Segnaliamo: "HUL-Hampton University Life” di Simona Diodovich

“HUL-Hampton University Life” di Simona Diodovich
Terzo capitolo della saga Hampton

Gli altri due sono:
HHS-Hampton High School (volume 1)
HUP-Hampton University Pirates (volume 2)

Genere: Romance Sportivo
Editore: Self Publishing
Pagine: 161
Prezzo Ebook: € 3,66
Uscita: 28 Giugno 2015
Pagine Cartaceo:190
Prezzo Cartaceo: € 11,37
Uscita: 29 Giugno 2015

Sinossi:
Norman è felice. Sembra passato molto tempo da quando le sue disavventure gli hanno spezzato il cuore. Colin è l’unico che deve ancora sistemarsi. Logan trema ancora una volta.
Tre ragazzi che, prima non erano amici, ora sono come fratelli. Vincere il campionato nei Pirates diventa un loro dovere di giocatori eccezionali mentre le loro vite buttano le fondamenta per un futuro migliore. Siamo alle battute finali. Colin cederà al fascino del matrimonio come i suoi amici?
Logan sarà finalmente tranquillo con sua moglie? I Pirates hanno un campionato da vincere, contro ogni pronostico, li danno perdenti. Per cui in piedi signori, il touchdown è alle porte. Volete sapere come finiranno le loro storie?
Bentornati, per l’ultima volta, nel mondo dei Pirates. Tre ragazzi, tre amori, un solo cuore unito per vincere.

La parola all'autrice:
Nasco a Milano il 17 Aprile 1969, studio come grafica pubblicitaria diventando poi illustratrice a Canale 5 disegnando cover di cd e dvd per A. Valeri Manera. Ho ventisette anni d’esperienza lavorativa nell’editoria.
Ho lavorato con Arnoldo Mondadori per il Tv sorrisi e Canzoni, con le cover dei cd dello zecchino d’oro. Per la Medusa Video le cover delle videocassette di Lupin III. Persino con la LysoForm per un giornalino per i bambini sull’igiene, oltre le varie case editrici italiane. Ho avuto fortuna di partecipare a un training in Disney di una settimana imparando a disegnare ciò che pubblicavano loro, cioè le Witch, quando la mia mano era completamente differente dalle loro esigenze. Proseguo la carriera come fumettista disegnando il dottor sorriso per conto della Fondazione Garavaglia, che si ispira alla fondazione americana di Patch Adams. Come grafica pubblicitaria mi divido tra case editrici e comuni, dove realizzo da sola volumetti sull’educazione stradale, manifesti, giochi, usando ogni mia conoscenza acquisita negli anni. Per amore dei disegni, e per il fatto che adoravo inventarmi personaggi e storie, il passo dal disegnare storie e scrivere un libro è stato molto breve. 
Il mio nome è Carlie, della “Saga Deathless”, è il mio libro d’esordio. A seguito Sangue Perenne, Il re dei demoni il terzo. 
Per la “saga Hampton”, saga romance-sportivo, il primo libro è uscito l’anno scorso, HHS-Hampton High School il secondo della stessa saga HUP-Hampton University Pirates è uscito ad Aprile. Hunters, collezione racconti Horror-Fantasy. 
The Queen, fantasy new-adult e, l’ultimo appena uscito, Masquerade romanzo d’amore. 
E l’ultimo uscito HUL-Hampton University Life, ultimo della saga Hampton.
Tutti i libri hanno la copertina disegnata da me. 

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Estratti:

“La telecamera era puntata sul Coach Bass proprio in pieno volto. Nemmeno fosse un interrogatorio della Gestapo. Il cameraman non aveva nessuna intenzione di abbassare l’attrezzo e, la luce a fianco puntata su di lui, lo faceva sudare tanto quanto bruciare gli occhi. Quella cosa doveva essere? Un’intervista?
«Siamo in onda tra cinque minuti, Coach Bass, nervoso?» il giornalista televisivo trafficava con il microfono e non lo guardava in volto, per essere sinceri. 
«Un po’, a dir il vero» alle sue spalle i giocatori erano nel bel mezzo di un allenamento e la televisione era arrivata senza preavviso. Si tolse il cappellino e si asciugò il sudore, mancavano pochi giorni a dicembre, la temperatura si era notevolmente abbassata nell’arco di poco tempo, ritornando ai suoi valori standard, eppure lui sudava. Abbozzò un sorriso che sembrò una smorfia di dolore.
«Oh, non si preoccupi. Lei risponda alle domande con sincerità e andrà tutto bene. Le ruberemo solo pochi minuti» continuava a ignorarlo incurante delle difficoltà che quella intervista gli poteva creare. Armeggiava tra microfoni e signorine carine che, con grazia e professionalità, si davano da fare sulla sua figura per renderlo perfetto prima del collegamento, tipo togliergli la fronte lucida che, di sicuro, ora aveva. Orribile, si sentiva un’attricetta alle prime armi. 
«Sembra una frase della Gestapo e guardi che più passano i secondi, più mi sembra reale» borbottò Bass passandosi una mano tra i capelli.
Il cronista sorrise, una fila di denti bianchi e perfetti in un volto attraente ma cinico, fecero bella mostra di sé «Respiri, siamo in onda al cinque…»
«…quattro, tre, due…» ora la voce arrivava da un ragazzo alle spalle del reporter.
«Buongiorno gente! Chi vi parla è Greg Philips Jr. e siamo qui con il Coach Bass. Oggi è lunedì. Mancano quattro giorni alla partita contro gli Golden Eagles dal Tennessee Tech University, sappiamo che vi state preparando. Abbiamo raccolto delle perplessità e ottimi giudizi dalle persone comuni: ve li faccio ascoltare, prima di porle la domanda che tutti si aspettano» sorrise.
L’allenatore dei Pirates pensò di sprofondare sotto terra pur di sparire dalla telecamera, invece si ritrovò a sorridere. Cercò di non tremare con un singolo movimento del suo corpo.
«Sono Jack da Hampton. Il nuovo allenatore dei Pirates mi lascia perplesso. No, dico, vi rendete conto? Ha messo in panchina Morgan Bastian, il miglior giocatore dei Pirates, per far giocare i due novelli finti quarterback. Ok sì, se la sono cavata piuttosto bene, hanno giocato per tutta la partita il doppio ruolo, running back e quarterback, ma questo giochetto non potrà durare per sempre.»
«Ciao, sono Phil, ero nei Pirates all’università. Io credo che il Coach Bass abbia avuto un colpo geniale, altroché! Chi mette in campo due giocatori di quel calibro che sono in grado di giocarsi il doppio ruolo con quella maestria? Ci vuole un gran sangue freddo, e non si può certo dire che Sherman e Beenson non ne abbiamo!»
Un’altra voce entrò nell’aria «Sono Chuck. Finalmente Colt è tornato a giocare il suo ruolo nel modo giusto, perché abbiamo rischiato di perdere la partita con i FightingLeathernecks da Western Illinois University l’ultima volta. Poteva metterlo in panchina. Il Coach ha rischiato tanto.»
Il cronista sorrise. Stava per entrare in scena e sembrava un predatore feroce.
«Buonasera a tutti, sono Brian, ma sbaglio o c’è una truppe televisiva che segue il Coach Bass ovunque a ogni allenamento? Ecco, capisco che è favoloso dimostrargli che per noi il football è molto importante, ma non credete di metterlo doppiamente sotto pressione?»
Questo fu l’attimo in cui Bass si sentì meglio. Il cronista sorrise maggiormente, mentre un guizzo selvaggio gli attraversò lo sguardo. Alzò un dito per interrompere le voci. «Da qui la mia domanda Coach Bass, venerdì vinceremo contro i Golden Eagles dal Tennessee Tech University? Per ora ci è andata bene. Abbiamo vinto delle partite nonostante le pecche della squadra e siamo ancora in gara per il campionato, soprattutto per il nostro girone. Ma ora si fa sul serio. Ce la faremo?» gli puntò il microfono verso la bocca.
Bass guardò per una frazione di secondo quel mostro vicino alle sue labbra e poi annuì «Faremo del nostro meglio per non mollare. Mai.»
Il cronista non parve molto soddisfatto della sua risposta. Quando, nel giro del campo, Morgan Bastian passò da lì, lo fermò piantandogli addosso il microfono.
«E tu cosa dici Bastian: vincerete?»
Il ragazzo si tolse il casco «Vinceremo. Noi rimarremo imbattuti fino alla fine del campionato, soprattutto finché in campo ci sarò io, che pretendo e regalo sempre il massimo per la mia squadra» il suo sguardo di fuoco lasciò senza risposta anche il reporter che si voltò verso la telecamera sorridendo imbarazzato.
«Non ci resta che intervistare i due giocatori che fan tremare il ruolo del quarterback. Beenson e Sherman.»
Li bloccarono durante la corsa e, dato che erano vicini, fu semplice intervistarli nello stesso momento «Allora ragazzi, avversari al liceo e compagni di squadra al college. Cosa mi dite, esiste ancora rivalità tra voi, ora?»
Colin sorrise «Mi sta chiedendo se io sono più bravo di lui? Certo che sì.»
«E se lo chiede a me, probabilmente le risponderò la stessa cosa» aggiunse Logan. Anche lui con un sorriso aperto di fianco all’amico.
Il cronista li guardò costernato, per poi scoppiare a ridere «Dicono che avete avuto vicissitudini che vi hanno fatto scontrare, e che voi siate diventati amici in seconda battuta, nessuna rivalità in campo?»
«Forse, amico, si doveva limitare alla risposta spiritosa che le abbiamo dato tre secondi fa, che ne dice?» Colin lo guardò di traverso.
Logan lo trattenne per un braccio e poi, facendo finta di nulla, sorrise falsamente al cronista «No, non c’è rivalità tra noi, ora. Siamo amici e lo siamo per davvero. Noi vogliamo che la squadra vinca. Per cui, se oggi giochiamo in un ruolo, o in un altro, il nostro obiettivo è quello del fine ultimo: una squadra vincente» aveva allargato il suo sorriso da spaccone.
Il cronista se n’era accorto, tanto che ebbe un attimo di esitazione «E cosa mi dite di Bastian? Riuscite ad andare d’accordo anche con lui?»
«Ah, per favore, ma lei è qui solo per farci dire qualcosa di brutto? È questo lo scoop?» Colin, esasperato dal tizio, lo spiazzò con quest’espressione e poi, come se niente fosse, lo lasciò lì a bocca aperta e riprese a correre. 
«Ehm, lo scusi, non ha visto la sua ragazza ieri sera» e così dicendo corse dietro l’amico ridendo a crepapelle.
Ripresosi dall’esplosione di maleducazione di Colin, il giornalista televisivo bloccò Norman che, a malincuore, fu costretto a fermarsi «E lei signor Colt, cosa mi dice? Ha fatto delle partite non troppo belle, riuscirà a reggere il ritmo elevato che promette la squadra?»
Norman si tolse il casco, con la coda dell’occhio vedeva Colin che, a modo suo, gli suggeriva di tagliare la conversazione, con un chiaro segno netto del dito che passava sulla gola in orizzontale.
Gli venne da ridere «Ho avuto dei problemi personali che hanno influito sul mio rendimento sportivo, cosa che per altro è stata superata. Ora né lei, né tantomeno i fan dei Pirates, si devono preoccupare di ciò. Sono tornato in gran forma, più deciso che mai a vincere il campionato.»
«Si dice che abbia fermato un noto mafioso.»
«Esatto. Era un problema ben più importante del football in quei giorni.»
«Ma ora Signor Colt…» tentò di fermarlo il cronista mentre la luce della telecamera li seguiva passo per passo.
«Ora, se non le dispiace, finisco i miei cinquanta giri di corsa» e così dicendo raggiunse gli amici che, poco più in là, ridevano a crepapelle.”
“Mancava poco, poteva farcela. La spalla stava bruciando, dovevano essere saltati i punti durante gli assalti, o si era riaperta da sola la ferita. Inconvenienti del mestiere.
Per qualche secondo entrò nel panico. Lui che faceva la cosa giusta per la squadra era una cosa mai vista, ma che si trovava nel panico per non riuscire a portare a termine la partita per il dolore era ancora peggio. Scrutò il bordo campo. Logan lo scrutava serio da seduto. Sembrava essere entrato nella sua anima, incitandolo. 
Tra il pubblico, dietro di lui, Violet era in piedi negli spalti. I suoi occhi erano sgranati e incrociava le mani sul petto. Ricordava una conversazione avuta con lei prima di scendere in campo.
Come farai con il braccio?
Me la caverò. Aveva risposto lui.
Se pensi di non farcela, guarda me. Io sono lì. Ultimi secondi, ce la puoi fare, tesoro.
«Ultimi secondi, tesoro. Ce la posso fare» replicò lui come se Violet fosse davvero lì con lui.
Da lontano la vide sorridere. Alzò il braccio ferito per muoverlo un po’. Logan alzò il pollice.
Lui annuì. D’accordo, ultimi secondi, doveva farcela.
Si voltò verso la squadra «Allora ragazzi, usciamo da questo campo da vincitori. Brian, stai pronto, dovrai correre e molto amico: più veloce del vento.»
Mancava poco, poteva farcela. La spalla stava bruciando, dovevano essere saltati i punti durante gli assalti, o si era riaperta da sola la ferita. Inconvenienti del mestiere.
Per qualche secondo entrò nel panico. Lui che faceva la cosa giusta per la squadra era una cosa mai vista, ma che si trovava nel panico per non riuscire a portare a termine la partita per il dolore era ancora peggio. Scrutò il bordo campo. Logan lo scrutava serio da seduto. Sembrava essere entrato nella sua anima, incitandolo. 
Tra il pubblico, dietro di lui, Violet era in piedi negli spalti. I suoi occhi erano sgranati e incrociava le mani sul petto. Ricordava una conversazione avuta con lei prima di scendere in campo.
Come farai con il braccio?
Me la caverò. Aveva risposto lui.
Se pensi di non farcela, guarda me. Io sono lì. Ultimi secondi, ce la puoi fare, tesoro.
«Ultimi secondi, tesoro. Ce la posso fare» replicò lui come se Violet fosse davvero lì con lui.
Da lontano la vide sorridere. Alzò il braccio ferito per muoverlo un po’. Logan alzò il pollice.
Lui annuì. D’accordo, ultimi secondi, doveva farcela.
Si voltò verso la squadra «Allora ragazzi, usciamo da questo campo da vincitori. Brian, stai pronto, dovrai correre e molto amico: più veloce del vento.»”

“Logan camminava al fianco di Candis che, tranquilla, non aveva detto una sola parola.
«Rammenti quando non volevi essere al centro dell’attenzione e nessuno ti conosceva?» Logan spezzò il silenzio all’improvviso.
«Sì. Certo.»
«Non ce la farai mai, mia meravigliosa moglie. Sei troppo bella e tutti ti vogliono. Sarò costretto a picchiare un mucchio di ragazzi, ma dato che ti difendi bene, non posso nemmeno fare quello. Direi che a volte è frustrante» Logan si mise le mani in tasca. Non la guardava in volto.
Candis lo fermò in mezzo al corridoio. «Io voglio che tu stia al mio fianco sempre. Voglio sentirmi protetta da te, sempre. Però non voglio vederti in panchina per colpa di un cretino, se lo picchio io a te non succede nulla, io non sono in punizione. Se lo fai tu, ti giochi la carriera.»
Logan le accarezzò il volto. La fissò con grande intensità «Te e i bambini, venite prima della carriera, sempre.»
Candis lo baciò lentamente sulla bocca «Quanto ti amo io?»
«Non lo so, tanto?» Logan sorrise guardando i suoi occhi meravigliosi.
«Sì, tanto Logan. Adoro sentirti dire cose così carine…»
«Te le dirò più spesso, allora.»
«Davvero?»
«Sì, promesso. Però posso picchiare io Morgan la prossima volta?»
Candis scoppiò a ridere «Affare fatto.»
Suggellarono l’accordo con un bacio dolcissimo, incuranti di essere guardati, con interesse, da molti ragazzi di passaggio.”

“Colin si alzò in piedi con aria imbarazzata. Molly lo abbracciò. Durò solo un attimo. Per quanto perplesso, Colin ricambiò. Si risedette imbarazzato.
Poi Molly si avvicinò alla porta finestra. Stava per andarsene.
«Ha l’ultima gara, poi andrà in quella scuola a New York. È finita, Molly. Non posso competere con il sogno di una vita.»
L’amica si girò lentamente «Àncora di salvezza, non sogno. Sii la sua àncora, allora» così dicendo uscì, lasciandolo seduto tra le lenzuola sfatte in silenzio, a rimuginare su ciò che quelle parole rappresentavano. Aleggiavano nell’aria da tempo, e lui non si era ancora mosso.”

“ «Green eightfour, green eightfour!» Logan urlò con quanto fiato aveva in gola. L’acqua che scendeva come una valanga, non faceva sentire la sua voce al suo compagno vicino mentre parlava.
«Ed ecco di nuovo in campo Sherman. Cosa farà per superare quel muro enorme che sono i suoi avversari?» la bocca del cronista finì sul microfono ansioso. «L’azione parte, ma solo il running back si muove, corre come un fulmine mentre Sherman si sposta a sinistra, poi schiva un suo avversario e si sposta a destra di scatto, lancia la palla alta e lunga. Mai visto un tiro così poderoso che supera i suoi alti avversari e finisce nelle mani libere del running back che corre verso la meta. Ed è touchdown! Signori, chiunque abbia creato questa mossa ha dato scacco matto alla partita. Una gran mossa vincente. Bravo Sherman.»
Il boato della gente si fece sentire in tutto il posto, tutti si alzarono in piedi. Logan andò a picchiare il pugno, in segno di saluto, a Colin seduto in panchina «A quanto sembra, era un’idea di Beenson! Quei due giocatori da avversari si sono tramutati in splendidi compagni di squadra» aggiunse il cronista.”

“«Io e te siamo amici, vero Colin?» cambiò discorso lei.
«Sì, che lo siamo. Perché me lo chiedi?»
«Quando io avevo bisogno di sostegno, e nessuno riusciva a capire che cosa mi stava succedendo, io avevo te che ti presentavi per portarmi al lavoro. Io avevo te che mi spiegavi perché Norman si stesse comportando così, mi davi almeno la speranza che non lo facesse perché non mi amava. Capisci?»
«Sì, certo, ma cosa c’entra ora?»
«Io ti considero il mio miglior amico Colin Beenson, lo sei diventato perché tu sei speciale. Vorrei essere io ad aiutare te per una volta.»
Colin si voltò verso di lei, aveva uno sguardo tenerissimo «Molly…»
«Guarda la strada, ricordati che sono incinta e che Norman ti spaccherebbe la faccia se mi succedesse qualcosa. Tu guidi, io parlo.»”

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