Intervista a Luca Bianchini, autore di "Io che amo solo te"
Vi ricordate la mia recensione al romanzo di Luca Bianchini, "Io che amo solo te"?
QUI potete rinfrescarvi la memoria.
Bene, oggi abbiamo ospite sul Blog proprio lui che si è sottoposto pazientemente alle mie domande.
Ecco qui.
Ciao Luca, grazie per la disponibilità e benvenuto nel nostro piccolo salotto virtuale.
Prima di iniziare volevo ringraziarti per le emozioni che mi hai regalato con il tuo bellissimo romanzo: indimenticabile.
Ti va di presentarti ai nostri lettori? Chi è Luca Bianchini?
Un ragazzo che ha ancora voglia di mettersi in gioco e che non ha più paura dei giudizi altrui.
Ho letto nei ringraziamenti del romanzo che hai tratto ispirazione per la tua storia da un matrimonio vero e dai tanti racconti che amici pugliesi, grazie alla loro ospitalità, ti hanno regalato. Ci vuoi dire qualcosa di più?
E' stato bellissimo ritrovarsi magicamente invitato a un matrimonio senza averne "diritto", se non l'ambizione letteraria. Questo però ha permesso a tutti i lettori di potersi "imbucare" al mio. Non potrò mai dimenticare il commento di un'invitata che, sollecitata da me a dire cosa ne pensasse della festa, mi ha risposto: "Mi aspettavo più eleganza, più nero". In quella frase sincera ho capito molte cose.
Hai un aneddoto o una curiosità relativi al periodo della stesura del romanzo?
Ogni volta che uscivo dalla mia casetta di Polignano - dove scrivevo - per prendere una boccata d'aria, tornavo come minimo due ore dopo, perché tutti mi offrivano un caffè, un aperitivo, un panzerottino, un pezzo di focaccia alla Checco Zalone... Tornavo sempre a casa pieno di sensi di colpa!
Io mi sono affezionata moltissimo a tutti i personaggi. Ti confesso che Orlando è quello che mi ha fatto più tenerezza. Ce ne è uno in particolare a cui tu sei più legato?
Ho un debole per Nancy, la diciassettenne che deve perdere 5 chili e la verginità. La tratto un po' male, un paio di volte, ma solo perché vorrei avere i suoi anni. Quando canta in chiesa Yes Jesus Loves me è uno dei miei momenti preferiti.
Quale personaggio invece ti ha dato più soddisfazioni?
Pascal, il truccatore che decide tutto. Nella prima stesura aveva un ruolo un po' marginale... poi ho capito che quel personaggio era una bomba di simpatia, ed è uno dei miei preferiti. Lui e il suo terrorismo nei confronti della sposa e degli invitati mi hanno tirato su di morale mentre scrivevo.
E quale il più difficile da caratterizzare?
Don Mimì, perché era un attimo e diventava lo stereotipo dell'uomo del sud tutto d'un pezzo. Invece è pieno di sfumature e non ha paura di piangere.
Hai voluto trasmettere una morale o una sorta di insegnamento con questo libro?
Mai. E' una cosa che non farò mai. Io inseguo le storie, se le storie hanno un messaggio lo capiranno i lettori, ma io non ho nulla da insegnare né cerco insegnamenti quando leggo un libro. Semmai un po' di conforto.
Hai altri progetti letterari in cantiere?
Mi sono venute in mente due storie che vorrei raccontare prima o poi, molto diverse tra loro. Non so come facciano gli scrittori seriali a non annoiarsi a scrivere sempre degli stessi personaggi.
A chi hai dedicato "Io che amo solo te"?
A tutti gli amici pugliesi che mi hanno aiutato in questo viaggio. E sono tanti, sparsi da Polignano a Lecce. La Puglia, se ti vuole bene, ti dà tutto e non puoi non esserle grato.
Partiamo dal presupposto che il tuo scritto possa essere utilizzato per farne un film. Quale colonna sonora sceglieresti per il finale e perché?
Mi piacerebbe riascoltare la canzone che dà il titolo al libro, magari nella versione che Giuliano Sangiorgi ha cantato alla mia presentazione romana. Non credo ci sia bisogno che spieghi perché.
Qual è il tuo punto di vista nei confronti del matrimonio?
Penso sia una scelta coraggiosa, ed è bello sapere che ci sono persone che hanno ancora il coraggio di prendersi certe responsabilità.
Ed ora, visto che ti ho rubato già tanto tempo, la domanda di rito che ultimamente pongo a tutti gli autori che passano dal nostro salottino: ereader o cartaceo? Cosa preferisci?
Cartaceo, per ora cartaceo. Sono lento nei cambiamenti, e poi non sopporto di non vedere cosa legge una persona. E soprattutto come farei con le dediche?
Vuoi lasciare anche tu un saluto speciale per i lettori?
Che vi devo dire? Senza di voi le mie parole resterebbero vuote e senza occhi.
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