Pensieri e riflessioni su "L'OMBRA DEL PECCATO" di Silvia Scibilia
Autrice: Silvia Scibilia
Titolo: L'ombra del Peccato
Casa editrice: Kdp self publishing
Genere: Historical romance
Pagine: 302
Prezzo: € 1
Formato: ebook
Data di uscita: 7 giugno 2015
Trama - Quando Herman Autier abbandona l’Inghilterra, per cercare fortuna nella contea di Sicilia, vuole lasciarsi alle spalle il tradimento della sua famiglia e ricominciare una nuova vita. Herman possiede molte doti, è un cavaliere, un colto giurista e ha l’abilità di volgere a proprio vantaggio ogni esperienza senza rinunciare all’onore. È grazie a tali facoltà che Ruggero D’Altavilla gli affida una missione. Introdotto a casa di Baltasar Flores, un ricco mercante di libri, deve studiare i codici antichi presenti nella sua biblioteca. È lì che scopre il tesoro più grande del mercante, sua figlia Clara. I suoi sogni sembrano avverarsi. Una donna coraggiosa e colta da amare e una ricchezza senza pari da usare per i suoi fini. Ma l’ombra del peccato che ha avvelenato la sua esistenza nel castello natio lo insegue e sembra allontanarlo da Clara e dalla Sicilia per sempre.
«Dovreste riflettere su chi siamo noi. Siamo un’isola dove popoli lontani arrivano un giorno e con la forza delle armi ne prendono possesso. Noi siamo tutti, prendiamo il meglio di ognuno e possiamo distinguere il buon conquistatore dal cattivo solo da quanto prende e quanto dà.»
«Non c’è fierezza in questo» ripetè Herman.
Un romanzo storico originale e al contempo particolare.
Innanzitutto, c’è la sfida (superata brillantemente) di aver scelto un’epoca certamente poco “battuta” dai romance storici: siamo nel 1097, nella Sicilia della dominazione normanna, una terra di continue conquiste e con una popolazione che è in realtà un miscuglio di genti e religioni: i normanni, i latini, i saraceni.
Herman è un cadetto mezzo sassone, ma pur sempre nobile, Clara è la figlia di un ricco mercante convertito, dotata di una cultura eccezionale e parecchio audace per i suoi contemporanei (tanto è vero che è guardata con sospetto e considerata un po’ folle), ma pur sempre una popolana.
Eppure il loro matrimonio è visto con favore, soprattutto perché può consentire di inserire un osservatore privilegiato in una parte della società siciliana di cui la corte degli Altavilla fa ancora fatica a fidarsi.
Il libro ha una partenza un po’ lenta, ma una certa densità iniziale si rivela necessaria per poter immergersi in un’epoca così lontana, per comprendere appieno certe atmosfere, certi comportamenti dei protagonisti, che l’autrice ricostruisce con molta accuratezza (per cui si comprende come dietro vi sia stato un pregevole lavoro di ricerca e di adattamento).
Clara mi è piaciuta subito: è una figura femminile atipica, ribelle e determinata nonostante l’età e la propria condizione. Herman non l’ho trovato proprio cristallino come persona, ma forse questo lo ha reso ancor più credibile come uomo del suo tempo.
Inaspettatamente ho provato simpatia anche per la prima moglie Ròis lasciata in Inghilterra. Alla fine anche lei è stata vittima di un matrimonio combinato, pure ceduta ai diritti di primogenitura del capofamiglia, e poi costretta a comunque a sorbirsi la giovane amante del marito. Come sempre, se le donne rendono pari moneta passano per creature crudeli e vendicative, ma a mio parere qualche ragione per recriminare su Herman lei ce l’aveva.
Direi che non manca nulla, dagli intrighi politici ai segreti familiari, dalle incertezze del quotidiano agli struggimenti romantici. Il tutto scritto con uno stile pulito e sicuro, per un self di qualità.
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