Anteprima settembre 2013: "Casa di foglie" di MARK Z. DANIELEWSKI

MARK Z. DANIELEWSKI 
Casa di foglie
Traduzione dall’inglese di Francesco Anzelmo, Edoardo Brugnatelli e Giuseppe Strazzeri
Euro 14,90
736 pagine
EAN 9788865591543
SUPERBEAT 

Ritorna una delle grandi opere del nuovo millennio. Un libro-culto.
Un bestseller che da 13 anni è tra i romanzi americani più venduti.

Sin dal suo apparire, il 7 marzo 2000 negli Stati Uniti, Casa di foglie viene subito considerato uno dei grandi libri dell’inizio del nuovo millennio, un’opera in cui la letteratura mostra la sua vera, enigmatica profondità. Apprezzato da critica e pubblico, celebrato da scrittori come Bret Easton Ellis e Jonathan Lethem, il romanzo di Mark Danielewski è da allora uno dei libri più venduti negli Stati Uniti, oggetto di un vero e proprio culto e di una sterminata letteratura secondaria.

L’opera si presenta in apparenza come un horror tra i più riusciti nel suo genere. Johnny Truant, un ragazzo che trascina la sua giovane vita in un insulso lavoro in un negozio di tatuaggi, una passione non corrisposta per una spogliarellista e dipendenze varie da stupefacenti e alcol, si sistema in un appartamento di Los Angeles lasciato libero da un certo Zampanò, un anziano critico cinematografico cieco morto di recente. Tra gli oggetti di Zampanò, Truant scopre un manoscritto in cui si narra di un film-documentario intitolato The Navidson Record. Un film terrificante, in cui ci si imbatte in quanto di più alieno sia mai stato concepito.

Nella più pura assenza. Nel vuoto. Nella tenebra che divora la tenebra.

Nell’aprile del 1990 – racconta Zampanò – Will Navidson, celebre fotoreporter, e la sua compagna Karen Green, un’attraente ex modella, per rinsaldare il loro traballante rapporto, comprano una casa in Virginia. Con l’intento di riprendere il modo in cui il luogo comincia a essere abitato e vissuto, Navidson piazza un po’ di telecamere nelle varie stanze. Dopo qualche giorno, la stupefacente scoperta: dal nulla sbucano un corridoio e una porta visibili solo all’interno della casa. L’abitazione risulta di fatto più grande dentro che fuori. Col tempo il corridoio si allarga, trasformandosi in un labirinto sterminato e buio, fatto di stanze enormi e porte che conducono in altre stanze, ad altre porte e a infinite scale a chiocciola la cui discesa può durare da cinque minuti a settimane intere.
Un terribile ruggito, inoltre, scuote i muri e annienta le sicurezze dei Navidson trasformandone i sogni in incubi.
Il manoscritto di Zampanò afferma che la storia di Navidson ha raggiunto fama internazionale, giungendo all’orecchio di personaggi del calibro di Stephen King, Stanley Kubrick, Douglas Hofstadter e Jacques Derrida. Eppure, quando Truant investiga, non trova nessuna traccia della casa, nessuna prova degli eventi accaduti e null’altro che possa stabilire con certezza che The Navidson Record esista davvero al di fuori del testo di Zampanò.

La casa dei Navidson, tuttavia, esattamente come per il fotoreporter e per Zampanò, è diventata per Truant un’ossessione ineliminabile, la prova dell’esistenza di un potere oscuro e incontrollabile o, forse, semplicemente dell’esistenza stessa di Dio.

«Un grande romanzo… Denso al di là dell’immaginazione, raccapricciante in maniera sublime, spaventoso fino all’inverosimile, intelligente oltre ogni misura – fa impallidire larga parte della narrativa in circolazione».
Bret Easton Ellis 

«Casa di foglie è un’opera di grande invenzione. Non è semplicemente narrativa di genere, poiché l’autore ignora le convenzioni dell’horror: non vi sono fantasmi, extraterrestri cattivi o mostri smascherati. C’è solo la casa. Architettura diabolica simile alla Biblioteca universale di Borges, la casa turba l’immaginazione del lettore poiché lo spazio – la disposizione di muri e piani, la certezza di una relativa topografia – è normalmente la sola cosa su cui facciamo affidamento… Navidson fa alla fine ritorno alla casa poiché ha deciso che è Dio». 
Guardian 

«Un mosaico narrativo che si legge, nello stesso tempo, come un thriller e una straordinaria, onirica escursione nel subconscio».
The New York Times

«Un’opera così demoniaca e brillante che è impossibile ignorarla e smettere di leggerla».
Jonathan Lethem 

«C’è un fondo di potere oscuro in Casa di foglie, e la percezione del ritorno alla grande materia della letteratura americana: le case spiritate di Hawthorne, Poe e Lovecraft . . . una tra le poche opere di narrativa capaci di restituirci realmente l’incubo».
Independent 

Mark Z. Danielewski nasce a New York il 5 marzo 1966 da padre polacco, il regista d’avanguardia Ted Danielewski, e da madre statunitense. È il fratello maggiore della cantante Anne Decatur Danielewski, in arte Poe. Tra le sue opere Casa di foglie (House of Leaves, 2000), The Whalestoe Letters (2000), The Fifty Year Sword (2005), Only Revolutions (2006). 

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