Pensieri e riflessioni su "Le parole del nostro destino" di Beatriz Williams

Titolo: Le parole del nostro destino
Autore: Beatriz Williams
Editore: Nord
Collana: Narrativa Nord
Data di Pubblicazione: 6 settembre 2012
ISBN: 8842920789
ISBN-13: 9788842920786
Pagine: 468

Amiens, Francia, 1916. Incurante della pioggia battente, una donna è in attesa fuori della cattedrale. Tra i fedeli raccolti in preghiera, c’è il capitano Julian Ashford, l’uomo per cui lei ha sacrificato ogni cosa e che tuttavia non rivedrà mai più. Quando tornerà in trincea, Julian morirà. Ma lei è lì per riscrivere il loro destino. Il nome della donna è Kate… 


New York, oggi. Incurante del gelo, una donna è in attesa davanti alla porta di Julian Laurence: sebbene sia la vigilia di Natale, deve consegnargli dei documenti urgentissimi. I due si sono conosciuti il giorno precedente, eppure, quando lei entra in casa, lui si comporta come se l’aspettasse da sempre, come se l’amasse da sempre. Ricambiare quell’amore le sarà facile: Julian è uno degli uomini più ricchi e affascinanti di Manhattan, è romantico, appassionato, intenso. Per qualche mese, la vita diventa un sogno da cui non ci si vorrebbe svegliare mai più... Ma poi, dal nulla, spunta un libro: la biografia di Julian Ashford, un prezioso volume corredato di foto e di lettere scritte dal celebre poeta-soldato durante la prima guerra mondiale. La donna non ha dubbi: la calligrafia elegante e ordinata, gli occhi gentili, il volto che s’intravede sotto il berretto sono del suo Julian. E quel libro sta per segnare il loro destino. Il nome della donna è Kate…

Il pensiero di Amarilli 73:
Prima riflessione: se dovessi giudicare questo libro limitandomi alle prime duecento pagine, non potrei dire che non mi è piaciuto. Anzi. Il primo capitolo, ambientato ad Amiens, Francia, nel marzo 1916, poco prima della grande battaglia della Somme, con l’apparire del capitano Julian Laurence Spencer Ashford e di questa donna bella e spaventata, Kate - che lo vorrebbe abbracciare ma non può, perché lui non la conosce (ancora) - mi ha letteralmente STREGATO

E poi la trama, con i continui salti temporali tra il 1916 e la New York dei nostri giorni ha continuato a conquistarmi, man mano che cresceva la storia e l’amore tra Kate, ambiziosa ma simpatica analista finanziaria di origini modeste, e il miliardario-finanziere Julian Laurence, bello, colto e riservato. E man mano che la lettura proseguiva, si allungavano le ombre del mistero, e si raccoglievano gli indizi disseminati qua e là, per poter capire il legame tra Kate e Julian e l’altra coppia, che pure stava facendo la propria conoscenza, ma nel passato. 

Julian è senza dubbio un tipo che si ricorda, e a cui ci si affeziona: è pur vero che ultimamente c’è una lista infinita di miliardari bellissimi, coraggiosi e di nobili sentimenti che incantano le nostre eroine letterarie, però lui è davvero il miliardario della porta accanto (pure con Maserati rombante), che tutte vorremmo incontrare. Come potrebbe Kate non innamorarsene? 

Non mi aveva permesso di nascondermi sotto le lenzuola, niente occhi chiusi, nessuna difesa. Mi era sembrato di precipitare in un abisso insondabile, pienamente fiduciosa che mi avrebbe afferrato in tempo; una vulnerabilità squisita, lancinante, resa sopportabile solo dalla certezza che anche lui provava la stessa vertigine. 

Poi, però, da circa metà libro, mi è sembrato che l’autrice (pur scrivendo bene) si sia persa per strada, allungando inutilmente la storia, subissandomi di momenti felici tra i due, e ancora momenti felici, e, oh, di nuovo un altro momento d’amore, ecc. Per carità, Julian rimane sempre adorabile, tuttavia troppa felicità stanca, e diventa un po’ stucchevole. 
Specie se Kate comincia a divenire irrequieta, a fare scelte avventate, e si trasforma in una tipa senza pace che rischia di rovinare tutto con le proprie mani (nonostante Julian la rassicuri e le chieda di fidarsi di lui, e le abbia dato ogni motivo per farlo). Insomma, non nascondo che in certi momenti l’avrei presa a schiaffoni, e le avrei detto: ragazza mia, ma non puoi limitarti ad essere felice? Ci vuole così tanto? 

Non appena apriva la porta la luce della sua presenza inondava la casa, il dolore sordo della sua assenza svaniva, e il mio corpo dimezzato tornava intero. “Eccoti, amore”, sorrideva, tendendo le braccia per sollevarmi da terra, baciarmi con passione o trascinarmi in un valzer per la stanza. 

Per cui ho continuato a leggere, ma con il terrore che la tegolata del destino fosse in agguato. 
Non voglio rivelare nulla, né sciogliere il mistero, ma confesso che la parte finale mi ha un po’ indispettita: molte cose non vengono spiegate, molte spiegazioni risultano inverosimili, e si chiude il libro con la sensazione che, dopo tante aspettative, il capitano Ashford-occhi blu meritasse un trattamento migliore. Perlomeno un commiato più degno di un eroe: dal sangue delle trincee alle spiagge dorate delle isole Cook? 

Seconda riflessione: avrei tanto voluto che l’autrice avesse pubblicato per intero la poesia scritta nel 1916 dal capitano Julian. Nel libro troviamo varie strofe (tutte bellissime), citate e disseminate qua e là, ma ci viene impedito di coglierne la bellezza integrale. Vi lascio solo un assaggio: 
In quest'ora oscura 
una visione custodisce la mia fede. 
Il suo cuore, oltremare, 
più forte del mio, sconfigge l'eternità. 

Ultima riflessione: so di accalorarmi per una causa persa, ma non riesco proprio a capire la mania tutta nostrana di storpiare o cambiare del tutto i titoli stranieri per l’edizione italiana. 
Prendete questo libro, in originale “Overseas” e rimasto tale in tante edizioni e nelle lingue più disparate. Da noi poteva perfettamente essere tradotto con Oltremare, che oltretutto è la poesia di Julian e che dava un senso più compiuto al romanzo. Invece no: ecco “Le parole del nostro destino”. Per carità poetico, ma che c’entra? Anche il titolo è a suo modo un’impronta dell’autore, un suo lascito da condividere. Se lo cancelliamo, mi sembra quasi che gli venga fatto un torto, e per di più ingiustificato. 

Come avrete capito, è un romanzo caldamente consigliato per tutte le inguaribili romantiche: 
Quello che sei stato non ha importanza. E’ la tua essenza a contare per me. Ciò che ti rende quello che sei, cioè l’uomo che adoro. 
Il resto sono solo dettagli.
Amarilli 73

3 commenti:

  1. Io sono un'inguaribile romantica!! :D infatti questo libro è in coda per la lettura.. ;) però leggendo la tua recensione mi si è un po' svalutato.. mmmh.. :/

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  2. Condivido totalmente la questione della traduzione del titolo per l'edizione italiana. Spesso non ha proprio senso. E questo vale anche per i titoli dei film stranieri!

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