una delle tante rivisitazioni della famosissima favola di Perrault.
In questa favola la vera protagonista è la maggiore delle due sorellastre. Genevieve Chevalier- affettuosamente chiamata Vivì dai familiari- è una giovane ragazzina timorata di Dio ed estremamente beneducata, tanto che la parola della madre è legge e mai si sognerebbe di mancarle di rispetto. Come nella favola di Perrault, la bella Marie de Soisson, vedova Chevalier, ammalia il prestante conte de Lumière ed accetta la sua proposta di matrimonio per garantire un futuro di agio e rispettabilità alle giovani figlie. A discapito della fiaba tradizionale, la MacLem decide di attribuire la parte dell'antagonista alla giovane contessina, che si tramuta da fanatica cultrice del Male a personaggio sempre più demoniaco e disumanizzato, che anela la sofferenza del prossimo ed il potere generato dall'omicidio e dalla paura. Credendo di riuscire ad arginare il potere della figlia, il conte dispone che venga rinchiusa in un convento. Purtroppo questo non basterà e Genevieve si ritroverà a dover convivere con il potere malvagio della sorellastra, cercando di salvare la sorellina Anastasie in un epilogo denso di sangue, morte e terrore.

La sala da ballo era diventata un mattatoio. C'era sangue dappertutto e, ovunque, patetici mucchietti di stoffe preziose: fini ricami, trine leggere divenute pesanti come il piombo per il sangue che le intrideva e si allargava lentamente al di sotto, come un mostruoso garofano.

Che dire di questo romanzo, sicuramente la voglia di rivoluzionare il contenuto ed i personaggi della Cenerentola originale è sicuramente apprezzabile. Purtroppo questa non è una novità, già in passato vi sono state rivisitazioni della fiaba, ognuna con spunti nuovi e stravaganti, come ad esempio la Cenerentola bisex di Lo Malinda. Quindi, per emergere dalla massa è necessario proporre un libro inattaccabile, solido, con una trama originale, personaggi ben tratteggiati, vivi e descrizioni di scena dinamiche e ben strutturate.

A mio parere, la MacLem riesce solo parzialmente nell'intento. I personaggi non sono altro che il negativo di quelli di Perrault e vengono raffigurati al limite dello stereotipo. Le insopportabili sorellastre diventano delle beneducate giovinette, mentre la giovane e bellissima Christelle de Lumière non è altro che una versione estremizzata di una wikka decisamente noir... 
Per la descrizione delle ambientazioni spesso l'autrice si avvale di alcuni elementi fin troppo ricorrenti, tanto da ripetersi nei capitoli ed alla lunga annoiare il lettore, senza aiutarlo a costruirsi un'immagine pulita ed intrigante che accompagni l'incalzare della vicenda.
Il racconto, tra l'altro, nelle scene di lotta diventa così veloce e sincopato che spesso voce narrante e flusso di pensiero si sovrappongono, dando l'idea sì di caos e velocità, ma difettando di alcuni punti fondamentali che permettano di capire fino in fondo cosa stia accadendo.
In ultimo, il voler dare un tono noir alla storia, spesso - soprattutto nella seconda parte del romanzo- cade nel puro splatter, che si ripete incessantemente scena dopo scena. Dovrebbe generare paura? Non lo so, forse sono troppo vecchia per rimanerne intimorita, ma nella mia personale opinione assistere ad una serie dopo l'altra di carneficine brutali non fa altro che assuefare il lettore e portarlo alla noia.

Uno spunto sicuramente buono e valido è l'idea di suggerire che la versione di Perrault sia nata dalle chiacchiere del popolino. Questo purtroppo non può bilanciare tutto il resto, che- sempre a mio parere- prende troppo in prestito gli elementi delle versioni conosciute di Cenerentola, per trasporli in un racconto estremamente splatter e che non risalta per novità e singolarità.
Ambra

2 commenti:

  1. Peccato che non ti abbia convinta! Mi era piaciuto molto (e in alcuni passi mi aveva terrorizzato a dovere). E il fascino di questo libro è stato, per me, proprio il fatto che i personaggi siano monolitici, cioè solo buoni o solo cattivi, come nelle fiabe, ma con ruoli ribaltati rispetto alla versione originale.
    Se Laura MacLem avesse aggiunto diverse sfumature ai personaggi, "L'incanto di cenere" sarebbe risultato una rivisitazione troppo moderna, perdendo il tratto fiabesco che rende questo romanzo più coinvolgente (almeno per un'appassionata del genere come me).

    A rileggerti! :)

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    1. Ciao Agave, Grazie per aver lasciato la tua opinione! Sono contenta che il blog possa essere uno spazio per l'incontro e la discussione tra persone di gusti diversi. E' giusto che sia così. Purtroppo io sono di gusti difficili e,ritenendo giusto essere sincera nelle mie recensioni, do un parere basato sulla mia opinione e quindi del tutto personale e soggettivo. In questo caso, quello che non mi ha convinto di questo libro non è tanto l'uso degli archetipi. Questi,assieme ad una ambientazione atemporale, sono alcune tra le regole base per la costruzione di una fiaba. L'autrice, però, ha fatto virare la trama su un genere molto moderno- lo splatter- arrivando ad un miscuglio tra stili diversi che rende il racconto troppo variegato, senza però aver approfondito troppo i vari aspetti. Ogni genere ha le sue regole e, se si fa una scelta stilistica (ad esempio la fiaba o lo splatter), bisogna essere sicuri di rispettarle tutte. Sicuramente ci sono dei buoni spunti ed aspetto il suo prossimo libro per poter vedere la sua crescita artistica e stilistica. A presto!

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