PENSIERI E RIFLESSIONI SU “IL CIMITERO DELLA COSCIENZA” di VERDIANA CLIO

Autore: Clio Verdiana
Titolo: Il cimitero della coscienza
Editore: Kimerik
Anno 2013
Pagine: 362 
ISBN: 978-88-6096-975-0
Prezzo: € 19,00

Sinossi - Un viaggio allucinante negli inferi di una coscienza divenuta oscura come un languido cimitero che inghiotte paurosamente tutto: nemici e ostacoli, veri e presunti; nel mondo di una donna molestata che vede crollare tutte le sue certezze interiori. Può il male deturpare l'anima umana fino a renderla nera e feroce come quella di un serial killer? Se il cuore umano non trova certezze e soluzioni alle quali aggrapparsi nel centro di un problema che appare inestricabile e terribile, che incide pesantemente nell'esistenza, allora può condurre la persona a mutare e percorrere pericolosamente le vie più spregiudicate: uccidere può essere talvolta l'unica possibile soluzione al problema; ma può anche diventare un'ossessione, una ragione per sopravvivere o riscattare la propria dignità offesa. Di molestia, infatti, si può non solo morire, di molestia si può giungere anche a perdere la ragione: il contatto con il male può essere fatale anche all'anima più candida. In questi casi solo l'amore può diventare l'unica e vera salvezza, un rifugio sicuro contro le brutture della vita.

Il pensiero di Amarilli73

“Il male è una forza che attira irresistibilmente l’uomo. Se dal male sei sfiorato, stai molto attento, perché non ti sprofondi nell’abisso” (Anonimo, e incipit del romanzo)

Quante volte negli ultimi tempi abbiamo sentito le cronache raccontare di esistenze femminili trasformate in veri e propri incubi, a volte anche per anni, a causa della persecuzione di maschi non più amati o da subito respinti e incapaci di rassegnarsi a questo semplice dato di fatto?
Magari inizia con un ammiccamento sgradito, una finzione di corteggiamento (nella loro testa) e poi l’assenso non dato si trasforma in risentimento, l’allusione diventa rabbia e offesa personale, e lo stalker diventa un pericolo reale contro cui ci sono davvero poche armi di difesa.
C’è una legge, certo, e ci dovrebbero essere strumenti di prevenzione e poi sanzioni, ma alla fine siamo molti a non confidare troppo nella loro efficacia (gli stalker non fermati e non puniti per primi).
Chissà quante di queste donne-vittime hanno mai sognato, allora, di farsi giustizia da sola, di riequilibrare quella vita che altri stanno facendo deviare a loro piacimento. 

Gineisa Misaini è una di queste. Dopo anni di soprusi nel proprio ambiente lavorativo decide di passare dall’altra parte del muro, diventando una sorta di solitaria e anonima vendicatrice delle sue umiliazioni e di quelle di altre prima di lei. Ma anche questa non è una soluzione immune da conseguenze e l’iniziale rancore di Gineisa si sbilancia presto nell’ordinaria follia, dove prendono il sopravvento la sete di sangue (e l’inebriante sensazione di onnipotenza che ne deriva). 

“Il cimitero della coscienza” è la storia amara di un bisogno di rivalsa che purtroppo degenera, portando il terrore in un paese di provincia. Pur ispirato a ad alcuni fatti davvero accaduti, la trama rimane sospesa tra realismo e magia, anche perché Gineisa appartiene a una setta satanica e – quasi come un’eroina oscura – trova in Satana e nelle messe nere la fonte dei suoi superpoteri.

Verdiana Clio sembra non credere nel lieto fine, sia nella realtà che nella finzione, e difatti questa è una storia cruda e pessimista, senza vincitori né vinti, senza condannati (per la giustizia degli uomini) e senza personaggi davvero positivi (perché anche il povero commissario Cialinas, che tenta di indagare il male, in fondo è solo un uomo senza mezzi che non riesce a salvare chi gli sta intorno). Ma penso che questa possa essere una possibile chiave di lettura (almeno per me lo è stata): non un romanzo, ma una realtà romanzata su cui riflettere.
Amarilli73

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