PENSIERI E RIFLESSIONI SU “SCHIAVA PER VENDETTA” di Ann Owen
Titolo: Schiava per vendetta
Autore: Ann Owen
Editore: self-published (Amazon)
Pagine: 460
ASIN: B00IMONOSQ
Edizione: febbraio 2013
Sinossi - Londra, 1851. Guy Spencer, quarto conte di Ashbourne, odia profondamente Jane Hartwell, la ragazza con la quale ha condiviso l’infanzia. E quando i problemi economici della famiglia Hartwell spingono Jane a chiedere il suo aiuto, Guy le propone un patto ignobile: lui salverà suo padre dalla prigione, in cambio lei diventerà la sua schiava sessuale per sei mesi.
Costretta a sottomettersi a ogni suo desiderio, in una sconvolgente alternanza di estasi e umiliazione, Jane si sente sempre più confusa.
È proprio odio quello che prova per il suo crudele padrone?
E Guy, perché si sta vendicando di lei? Cos’è accaduto tra loro anni prima, da spingerlo a cercare una tale scioccante rivalsa?
Il pensiero di Amarilli73
Prima di tutto, penso di aver capito chi si cela dietro Ann Owen (o almeno ho forti sospetti, visto che ad ogni pagina mi sembrava di sentir gridare un nome forte e chiaro…) e vorrei dire solo una cosa: se sei tu, e ritengo di aver ragione, chapeau.
Venendo al libro, rilevo che ultimamente sono rimasta delusa da certi titoli promossi con l’inserimento delle parole “sottomissione/padrone” nella trama, soltanto come specchietto per attirare lettori pruriginosi. Non è che io voglia a tutti costi storie crudeli (credo che, dopo aver letto ad esempio un classico come Histore d’O, ogni lettore risulti abbastanza vaccinato contro la rappresentazione di abiezioni e umiliazioni varie), ma la mia insoddisfazione principale deriva dal fatto che è raro che gli autori mantengano le premesse.
Mi spiego. Se all’inizio mi si mette in scena un protagonista virtualmente crudele, io chiedo coerenza nello sviluppo della storia. E poi mi aspetto che si dia un’anima a questo malvagio. Perché è troppo facile creare un personaggio astrattamente amorale di per sé, senza fornire spiegazioni. Non costa fatica. Invece se un autore tratteggia una creatura potenzialmente crudele e gli concede pensieri, emozioni, decisioni, allora sì che fa paura, perché non si può liquidare l’uomo nero semplicemente girando pagina, ma si deve fare i conti con il suo abisso, sporgendosi un poco sull’orlo per vedere e capire (e tutti sappiamo quando sia rischioso farlo).
Ebbene, Ann Owen è riuscita magnificamente a soddisfare la promessa insita in questo “Schiava per vendetta”, perché mi ha tenuta incollata, ammaliata, eccitata, per 426 pagine, conducendomi dentro l’anima di Guy: del bambino, dell’uomo, della maschera, del lato oscuro che brucia dentro di lui.
La candela, cadendo, si spense; rimasero al buio, con il rumore del vento che sbatteva contro le imposte. Guy si appoggiò alla sua schiena e, nel freddo della soffitta, Jane avvertì il suo calore oltre gli abiti, oltre la propria vestaglia e camicia da notte.
Cercò di urlare, ma la mano glielo rendeva impossibile, pesante e grande, togliendole il respiro, stretta contro le labbra e sotto le narici. Portò le mani su quella di Guy, ma non riuscì a spostarla. La testa le girò, il filo d’aria che passava le fece temere di svenire, no, Dio no, non doveva accadere!
Rispetto a Guy, la figura femminile principale viene annichilita, scompare, è solo una sagoma che serve a far risaltare la sua personalità in controluce, rendendo netto il contrasto tra l’ombra tormentata e chi lo circonda. Questo romanzo riesce a catturare l’esatto momento in cui la preda inizia a provare dipendenza (il fascino, lo subiva già da sempre) dal cacciatore, fino a trovare il proprio appagamento e la propria ragione di vita nell’essere preda (e quindi con un enorme potere nel farsi inseguire, che – purtroppo – la misera non capirà mai di avere e di poter sfruttare a suo favore…).
Il cuore nel petto di Jane batteva veloce. Dimentico di ogni cosa.
Con lentezza, Guy portò il capo sul suo ventre. Le diede un leggero bacio sull’ombelico. Jane, sognante, gli portò una mano alla testa, senza riaprire gli occhi. Lui le baciò il corpo risalendo verso di lei. La pelle. Il seno. Il collo. Arrivò con la bocca al suo orecchio, e lì si fermò, sfiorandola con le labbra umide di lei. «Benvenuta ad Ashbourne House» le mormorò rocamente.
Giudizio estremamente positivo, quindi.
Solo la lode si perde nel finale, da un lato perché, a mio parere, le carte di Stephen e dei Coltelli sono state giocate troppo velocemente, senza sviluppare tutte le loro potenzialità, e poi perché al posto di fragranze d’amore avrei preferito un’ultima incisiva nota di zolfo.
In questo caso, data la bravura dell’autrice, trenta pagine in più non avrebbero guastato, anzi.
Amarilli73 |
Eccolo, finalmente. :)
RispondiEliminaAttendevo questo tuo pensiero dal nostro scambio di mail. Ovviamente approvo, adoro le tue riflessioni e sono felice di condividere queste emozioni con te che come me (spero ce ne siano altre ma per ora ho trovato solo gente che si ferma al 'che schifo, che stronzo, poverina') hai capito e hai amato le tenebre di questo uomo.
alla prossima!
M.
Ciao Martina! Io continuo a trovare persone che amano questo libro e hanno colto in pieno le tenebre di quest'uomo...inutile dire che è un libro che si odia o sia adora...e noi lo ADORIAMO!!!!
EliminaA me ha ispirato tantissimo dalle presentazioni, e man mano che vedo commenti (anche quelli negativi) mi viene voglia di leggerlo, perchè il motivo per cui non piace di solito a me fa piacere. Non l'ho ancora letto solo perchè non è contemporaneo e io e gli storici di solito non andiamo d'accordo, ma penso che rimedierò, soprattutto dopo questa recensione, anche a me piacciono i personaggi "negativi"
RispondiEliminaChiara, facci sapere! Sinora tutti i lettori a cui l'ho consigliato, hanno apprezzato!
EliminaA me è piaciuto moltissimo, e sono curiosissima di sapere chi si cela dietro questo paeudonimo. Brava libro molto coraggioso e difficile da affrontare. Speriamo ci sia un seguito
RispondiEliminaCaterina, ciao! Pure a me piacerebbe un seguito! Ci sono ancora molti bei personaggi da sviluppare e molta carne al fuoco da gustare :)
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