Pensieri e riflessioni su "Il cielo color melograno" di Louise S. Black

Titolo: Il cielo color melograno
Autore: Louise S. Black
Editore: 66th and 2nd
Collana: Bazar
ISBN:  8896538335
ISBN-13:  9788896538333
Pagine: 272

Sinossi: 
Layla è una ragazza iraniana di ventiquattro anni che sogna di andare a vivere a Londra insieme alla cugina Roxana, proprietaria di una pasticceria specializzata in prelibatezze persiane. La sua Teheran è schiacciata dal pugno di ferro del regime degli ayatollah. Poche le opportunità concesse alle donne, costrette a indossare il velo nei luoghi pubblici e a seguire il volere della famiglia nella vita privata. Ma Layla, indipendente e istruita, rifiuta di sottomettersi alla morale pubblica come alle continue proposte di matrimonio offerte dalla madre. Grazie a un incontro fortuito, conosce Keyvan, pittore misterioso, e con lui inizia una relazione clandestina che viola tutte le regole della società a cui appartiene. Alla morte improvvisa dello zio, un giornalista dissidente, antichi segreti e nuove, sconcertanti rivelazioni fanno vacillare in Layla le certezze più radicate. Con una struttura narrativa a flashback, l'esordiente Louise Soraya Black ripercorre trent'anni di storia dell'Iran, presentando un ritratto garbato dei legami familiari e delle tensioni sociali di un paese pieno di ricchezza e contraddizioni. 

Il pensiero di Annachiara:

Il cielo color melograno è il primo, e per ora unico, libro di Louise Soraya Black, pubblicato in Italia lo scorso anno, dalla casa editrice 66th and 2nd.

Layla, la  protagonista, è una ragazza proveniente da una famiglia facoltosa; emancipata e autonoma, si divide tra il lavoro da insegnante e la storia clandestina con Keyvan, un giovane pittore conosciuto ad un corso. Quando, improvvisamente, lo zio a cui era molto legata muore d’infarto e tutta la famiglia si trova di nuovo riunita in Iran, Layla sarà costretta a prendere delle decisioni importanti sul proprio futuro.

Si dice spesso che leggere sia anche un modo per conoscere nuovi mondi e nuove culture che difficilmente potranno essere scoperte direttamente ed è senza dubbio il caso di questo libro.
 Un libro ambientato nella parte più ricca di Teheran, dove l’alta società, in un Iran post-rivoluzionario,  cerca di vivere normalmente ma è comunque costretta a fare i conti con la nera ombra del regime.
Il punto di forza di questo romanzo è certamente la descrizione, non pedante ma precisa, della vita in Iran. L’autrice infatti, iraniana per parte di padre, ha saputo gestire con molta disinvoltura l’ambientazione che, a noi occidentali, pare molto particolare. Se da un lato, infatti, soddisfa la nostra curiosità sui modi di vivere, di pensare, di vestirsi e perfino di mangiare, dall’altro non indugia più del necessario in queste descrizioni, non permette all’ambientazione di usurpare il ruolo ai personaggi e alla storia.
Man mano che ci addentriamo sempre più nella vita di Layla, e in quelle delle sue zie e delle sue cugine, guadagniamo anche nuova conoscenza sul loro paese: le feste clandestine, la corruzione, l’idea che le famiglie, anche quelle non favorevoli al regime, hanno delle ragazze e di ciò che devono fare nella vita; gli approcci sentimentali che qualche volta possono costare molto cari e nonostante tutto la normalità dello scorrere della vita: i pranzi in famiglia, le villeggiature in montagna, i pettegolezzi sussurrati a mezza voce. E ancora i ricordi di vite passate, dello Scià, la complessità dei matrimoni, sia che siano combinati sia che siano d’amore, e l’impossibilità, per una donna, di tirarsene fuori senza conseguenze. Questo, e molto altro ancora, è narrato in queste pagine.
Posso dire, sotto questo aspetto, di essere rimasta completamente soddisfatta. Si riesce, leggendo un semplice romanzo, a farsi un’idea complessiva, per quanto non precisa, della situazione sociale di un paese sempre più chiacchierato ma ancora troppo misterioso.

Purtroppo, questo è anche l’unico punto di forza del libro. Se spogliassimo la storia della sua ambientazione e la spostassimo da qualche altra parte rimarrebbe ben poco da lodare.
L’autrice ha uno stile acerbo, non in grado di conquistare il lettore né di trasmettere i sentimenti dei personaggi. Tutto ciò che capita viene in qualche modo appiattito da questa mancanza di emozioni e niente ci colpisce davvero: non la morte dello zio tanto amato, non la passione bruciante per Keyvan, niente.
La trama poi, risulta quasi più debole della scrittura: per due terzi buoni del libro non accade quasi nulla, poi tutto inizia a precipitare e si hanno diversi colpi di scena uno dopo l’altro, in un modo che a me ha ricordato la chiusura di uno spettacolo di fuochi d’artificio: quando iniziano ad esplodere tutti insieme ci si accorge che ci si sta avvicinando alla fine.  Peraltro, si tratta di colpi di scena abbastanza banali e che ricordano quasi una soap-opera, qualcosa insomma che non si vorrebbe leggere in un bel libro.
Con i personaggi va un po’ meglio: mi sono sembrati ben delineati e ciascuno con una personalità propria, ma, considerati tutti gli altri difetti, aver costruito dei buoni personaggi è servito a poco.

In conclusione mi sento di consigliare la lettura di questo libro perché permette, è proprio il caso di dirlo, di viaggiare con la fantasia e non è in alcun modo pesante. La storia non è di quelle indimenticabili, ma rimane pur sempre una lettura piacevole e istruttiva.
Annachiara


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