PENSIERI E RIFLESSIONI SU “FREDDO COME IL GHIACCIO” DI ANNE STUART (ICE #2)

Titolo: Freddo come il ghiaccio
Autore: Anne Stuart
Editore: Leggereditore
Collana: Narrativa
ISBN: 8865085665
ISBN-13: 9788865085660
Pagine: 384
Serie: ICE #2

Trama - Geneviève Spencer, avvocatessa di Manhattan, aveva un disperato bisogno distaccare la spina. Solo un ultimo semplice lavoro – una breve sosta sullo stravagante yacht del miliardario Harry Van Dorn per fargli firmare delle scartoffie – e avrebbe raggiunto la giungla del Costa Rica per le meritate vacanze. Ma sotto la scorza del filantropo, Van Dorn nasconde un animo disturbato e violento, e Geneviève rischia di diventare la sua nuova vittima. Lo sa bene Peter Jensen, che veste i panni dell’assistente personale di Van Dorn, ma in realtà è un agente segreto con l’incarico di assicurarsi che il regno del terrore di Harry muoia con lui. Geneviève non aveva messo in conto di diventare un ostaggio su uno yacht dirottato, né tanto meno di sentirsi attratta da Peter.
Ora lui dovrà decidere se rischiare di far saltare la missione pur di salvare la ragazza, o lasciare che lei diventi un danno collaterale...

Il pensiero di Amarilli73

Era tanto che non le tornava in mente il termine “mellifluo” (probabilmente da quando era stata costretta a leggere Charles Dickens), ma la parola gli calzava a pennello. Peter Jensen era mediocre e modesto all’eccesso, e perfino l’accento britannico, di solito una calamita per l’attenzione, sembrava solo parte del personaggio.

Dopo che il primo episodio di questa tanto acclamata serie non mi aveva proprio strabiliato (romanzo carino ma nella media), ho deciso di provare col secondo. Ma non so, sono ancora più perplessa. 

(* possibili SPOILER) Prima di tutto, c’è uno spiacevole effetto ricalco rispetto alla trama e ai personaggi del primo episodio. E allora via con gli elementi fissi: la tipa innocente che si ritrova nel posto sbagliato al momento sbagliato, il lui della situazione che continua a qualificarla come un “effetto collaterale da eliminare” e ha il jeans teso sotto la patta a partire dalla prima scena. Da lì una trama prevedibile, senza un solo colpo di scena, che si trascina verso un finale identico al primo volume.

In secondo luogo, il contorno pseudo-spionistico. Ma stiamo scherzando? I killer del Comitato sembrano dilettanti allo sbaraglio, il cattivo prescelto è un malvagio da operetta. Ma c’è un solo momento in cui riesce davvero a sembrare minaccioso? Se il pathos drammatico dovrebbe essere apportato dal rapimento dei ragazzini malati, mamma mia…

L’intera trama è una serie continua di incongruenze: posto che qualsiasi agente addestrato avrebbe eliminato lo scomodo testimone sin dall’inizio, è tutto un arrampicarsi sugli specchi per giustificare il fatto che la tipa si muova indisturbata mentre si dovrebbe approssimare la fine del mondo.

E Jensen? Dopo la ventesima volta in cui ci è stato ripetuto che è glaciale, che i suoi occhi sono gelidi, ecc., mi aspettavo una freddezza professionale e coerente. E invece no. Anni di training per ridursi a uno stracchino alla prima avvocatessa che non se lo fila abbastanza.

3 stelline e mezzo solo per le parti da salvare: le scene di sesso e qualche gustoso battibecco tra i due.
Amarilli73

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