Pensieri e riflessioni su “NON SUCCEDE MAI NULLA” di Sue Brown

Autore: Sue Brown
Editore: Dreamspinner Press
Pubblicazione: 3 Settembre 2013
ISBN-13: 978-1-61372-919-9
Formato: E-book, 267 pagine
Copertina: Reese Dante
Traduttore: Fran Macciò

Sinossi - La vita di Andrew è una farsa: è un gay intrappolato in un matrimonio senza amore, per colpa di una madre religiosa e prevaricatrice. Poi, una nuova coppia si trasferisce in fondo alla strada e Andrew si innamora follemente di Nathan: un uomo sposato, eterosessuale e che, per giunta, sta per diventare padre. Ma dopo una fatidica serata trascorsa insieme in un club, anche Nathan si rende conto che ciò che prova per Andrew va ben oltre la semplice amicizia per un vicino di casa.
Quando la moglie di Andrew chiede il divorzio, le vite dei due uomini precipitano nel caos. Iniziano le discussioni sulle responsabilità nei confronti delle mogli e dei figli, dubitano dei loro sentimenti e del loro rapporto e alcune sconvolgenti bugie li separano inevitabilmente… ma nessuno dei due riesce mai a smettere di pensare all’altro.

Il pensiero di Amarilli73
Dopo Morning report/Rapporto Mattutino (che mi era piaciuto parecchio e di cui trovate la mia recensione QUI), la lettura di questa nuova opera di Sue Brown non mi ha convinto.

Mi scuso in anticipo se questa sembrerà parecchio una recensione “di pancia” anziché squisitamente letteraria, ed in effetti ho rimuginato a lungo prima di buttare giù le mie riflessioni. Preciso anche che ho dato un punteggio basso ma non nullo, perché sono dell’idea che se un libro riesce comunque a smuoverti dentro qualcosa non è da buttare, anzi, ha una sua certa dignità comunicativa. 

A parte lo stile narrativo non eccelso (ritmo lento, insistenza sulle descrizioni di mille inutili azioni quotidiane che tutti i personaggi compiono - lui scese nello scantinato, lui tornò su, lui prese il pacco da sei birre – ecco, per inciso, sembra veramente che negli Usa le donne inizino a bere per disperazione alle due del pomeriggio mentre il massimo della vita per i maschi adulti sia chiudersi in garage a ubriacarsi…), è la trama in sé e il conseguente messaggio che mi sono andati di traverso. 

C’è un primo padre di famiglia, anzi un “forzato” padre di famiglia (visto che è stato costretto al matrimonio causa figlio in arrivo) che conosce il nuovo vicino di casa ed è come se vedesse “il sole, la luna e le selle impacchettati per Natale”. Fin qui tutto bene. Siccome Andrew è consapevolmente gay (la moglie sa e comprende, anche se il resto del mondo è all’oscuro), nulla di ridire sul suo colpo di fulmine.
Non è invece ben chiaro perché il vicino di casa, che fino a cinque secondi prima era un orgoglioso e FELICE marito e neopadre, diviene d’un tratto un uomo pieno di dubbi sulla sua sessualità e con irrefrenabili istinti di repulsione per la sua (sinora) tranquilla vita matrimoniale. 
Questo passaggio dal bianco al nero è inverosimile, o comunque troppo repentino, ed infatti da questo sviluppo arrivano guai, lacrime, e sofferenza, tanta sofferenza non solo per i due uomini ma per tutti quelli che stanno intorno.

Il primo aspetto spinoso del romanzo è l’accettazione, direi quasi l’esaltazione della promiscuità sessuale che si percepisce tra le righe. Ora, questo è uno dei pregiudizi che maggiormente affligge le unioni gay e anche uno dei maggiori ostacoli al riconoscimento del loro diritto alla paternità, perché si critica l’instabilità e una certa irresponsabilità/immaturità delle relazioni (non è il mio pensiero – riporto quanto emerge più di frequente nelle discussioni a cui mi è capitato di partecipare). 
Ebbene, sia Nathan che Andrew vengono dipinti come due tizi sovraccarichi di ormoni che una volta al mese devono andare in qualche omo-club a sgroppare con il primo che capita. Non importa il nome, basta che il tizio abbia una certa corporatura o abbia i capelli di un certo colore, e chissenefrega delle condizioni igieniche del tizio e del locale (e se in “Morning Report” le scene di sesso erano roventi ma mai volgari, qui le ho trovate brutte, ma proprio brutte. L’unico aggettivo che mi viene in mente è …tristi).
Anche quando Andrew, dopo tanto lottare, finalmente si “sposa” con il suo compagno, che fa? Incontra di nuovo Nathan, con il consenso del marito, e gli spiega tranquillamente che ogni tanto si concedono cavalcate con partner diversi perché tanto la loro non è una “relazione esclusiva”! (???? Ma allora perché tutte queste paranoie sul matrimonio con tanto di festone con i parenti?)

Se mi metto nei panni di uno che legge per la prima volta un romanzo di questo genere penso che qui, senza essere ipocriti, si ricava la sgradevole impressione che veramente (perdonate la volgarità) per certe persone, al buio, un buco vale l’altro.
Ma è nel rapporto con i figli e le due (sfortunate) mogli che i due danno il peggio di sé. 
Dapprima è tutto un insistere sui bambini (ah, cosa non farei per loro) ma – stringi stringi – alla fine il cruccio di entrambi è la ricerca della loro felicità (sessuale) ad ogni costo. Per carità, questo è tipico anche di molti eterosessuali – uomini e donne – ma è particolarmente fastidioso che tutti nel romanzo si diano un gran da fare a sottolineare il “diritto” di Andrew e Nathan di realizzare la propria vita NONOSTANTE siano due adulti consapevoli che hanno comunque messo in piedi una baracca familiare e abbiano delle responsabilità verso qualcuno che non ha chiesto loro di venire al mondo. 
C’è un passaggio che mi ha fatto particolarmente arrabbiare. Nathan discute con il suo migliore amico la possibilità di piantare moglie e figli per coronare il suo sogno d’amore, ma ha una (corretta?) esitazione: “I bambini…” e l’amico saggio, serafico, gli ribatte: “Quando smetterai di usarli come scusa?”

EH? Ribadisco, eh? Ma è il contrario!! 

Una volta che sei diventato genitore, devono essere i bambini e non la tua “realizzazione” lo scopo primario della tua vita. E non puoi arrogarti il diritto, solo perché le tue palpitazioni vanno a una nuova persona e non più al precedente coniuge, di passare come uno schiacciasassi sui sentimenti altrui…

Nel libro, tanto per dare un contentino, la felicità dei due si incrocia, guarda caso, con la provvidenziale comparsa in scena di due ulteriori maschi etero che si sobbarcano mogli e figli altrui, ma quanto spesso nella realtà gli egoismi di tanti Nathaniel ed Andrew si lasciano dietro famiglie distrutte e figli che crescono male? 

Alla fine, non si salva nessuno. A parte le ex-mogli che, se non sono giustamente comprensive, sono delle megere solo perché cercano di tenersi stretto il marito, pure le madri dei due lasciano allibiti. Se una è una donna crudele che ha usato la cinghia per cancellare la “malattia”, l’altra spinge allegramente il figlio a lasciare mogli e due bimbini (in tenerissima età) per “rifarsi una vita” (di nuovo lo stesso concetto: la felicità del singolo viene al di sopra di tutto), perché tanto lo aiuterà a mantenerli??? 
Ottimo consiglio, davvero. Si va dal modello nonna crudele a nonna debosciata.

Insomma, se proprio in questo periodo molti (e mi autoincludo) stanno portando avanti una sincera battaglia di idee per far accettare le unioni gay e il concetto che anche chi non è eterosessuale possa essere un ottimo genitore, questo libro a mio parere rischia di far più danni che altro. 
Amarilli73

3 commenti:

  1. Recensione molto interessante e scritta benissimo, complimenti! Cercavo lumi su questo titolo, del cui acquisto ero tentata dopo aver letto la trama, ma mi sa che ripiegherò su qualcos'altro. Io sono molto sensibile al tema dei diritti civili per le persone omosessuali e sono d'accordo con te che certi atteggiamenti, se esacerbati, fanno più danni che altro - mi riferisco soprattutto all'eccessiva promiscuità sessuale che sembra caratterizzare i due protagonisti. Comunque ci sono altre cose che mi fanno storcere il naso, e percio'... Mi tiro indietro. ^^

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    1. Grazie per i complimenti! Come avevo premesso, è stata una recensione di "pancia" e in molti non hanno gradito. Ma a distanza di tempo questa continua ad essere la mia opinione. Grazie per averci letto e per averci lasciato il tuo commento.

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    2. Beh, non è che uno deve per forza scrivere una recensione che compiaccia tutti! Voglio dire, se il libro non ti è piaciuto non vedo perché avresti dovuto sostenere il contrario... E se qualcuno te l'ha fatto pesare, vuol dire che non ha ben chiaro il concetto di "libertà di espressione". Lasciarli perdere! ;)

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