INTERVISTA A FRANCESCO SANSONE, autore di "Io: nella gioia e nel dolore: Diario di un ragazzo in crescita"

Cari lettori, di recente abbiamo recensito nel blog il libro autobiografico di Francesco Sansone (Io: Nella Gioia e nel dolore: Diario di un ragazzo in crescita – potete leggere la mia opinione QUI).
Oggi vogliamo presentarvi Francesco Sansone attraverso questa breve intervista, che speriamo possa offrirvi un punto di vista personale e sentito su un tema che ci sta particolarmente a cuore, ovvero l’omosessualità e la condizione di disagio in cui vivono molti giovani che non riescono a comprendere se stessi e non riescono a farsi accettare dall’ambiente che li circonda.

Ringraziamo l’autore per la sua disponibilità a rispondere a tutte le nostre domande e per la sincerità che traspare da ogni risposta.

Ciao Francesco! Nella prefazione spieghi che uno dei tuoi scopi era quello “di permettere a quei ragazzi gay, che non hanno avuto modo di leggerlo, di scoprirlo e rendersi conto che le loro paure attuali, legate alla presa di coscienza della propria omosessualità, sono state proprie anche di altri ragazzi.” Ci sei riuscito? Hai avuto riscontri da altri ragazzi che si sono riconosciuti nelle tue avventure e si sono sentiti meno soli?
(F.S.) Sì e ne sono contento. Quando ci si mette in gioco come ho fatto io, sapere che l’obiettivo prefissato è stato raggiunto, riempie il cuore. Negli anni, sia con i libri che con i miei blog, ho ricevuto sempre diverse email di ringraziamento e se ancora oggi, pur tutte le difficoltà, continuo a portare avanti questo progetto atto ad aiutare tutti coloro che cercano informazioni sull’omosessualità nelle quali confrontarsi, è proprio per le bellissime parole che ho letto dai lettori.

Alla luce delle varie avventure che hai narrato nel libro, ci sono degli errori che forse non rifaresti? Ci sono delle esperienze che forse avresti potuto evitare, o non rinneghi niente di ciò che è accaduto?
(F.S.) No, assolutamente no. Rifarei tutto esattamente alla stessa maniera anche perché è grazie a tutte quelle esperienze se sono diventato ciò che sono oggi. Certo, a volte mi vergogno un po’ di alcune scelte prese, non lo nego, ma tutto sommato so che mi sono servite anche quelle per crescere e per capire che cosa fa per me e quali sono le persone giusto a cui affidarsi e di cui fidarsi. Sbagliando si impara, no? (sorride ndb).

Il ragazzo “in crescita” ora è cresciuto? Ti senti fuori dal tunnel dell’incertezza, hai trovato punti di riferimento nella tua vita? Sei sereno nell’ambiente in cui vivi e rispetto alla tua famiglia d’origine?
(F.S.) Se rispondessi, poi non leggeresti il seguito del libro che attualmente è in fase di scrittura (ride ndb). A parte gli scherzi, sì, sono cresciuto, ho un compagno da quasi nove anni e so chi sono. Per quanto riguarda la mia famiglia d’origine, non ho mai avuto problemi con loro se non quelli che ho descritto nel libro, ma erano altri tempi ed eravamo entrambi ancora acerbi. Avevamo bisogno di tempo per capire bene cosa significava essere omosessuali, io da un verso e loro dall’altro. Dopo averlo compreso, i rapporti sono ritornati a essere quelli di sempre. Non cambierei per nessun altro al mondo né i miei genitori né mio fratello né le mie sorelle. Loro, assieme a Giovanni, il mio compagno, riempiono parte del mio mondo e a me piace. 

Come ho sottolineato nella mia recensione, ho apprezzato il fatto che tu non abbia tralasciato anche aneddoti meno felici e un po’ più bui o che tu non abbia esitato a descrivere quando per te una relazione era solo fisica e quando invece per te era molto di più. Una delle accuse più frequenti mosse agli omosessuali è una certa tendenza alla promiscuità, fatto da cui deriverebbe un aumento delle malattie, un’instabilità affettiva, psichica e anche sociale. Si dice che i gay non possano pensare di formare una famiglia o di crescere un figlio, perché non sono in grado di stabilizzarsi con una persona. Tu che ne pensi? 
Ci puoi raccontare la tua esperienza da questo punto di vista, visto che il libro si ferma al periodo universitario?
(F.S.) Se nell’ambiente gay c’è una certa promiscuità non è di certo da attribuire all’orientamento sessuale, ma all’essere uomini. Non mi sembra che gli eterosessuali siano meno avvezzi ad avere relazioni ex coniugali o a concedersi qualche scappatina dalle proprie compagne o a cercarsi una scopata a sera se sono single. Quindi le stesse dinamiche che avvengono nel mondo etero avvengono anche in quello omosessuale, ma non si può generalizzare e dire che tutti facciano così. Sarebbe ridicolo. A me piace parlare al singolare perché è qui che si cela l’identità di una categoria. Storie d’amore ventennali senza alcun tradimento si riscontrano entrambe le sponde e anche se qualcuno cerca di negarlo, è la verità. Le malattie sessualmente trasmettibili, purtroppo, colpiscono sia etero che gay. Il desiderio di crearsi una famiglia è comune in entrambi. Siamo fin troppo uguali e quello che desideriamo, ossia lavoro, amore e salute, né è la dimostrazione.
Come ti dicevo vivo una relazione stabile da quasi nove anni e anche noi viviamo i problemi di tutti i giorni che potrebbero avere una coppia eterosessuale qualunque. Per il resto ho una quotidianità composta da impegni fuori casa, da pulizie di casa e da lavoro, tutto qui. Qualcosa mi dice che sia simile alla tua, sbaglio? (ride ndb)

Nei mesi scorsi abbiamo sentito e letto di numerosi episodi tristi, alcuni mortali, che hanno coinvolto adolescenti o giovani uomini pieni di dubbi sulla loro condizione sessuale/sentimentali, emarginati dai loro coetanei o addirittura allontanati dalla famiglia e dalle persone che avrebbero dovuto proteggerli. Ti è capitato di vivere sulla tua pelle episodi di discriminazione o anche solo disagio/freddezza dovuti al tuo modo di essere, quindi a un puro pregiudizio?
(F.S.) L’Italia benché si spacci per un Paese aperto, in realtà è sempre più uno Stato chiuso e bigotto governato da gente incapace di capire che le vere necessità non riguarda gli zeri sui loro onorari, bensì la tutela e i diritti di tutti i cittadini, gli stessi che hanno permesso loro di dormire, giocare e litigare nelle camere del Parlamento. 
Quando leggo di ragazzi di tredici, sedici o diciannove anni che si tolgono la vita perché stanchi delle continue mortificazioni e derisioni da parte dei loro coetanei e delle famiglie, provo dispiacere, rabbia a frustrazione.
Dispiacere perché sapere che una giovane vita è stata spezzata fa sempre male, rabbia perché la stupidità ha avuto ancora una volta la meglio, frustrazione perché ancora, nonostante tutti gli sforzi che facciamo, non siamo riusciti a garantire alle nuove generazioni di subire quello che hanno subito le precedenti.
Come sai dall’aver letto il libro, io sono stato tutto sommato fortunato; a parte certi epiteti pronunciati da qualche compagno stupido, non ho mai subito della vera discriminazione anche perché, una volta capito chi ero, non mi spaventava di certo la parola offensiva, anzi. 

Che consiglio ti sentiresti di dare ad un adolescente che si trovi in questa situazione e che non abbia la possibilità di raffrontarsi con esperienze simili, per esempio leggendo il tuo libro? 
E al contrario, cosa ti sentiresti di consigliare/insegnare a un genitore o a un adulto che si trovi a rapportarsi con un giovane ancora “in crescita”? 
(F.S.) Il consiglio che do sempre è quello di parlarne. Che sia un amico, un genitore, un fratello o una sorella, un professore o una professoressa, l’importante è non permettere che l’idiozia di qualcuno più impaurito abbia la meglio. Agli adulti, invece, consiglio sempre di imparare ad ascoltare quello che c’è dietro alla frase “sono gay”; di ascoltare la paura e il disagio del ragazzo e magari intraprendere un percorso assieme, abbattendo i propri pregiudizi.

Grazie ancora Francesco per le tue risposte! 
Alla fine, la continuo a rileggere e mi sembra davvero un’intervista bella e intensa. 
Cari lettori, spero che possa lasciarvi qualcosa dentro e possa aiutare a farvi un’idea di una tematica estremamente attuale, ma che troppo spesso si preferisce ignorare.
Amarilli73

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