Pensieri e riflessioni su "Il colore del latte" di Nell Leyshon

Titolo: Il colore del latte
Autore: Nell Leyshon
Editore: Corbaccio
Collana: Narratori
Pagine: 182
Prezzo: 14,90 euro
Pubblicazione: 31 gennaio 2013

Sinossi:
È la primavera del 1831 quando Mary incomincia a scrivere la sua storia. Scrive lentamente, ci vorranno quattro stagioni perché racconti tutto. Ma non importa: scrivere è diventato un bisogno primario per lei, come mangiare e dormire. Viene da una famiglia di contadini, ha quindici anni, una gamba più corta dell’altra e capelli chiari come il latte. Conosce solo la fatica del lavoro nei campi, proprio come sua madre, suo padre e le sue sorelle. Conosce solo il linguaggio della violenza, che il padre le infligge se non lavora abbastanza. Ma ha un cervello lucido e una lingua tagliente. Un giorno il padre la allontana di casa perché il vicario vuole una ragazza che accudisca la moglie malata. Mary non vuole abbandonare l’univa vita che conosce, ma non ha scelta. E nella nuova casa imparerà a scrivere, e scrivere rende liberi anche se la libertà ha un prezzo.

Il pensiero di Ambra: 
Mary sa della vita quello che lei stessa sperimenta. Nessuno le insegna il perché delle cose, ma questo non vuole dire che sia stupida, anzi. Mary è dotata di un acume ed una capacità di leggere dentro le persone prodigiosi. Purtroppo è solo una contadina e deve far fronte alla miseria, alla fame e alla violenza gratuita di un padre che non conosce altri modi per comunicare. Quando andrà a vivere nella casa del vicario come cameriera, sembrerà arrivato il momento per lei di un riscatto. Ma dovrà fare i conti con un mondo spietato, di gente che guarda solo il proprio interesse e non si cura dei sentimenti di una sguattera. Lentamente, Mary sarà sottoposta a prove che piegherebbero chiunque, facendolo scivolare nella disperazione, e dovrà aggrapparsi a tutto ciò che è per non cedere.

Nell Leyshon mi ha completamente spiazzata. Quando ho preso in mano il suo romanzo non pensavo di trovarmi davanti ad una storia così difficile nella sua semplicità.

Sarà un po' per lo stile della scrittura acerbo e sgrammaticato, che ricalca quello che potrebbe essere il modo di scrivere di una ragazza di umili origini, sarà per la storia triste contenuta, ma la lettura è stata difficoltosa. E non vi nascondo che, in più di un passaggio, mi sono chiesta se terminare il libro o abbandonarlo. Alla fine mi sono convinta che valeva la pena continuare, con la timida speranza che le cose volgessero al meglio (anche se in questo caso sarebbe più indicato dire "alla meno peggio") per la protagonista.

Di sicuro, una caratteristica di pregio è l'intensità raggiunta dalle parole. Tramite un loro uso accorto, il pensiero di Mary è limpido e chiaro, pare quasi di averla accanto e che il libro sia stato scritto di suo pugno, anziché dall'autrice. Spesso mi sono meravigliata di come questa ragazza potesse essere così saggia e diretta, a soli quindici anni, e di come riuscisse a carpire la vera natura delle persone con poche, semplici parole. 

Allora non potete essere felice senza sentirvi in colpa? no. allora non venite. così non vi sentirete in colpa. ma voglio essere felice. o mary, disse. non parliamo a vuoto tutta la notte. la verità, dissi, è che non volete essere onesto su quello che fate. 

Preparatevi, perché questo è un romanzo veramente crudo e di certo adatto a chi ama il genere realista, come quello di Verga. Personalmente, non ho ancora capito se mi sia realmente piaciuto o meno. Il fatto di essermi trovata alle prese con un racconto così pieno di vicende tristi non ha sicuramente giovato. Anche se non mi sento di condannarlo, in quanto è una storia forte ed è qualcosa di inusuale, perché rispolvera un genere letterario che non vedevo più da parecchio. Probabilmente, sapendolo prima, mi sarei preparata in modo adeguato e avrei preso il romanzo per quello che era, apprezzandone di più sia la trama che i contenuti.
Ambra

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