Intervista ad Irene Cao, autrice di "Io ti guardo", "Io ti sento" e "Io ti voglio"

Abbiamo parlato più volte della bellissima trilogia erotica dell'estate di Irene Cao (per chi volesse rileggere le recensioni le trova QUI, QUI e QUI); potevamo quindi farci mancare l'opportunità di avere ospite sul Blog la bravissima autrice?
Certo che no!
Così adesso dovete solo mettervi comodi e gustarvi questa interessante intervista.

Grazie Irene per averci dato la tua disponibilità ed essere venuta a trovarci nel salotto virtuale di "I miei sogni tra le pagine". Siamo davvero tutte felicissime di averti qui e condividere con i nostri lettori le tue parole.

Prima di entrare nel vivo dei romanzi, ti va di presentarti ai nostri lettori? Chi è Irene Cao?
Sono una “ragazza” di 33 anni (34 a settembre, a onor del vero). Attualmente vivo in Friuli, un po’ per caso un po’ per scelta. Ho studiato Lettere Classiche a Venezia e, dopo la laurea, ho conseguito un dottorato di ricerca in Storia Antica. Ho insegnato al liceo classico e ho fatto moltissimi lavori precari. Ora mi definiscono “scrittrice”, ma non amo troppo le etichette e tantomeno le definizioni. Vorrei farmi conoscere, prima ancora che come scrittrice, come “Irene”. Semplicemente, Irene.

Bene, ora che abbiamo rotto il ghiaccio, possiamo proprio partire con una domanda a bruciapelo. Come ti è venuta l'idea di far scontrare due arti così interessanti e diverse nei tuoi libri? Arte culinaria e arte pittorica: che rapporto hai con queste?
L’idea mi è venuta ascoltandomi nel profondo. Amo moltissimo l’arte. A 360 gradi. Nella trilogia i due protagonisti – Elena e Leonardo – cambiano e crescono attraverso l’arte e la cucina: è un binomio che si sposa perfettamente e, quando è unito al sesso, crea una triade esplosiva. Mi sono nutrita per anni di arte, prima ancora che di cibo; quando mi sono innamorata veramente (di un uomo e di me stessa), ho imparato a nutrirmi anche di cibo, a gustarlo e trarne piacere senza paura.

Leggere i tuoi romanzi è stato come assistere ad un crescendo di emozioni: ti confesso che il terzo volume è quello che più mi ha fatta impazzire. Dei tre, qual è quello la cui stesura ti ha maggiormente coinvolta?
Tutti e tre i romanzi hanno in maniera diversa messo a dura prova la mia anima. Ma, lo ammetto, il terzo è quello che forse prediligo: arrivata a quel punto, avevo i personaggi in pugno, sentivo di essere sempre più dentro la storia. L’ultimo libro, in termini di fatica psicofisica, mi è costato molto più degli altri due, ma ne è valsa la pena: a livello emotivo mi sono messa a nudo per il bene della storia.

Hai un aneddoto da raccontarci relativo al periodo in cui ti sei immersa nella storia di questi personaggi?
Di aneddoti ne ho parecchi. Per scrivere la trilogia mi sono rinchiusa per nove mesi in una sorta di eremo in Friuli. Lo raggiungevo in sella alla mia bici da corsa, zaino in spalla e Coca Cola (la mia droga!) a portata di mano. Un giorno ho chiamato mia madre, dicendole: “Mi porteresti dei melograni?” Lei, senza fare troppe domande, è venuta in soccorso con un sacchetto colmo di frutti. È così che è nata la famosa scena del melograno nel primo libro. Anch’io, come Elena, dovevo “guardarlo” con tutti i sensi per riuscire a descriverlo.

C'è qualcosa di te in Elena?
Forse mi rispecchio un po’ in lei dal punto di vista caratteriale: i suoi arrovellamenti di pensiero, la sua indecisione, il non saper compiere il primo passo. Sono tutti tratti in cui mi ritrovo abbastanza.

Filippo e Martino sono le altre due figure maschili che si invaghiscono della protagonista (grazie per il finale che hai regalato a entrambi). A chi sei maggiormente affezionata?
Sono affezionata a entrambi, come capita per ciascun personaggio che creo. Forse mi sento più vicina a Filippo, semplicemente perché nella vita mi è capitato di amare in silenzio un “Filippo”. È un personaggio che ho difeso a spada tratta fino alla fine. Ma anche al personaggio di Martino, il nostro eroe romantico, ho voluto un bene smisurato dal principio alla fine.

Geniale l'aver introdotto le figure di Gaia e Paola: hanno aggiunto più sapore ai romanzi. Cosa rappresentano per te queste due donne?
Incarnano entrambe il valore dell’amicizia. Gaia è l’amica del cuore: Elena l’ha conosciuta sui banchi di scuola e da lì non si sono più lasciate. È una presenza solida, un legame inossidabile, un’amicizia che resiste a ogni tempesta. Paola, invece, è l’elemento di novità: l’amica che Elena non si aspetta di incontrare, quella che la salverà dalla rovina. Il valore dell’amicizia diventa fondamentale nel secondo libro. Non è un caso che lo abbia dedicato “alle mie amiche”. A quelle che ci sono sempre e a quelle che non ci sono più, mi sento di aggiungere.

Non ho trovato i tuoi romanzi solo erotici. L'erotismo c'è, sicuramente è un ingrediente importante, ma la trilogia non è solo quello. È anche amore e amicizia. C'è una trama ben costruita che parla d'amore e della capacità di saper ascoltare il proprio cuore. Che influenza può avere secondo te la figura di Leonardo sui lettori? Quale insegnamento pensi abbia lasciato?
Un insegnamento che si può riassumere in un verbo che suona come un consiglio profondo: “Ascòltati”. Ascoltarsi nel profondo, nel corpo, nel cuore, nella mente: è quello che fa Elena. È quello che ho fatto io scrivendo. È quello che, senza presunzione, consiglio di fare a tutti.

Venezia, Roma e Stromboli. Come hai scelto queste ambientazioni magiche?
Volevo attraversare l’Italia, da nord a sud. Sono partita da Venezia: una città che conosco bene per averci studiato e abitato. Poi Roma: una città che ho frequentato e amato, sia per le mie ricerche di storia antica che per la mia passione smisurata verso il cinema. Infine, Stromboli: un paradiso che non ha bisogno di motivazioni per farsi amare.

Ho imparato ad amare, oltre ai personaggi, anche il tuo stile; spero di poter leggere a breve altro di tuo. Hai magari già nuovi progetti in cantiere?
Sì, più di qualche idea mi frulla in testa. Ma sento di avere ancora bisogno di tempo per ricominciare a scrivere. Non escludo di dare alla luce qualcosa per la prossima estate. Sarà una nuova storia d’amore, forse toccherò nel profondo il tema del tradimento. Una storia di provincia e di confine. Ma ne riparliamo a giugno 2014…

Ultima domanda di routine: ti sei covertita alla lettura in digitale o resti affezionata, come me, al fascino di un romanzo cartaceo?
Il fascino della carta è irresistibile. Sono ancora una di quelle che leggono i libri in cartaceo. Tuttavia, sto imparando ad apprezzare l’epub, che è comodissimo soprattutto quando devi viaggiare e vorresti portare con te l’intera libreria di casa…

Bene, direi che hai soddisfatto ampiamente la mia curiosità. Io ti ringrazio di cuore e spero di averti presto nuovamente ospite sul Blog per parlarci di un tuo nuovo libro.
Vuoi lasciare un saluto speciale ai lettori?
Li saluto con il motto di Leonardo, che è anche il mio: “Ascòltati, caro lettore”. Ma anche, emozionati, divertiti e goditi queste pagine. 
Spero di regalarvi presto altre storie. Un abbraccio profondo.

Alla prossima!
Stefania

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