Pensieri e riflessioni su "La schiuma dei giorni" di Boris Vian

Titolo: La schiuma dei giorni
Autore: Boris Vian
Editore: Marcos y Marcos
Collana: Gli Alianti
ISBN: 8871680715
ISBN-13: 9788871680712
Pagine: 268

Sinossi: 
Colin è un giovane parigino ricco e annoiato. Passa il tempo dedicandosi a ricette inverosimili, strimpellando bizzarri strumenti di sua invenzione, bighellonando con Chick - il suo migliore amico - un ingegnere spiantato e sperperone che ha uno strano pallino: collezionare le opere di Jean-Sol Partre. Poi, nella vita del signorino entra, in modo esplosivo, l'amore. L'incontro con la bella Chloé è un colpo di fulmine: decidono di sposarsi nel giro di pochi giorni. Al ritorno dal viaggio di nozze, Chloè si ammala. Nei suoi polmoni si annida un male terribile, fatica a respirare. Mentre il tempo va sempre più veloce, e l'appartamento dove vivono, inizialmente di dimensioni faraoniche, si fa sempre più stretto... 

Il pensiero di Annachiara:
Mi riesce molto difficile scrivere dei pensieri su questo libro perché, pur essendo universalmente ritenuto un capolavoro, a me non è piaciuto affatto. 
Cercherò quindi, per quanto mi è possibile, di essere obbiettiva e di spiegare le mie ragioni, cercando comunque di mettere in luce anche i pregi di questo romanzo, che pure esistono.

La schiuma dei giorni è un romanzo di Boris Vian. Quando venne pubblicato in Francia per la prima volta, nel 1947, non riscosse alcun successo e fu solo nei decenni successivi che l’opera venne rivalutata fino ad essere elevata al rango di capolavoro. In Italia è ora edito dalla Marcos y Marcos.

“Solo due cose contano: l'amore, in tutte le sue forme, con ragazze carine e la musica di New Orleans o di Duke Ellington. Il resto sarebbe meglio che sparisse, perché il resto è brutto, e la dimostrazione contenuta nelle poche pagine seguenti deriva tutta la sua forza da un unico fatto: la storia è interamente vera, perché io me la sono inventata da capo a piedi.”

La storia è tanto semplice quanto triste: Colin, giovane parigino ricco e annoiato, incontra Chloè e se ne innamora all’istante. Nel giro di pochi giorni dal loro primo incontro decidono di sposarsi con una fastosa cerimonia, ma al ritorno dal viaggio di nozze Chloè si ammala, ha una ninfea nei polmoni, e per curarla Colin sarà costretto a spendere tutto il suo patrimonio. Ad accompagnare la tragica vicenda troviamo la casa di Colin che, mentre la malattia e la povertà avanzano, si fa sempre più angusta e più buia diventando irriconoscibile, fino a collassare completamente su se stessa.

Intorno alla storia principale ruota quella di Chick, migliore amico di Colin e gran collezionista delle opere di Jean-Sol Partre, hobby che lo porterà alla follia, e della sua ragazza, Alise.

Tutta la storia è ambientata in un universo surreale e assurdo che solo apparentemente assomiglia al nostro mondo ma che, pagina dopo pagina, mostra tutte le sue stranezze e peculiarità, lasciando ogni volta il lettore a bocca aperta. Muri e vetri che vivono di vita propria, mansioni lavorative assurde e figure pubbliche inquietanti pullulano le pagine di questo sogno che si trasforma rapidamente in incubo.

Lo stile di Boris Vian, particolare anch’esso e soprattutto molto delicato, accompagna con dolcezza la narrazione, valorizzando in qualche modo sia l’ambientazione che la storia e dando risalto in maniera lieve ai sentimenti e ai pensieri dei personaggi. 

Purtroppo, leggerlo in italiano non è come leggerlo in francese e molti giochi di parole vanno persi irrimediabilmente, ma bisogna qui applaudire il traduttore per l’ottimo lavoro svolto: tutto ciò che non è stato possibile tradurre è riportato con note a piè pagina ed abbiamo comunque la possibilità di conoscere il significato originale delle battute intraducibili o di quelle che hanno dovuto essere modificate per esigenze semantiche.

Tra le cose che ho più apprezzato vi è la metafora della casa che si restringe per indicare il collasso umano e monetario del suo padrone e protagonista e il capitolo dedicato alla conferenza di Jean-Sol Partre, che è spassosissimo e piacerà anche di più a chi ha anche solo un po’ di dimestichezza con l’esistenzialismo francese.

Ciò che invece non mi è piaciuto è stato il precipitare in tragedia della vicenda: dapprima lentamente, poi sempre più veloce, la storia assume tinte fosche e gli sprazzi di macabro, presenti con nonchalance fin dall’inizio, si fanno sempre più frequenti e in qualche modo “disturbanti” (non che ci sia scritto niente di impressionante, ma io mi turbo con poco!). 

Considerando la vicenda nel suo complesso, ho trovato il finale senza senso e inutilmente crudele, disturbante. Mi ha lasciato addosso una brutta sensazione, probabilmente voluta ma pur sempre brutta.

Io ho anche sentito poca affinità con pressoché tutta la narrazione: non mi sono emozionata per ciò che accadeva ai personaggi, né mi sono lasciata incantare dalle descrizioni, che sono però molto curate e sorprendenti. Nonostante mi sia più volte venuto il dubbio che il mio scarso coinvolgimento fosse dovuto ad una conoscenza superficiale del periodo e dell’ambiente in cui l’opera è stata scritta, conoscenza che mi avrebbe aiutato non solo ad apprezzare ma anche a comprendere meglio quanto letto, ho alla fine concluso che è stato più che altro un problema mio, di scarso coinvolgimento nei confronti di una scrittura e una narrazione molto particolari e perciò impossibili da apprezzare per tutti.

Per concludere, mi sento comunque di consigliare quest’opera. È un libro particolare, delicato, triste, un libro che si può amare o odiare e, anche se io l’ho odiato, non è detto che voi non possiate amarlo.

Segnalo inoltre che quest’anno dovrebbe uscire un nuovo adattamento cinematografico del romanzo (in Francia è già uscito lo scorso Aprile), diretto da Michel Gondry, il visionario regista di Se mi lasci ti cancello, ed interpretato da Audrey Tautou e Romain Duris.
Annachiara

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