Pensieri e riflessioni su "Il caso editoriale dell'anno" di Anonimo

Titolo: Il caso editoriale dell'anno
Autore: Anonimo
Editore: Edizioni Anordest
Collana: Linea controcorrente
ISBN: 8896742838
ISBN-13: 9788896742839
Pagine: 206

Sinossi:
Scrittori, editori, agenti letterari, fiumi di Champagne e vin rosé, festival della letteratura, inaugurazioni di librerie italiane all'estero, prestigiosi premi letterari, fiere del libro, rumors letterari, presentazioni di libri, ladri di diamanti, giganteschi ed imbarazzanti Hummer argentati, e poi Forte dei Marmi, Torino, Roma, Cannes, New York, Parigi, Barcellona. Sono alcuni degli intriganti elementi (nonché luoghi) che caratterizzano questo romanzo. Una sorta di commedia esistenziale (quasi una tragicommedia, se vogliamo), dove viene presentato uno spaccato del mondo editoriale italiano (con tutte le sue piccolezze, i suoi trucchetti di marketing, eccetera) e le avventure, nonché disavventure, di uno scrittore investito da un inaspettato (e forse anche immeritato) e incredibile successo editoriale. Come vendere più di un milione di copie del proprio romanzo e comunque continuare a sentirsi esistenzialmente inadeguati e stentare, quindi, a trovare il proprio posto nel mondo. Una spietata critica (e satira) dell'ambiente editoriale. Ed è, in ultima analisi, anche tutto un (serissimo) gioco postmoderno sull'idea di sparizione (in questo caso dell'autore, l'"Anonimo"). Chi è l'"Anonimo"? Evidentemente è un personaggio molto importante dell'editoria che sta tentando di farci capire che il più delle volte crediamo di guardare la luna ma è soltanto la punta del nostro naso.

Il mio pensiero: 
In che modo un romanzo sconosciuto diventa un best- seller? Qualche anno fa non mi sarei neanche posta la domanda, in quanto ho sempre apprezzato un buon libro, al di là che si tratti di un'opera nota o meno. Personalmente, ritengo l'essere scritto bene un pilastro fondamentale nella scelta di un romanzo. E per scritto bene intendo che sia in grado di coinvolgerti, che sia capace di rapirti lasciando traccia della storia che ha raccontato.

Tuttavia, da qualche tempo- suppergiù da quando ho iniziato a scrivere recensioni- mi sono trovata per le mani veramente di tutto ed, effettivamente, a quel punto ho cominciato ad adocchiare anche quello che "circonda" il libro, ovvero il marketing, le critiche letterarie, i rumors, i saloni. E mi sono accorta che è veramente un mondo a parte. Un mondo per lo più impietoso e difficile, in cui molti scrittori, nonostante abbiano per le mani un romanzo più che valido, annaspano, affogando in un mare di indifferenza. D'altro canto non mancano neanche un altro genere di individui, quelli che scrivono - melius, mettono insieme parole- nonostante non abbiano molto da dire, ma che godono della conoscenza giusta, della mano in più, che tante volte fa la differenza. Il risultato? Sono sulla bocca di tutti. 

Consideratemi una sognatrice, una con tanto di fette di prosciutto (spesse due dita) sugli occhi, ma mai avrei pensato che si potesse arrivare al punto di ritenere bello un libro solo perché venduto come tale. E purtroppo è quello che mi ha confermato Anonimo. Nel suo romanzo non è dato sapere né chi sia il protagonista, né che genere di opera abbia scritto per diventare "Il caso editoriale dell'anno". Sappiamo solo ed esclusivamente che questo quarantacinquenne, maschio, italiano, inizia a scrivere per diletto, pubblica due romanzi in cui crede veramente e si ritrova alla fame. Poi, un po' per un incredibile colpo di fortuna, un po' per le abilità della sua agente, un suo libercolo da nulla sbanca e svetta in cima alle classifiche mondiali e lì resta, facendo vivere lo scrittore come un nababbo, ma togliendogli definitivamente ogni voglia di scrivere altro.

500.000 copie vendute del mio nuovo romanzo che è primo nella classifica dei libri più venduti dopo aver sorpassato il mio vecchio libro che ora è secondo, terzo, lontanissimo, il nuovo romanzo di Camilleri. Estremo imbarazzo.

Veramente amaro, non c'è che dire. Più andavo avanti a leggere e più mi accorgevo che quello che leggevo non mi piaceva. Tuttavia non prendetela come una critica al libro! Il racconto in sé è geniale e penso che abbia raggiunto pienamente il suo scopo. Alla fine, io stessa mi sono trovata a chiedermi di cosa vi avrei parlato. Dello scrittore? Un uomo a tratti brillante, ma che si mostra insulso, narciso al di là della sopportazione e che spesso decide che il non agire potrebbe essere una buona filosofia di vita. Del libro? Un qualcosa che sbanca, ma che fa vergognare a morte il sopracitato scrittore ogni qualvolta pensa a cosa vi è contenuto (e, letto dei suoi gusti, che toccano anche Eco e Rushdie, la cosa fa pensare non poco). Della fama? Spudorata, sfavillante e oltraggiosamente senza ritegno. Insomma, una ben magra storia.

In realtà, quello che veramente interessa ad Anonimo non è la storia, ma il messaggio in essa contenuto. E scusatemi, ma voglio pensare che questo libro sia stato creato non per fare della polemica fine a se stessa, ma per proporre uno spunto di riflessione non da poco. Pensateci bene: oggigiorno sareste disposti a trovare il coraggio di prendere in mano un libro e leggerlo, nonostante non vi sia stato consigliato, non sia stato pubblicizzato e nessuno sappia chi sia questo sconosciuto che ha sudato l'anima per farvi passare qualche ora all'interno della sua storia? Fatevi un esame di coscienza e rispondete sinceramente. Io l'ho fatto. 

Se amate le pecore nere ed apprezzate i libri che vogliono proporre uno spunto di riflessione, questo è un libro che sicuramente potrebbe interessarvi. Buona lettura!
Ambra

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