PENSIERI E RIFLESSIONI SU “MATHIAS SHANE – SIGNORE DELLA MORTE” DI ALESSIO SCARNECCHIA

Titolo: MATHIAS SHANE - SIGNORE DELLA MORTE
Autore: Alessio Scarnecchia
Copertina flessibile: 296 pagine 
Editore: CreateSpace Independent Publishing Platform 
Uscita: 30 ottobre 2013
Collana: Mathias Shane Saga 
ISBN-10: 1493697145 
ISBN-13: 978-1493697144 

Sinossi - Chi era Mathias Shane, prima di entrare in un minimarket di Cinder River, California? 
Era un uomo comune, che viveva alla giornata. Una persona con molte, troppe sicurezze, su se stesso e sul piccolo mondo che lo circondava. Un Dio, adorato da giovani senza speranza, sbandati alla ricerca di un bicchiere di whisky e di una storia da raccontare. Era l'involucro affascinante di una mente sveglia, abbastanza astuta da sopravvivere fino a domani, senza curarsi un granché del futuro. Il Destino, quello con la D maiuscola, non lo preoccupava, perché la fine che attende qualsiasi uomo è sempre e soltanto una, e non ha importanza il modo in cui la raggiungi. 
Chi è Mathias Shane, ora? 
Mathias Shane ha incontrato il suo Destino, in quel minimarket. Un colpo di pistola.
Ha scoperto che la fine che attende qualsiasi uomo è soltanto l'inizio della storia. Cammina di fianco a un uomo appena conosciuto, il primo fra molti, e il suo compito è accompagnarlo verso una Scelta che nessuno può anticipare. 
Mathias Shane è stato ucciso, quella mattina nel minimarket, ed ora è un Signore della Morte.

Il pensiero di Amarilli73
Il tema del Limbo (la terra di mezzo dove le anime stanno sospese dopo la morte, in attesa che qualcuno o qualcosa decida dove farle giungere alla fine, salvate o in eterno dannate), ha sempre esercitato il suo fascino sulla letteratura e sul cinema, e anche questo romanzo ci fornisce una personalissima versione, dove le anime delle persone morte (ma ancora con un legame che le trattiene indietro), sono paragonate a Specchi che si spezzano violentemente e che devono essere ricomposti, prima di giungere alla meta definitiva, con il ricordo e la pazienza.
Ciascuna di questa anime ancora senza pace diviene allora un Errante, destinato a compiere la propria Scelta e ad essere aiutato e “traghettato” dal proprio Signore della Morte.

Ascoltando le storie degli altri ospiti del Limbo, ho compreso che, più della morte violenta, ciò che ci accomuna è la sensazione di aver dimenticato qualcosa di irrisolto nella nostra vita. Non sempre è una perdita ovvia, qualcuno lasciato indietro che ora piange la nostra scomparsa, per esempio. Il più delle volte è qualcosa di intimo, strettamente personale che noi non riusciamo a definire. Io per primo, maledizione.

Come una sorta di novello Caronte (o come lo steward di un volo infernale, verso la meta dell’anima che deve accompagnare), Mathias Shane attraversa il Limbo, cercando di carpirne i segreti, perché è stato messo in un posto e gli è stato assegnato un ruolo, ma nessuno gli ha fornito prima il libretto di istruzioni.
Il suo viaggio si può compiere solo attraverso i frammenti dei ricordi delle anime e dei Signori della Morte che lo affiancano o lo sfidano, sino a ricomporre lo specchio che anche per lui si è infranto e sino a ritornare (forse) all’inizio ma non alla fine del viaggio.
Perché questo, comunque, è il primo romanzo di una saga.

Nonostante questo, nessun amore può rimanere immutato per sempre, immacolato e senza crepe. E’ come questa neve. Una mattina ti svegli, prima ancora che il sole abbia superato del tutto il profilo delle case nella città, e vedi una meravigliosa distesa bianchissima, che riflette la luce e ovatta i rumori rendendo tutto silenzioso e magico. Poi vedi un bambino che ci corre sopra, e i suoi piccoli passi ravvicinati formano un percorso grigio e bagnato, dove prima c’era solo una distesa purissima.
In una storia d’amore succede la stessa cosa. Tutto è perfetto e candido all’inizio, ma prima o poi una macchia, piccola o grande che sia, lo sporca irrimediabilmente. La lavi, sì, ma non torna mai come prima. A volte è un’inezia, a volte è qualcosa di lacerante, distruttivo. 
Un dannatissimo spazzaneve.

Sebbene “MATHIAS SHANE – SIGNORE DELLA MORTE” sia un romanzo self-published (e i lettori di questo Blog ben sanno le perplessità che ultimamente certe opere ci hanno suscitato, a partire dalla mancanza di editing), posso invece affermare tranquillamente che questo SE mi ha convinto.

Scarnecchia è ricco di idee e di spunti e ha uno stile maturo, denso di metafore, che talora possono forse rallentare in apparenza il ritmo narrativo, ma che poi si rivelano necessarie per meglio calarsi nella mente di Shane, e per capire le sue debolezze e certe sue reazioni. 
Soprattutto riesce a condurre con naturalezza il lettore dai momenti più evocativi e più tragici alle pause più leggere, tenendolo comunque sempre agganciato.
E se all’inizio ci sente un po’ spaesati, questo ci rende ancor più vicini a Shane, confuso come noi e come noi curioso di trovare le risposte.
In conclusione, una visione del Limbo non banale e comunque ben scritta.
Amarilli73

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