Pensieri e riflessioni su "False verità" di Matt Ruff

Matt Ruff 
FALSE VERITA’ 
Traduzione di Lisa Maldera 
Fanucci – Collana Chrono 
12.90 euro 

11 settembre 2001: fondamentalisti cristiani dirottano quattro aerei di linea. Due volano verso il Tigris & Euphrates World Trade Towers di Baghdad, il terzo verso il ministero della Difesa arabo di Riyadh. Il quarto aereo, che si crede sia diretto verso la Mecca, cade prima di giungere a destinazione. 
L’Unione Araba dichiara guerra al terrorismo: le truppe persiane invadono la costa orientale degli Stati Uniti e stabiliscono una zona verde a Washington. 
Ha inizio una nuova era… 
Estate 2009: Arab Homeland interroga uno dei kamikaze catturati. Il prigioniero sostiene che il mondo che stanno vivendo in realtà è un miraggio: nel mondo reale l’America è una superpotenza, e l’Unione Araba solo un insieme di ‘arretrati paesi del terzo mondo’. Il ritrovamento di una copia del New York Times del 12 settembre 2001 sembra avvalorare questa ipotesi. Il presidente vuole delle risposte, ma presto si scopre che non è il solo... 
Saddam Hussein e Osama bin Laden stanno conducendo le loro indagini, e non si fermeranno davanti a nulla per nascondere la verità. 

Il pensiero di Annachiara:
Matt Ruff è senza dubbio un autore molto particolare. Non avevo mai letto niente di suo prima di questo libro, ma le trame dei suoi romanzi si distinguono per essere accattivanti e originali e promettono opere fresche con idee nuove e non riciclate. 
È con questo spirito che mi sono approcciata al suo ultimo romanzo, False verità, pubblicato in Italia da Fanucci pochi mesi fa.

La storia è ambientata in un mondo alternativo dove gli Stati Uniti d’Arabia (UAS) sono la prima superpotenza mondiale, dove lo Stato d’Israele è situato in Europa e ha come capitale Berlino e dove, infine, l’America del Nord non è che un gruppo di stati divisi e arretrati dove prolifera il fondamentalismo cristiano. 
Tre poliziotti si trovano, per ordine del Presidente, ad indagare su una misteriosa leggenda narrata da più attentatori secondo la quale il mondo in cui vivono non è che un miraggio e, nella realtà, la vera superpotenza è l’America.

L’ho trovato un bel libro, scorrevole e a tratti trascinante, ma le aspettative troppo alte mi hanno portato anche qualche delusione.

La prima caratteristica che mi aspettavo e che invece, la maggior parte delle volte manca, è lo stravolgimento della prospettiva. Con una trama del genere, ci si aspetta come minimo di vedere l’universo da un’angolazione completamente diversa, di sentire la vertigine del ribaltamento e di meravigliarsi ad ogni pagina. All’inizio accade, almeno in parte: la descrizione degli UAS è ben resa e credibile e vi è una scena, in cui Mustafa, il protagonista, interroga un crociato (ovvero un attentatore suicida cristiano), che fa davvero riflettere sul ribaltamento dei ruoli. Ma poi, ben prima di arrivare anche solo a metà libro, questo spirito si perde, per concentrarsi su vicende da thriller politico qualsiasi, e il ribaltamento si fa via via più approssimato e meno curato, lasciando il lettore con un vago senso di insoddisfazione, che raggiunge il suo apice quando, nella seconda metà, l’autore inizia a prendere persone realmente esistenti in maniera piuttosto casuale e ad assegnar loro parti altrettanto a caso nello svolgimento della storia (e qui mi riferisco ai personaggi americani più che a quelli arabi, ma non scrivo di più per evitare spoiler!).

In ogni caso, tra trovate veramente geniali (come la Biblioteca di Alessandria, enciclopedia collaborativa al posto di Wikipedia) e altre un po’ più raffazzonate (i Green Desert che cantano Arabian Idiot li ho trovati un po’ forzati…), l’ambientazione rimane coerente e coesa e definitivamente sopra la sufficienza.

Non posso dire lo stesso per gli sviluppi della trama. In un libro così fuori dagli schemi, era naturale scivolare nel fantastico e magico, e a questo ero preparata, ma vi sono alcune trovate assolutamente inconcludenti, non spiegate e abbandonate lì a reggere gran parte della narrazione. Sempre per non fare spoiler non posso dire di più, ma la mancanza è stata non aver spiegato a dovere come certi fenomeni potessero accadere. 

Anche sulla risoluzione finale del mistero del miraggio continuo ad avere qualche perplessità: mi sembra di gran lunga più coerente degli altri espedienti utilizzati nel romanzo, eppure, troppo preso dall’azione delle battute finali, anche qui l’autore si dimentica di spiegarci in maniera chiara come e perché, cosa che avrei gradito molto, visto il grado di immaginazione e fantasia al quale si arriva.

Anche se andiamo ad analizzare l’altro aspetto, quello del thriller politico, non va tanto meglio. Dapprincipio non ci se ne accorge, perché troppo presi dal nuovo mondo e ansiosi di vederne altre parti (da Baghdad passiamo in Libia e vorremmo vedere Israele e, ovviamente, Washington DC occupata dagli arabi e altre cose ancora…), ma man mano che la storia procede risulta lampante che come thriller il romanzo valga davvero poco. I protagonisti ricevono l’incarico di indagare sul miraggio dal Presidente, ma non si capisce perché, né come il Presidente (che peraltro non compare mai!) sia stato indotto a dare carta bianca e così tanta libertà di manovra a tre poliziotti qualunque, solo per indagare su una leggenda che gira tra i terroristi! E potrei continuare con altri esempi, non ultimo il finale che, da quest’altro punto di vista, ricade sì nel già visto e in una delle dicerie più famose a proposito dell’11 Settembre (ma qui non vi ho anticipato niente, ci si arriva benissimo dall’inizio…).

Anche i personaggi sono quello che sono e andrebbe anche bene, trattandosi di un romanzo d’azione e non di riflessione, peccato che l’autore spenda una parte intera su quattro per cercare di dare un passato, un background e dei sentimenti ai suoi protagonisti che, nonostante questo, restano figure forzate che si muovono sulla carta come personaggi con un ruolo e non come persone. Un’altra questione che lo scrittore non ha saputo affrontare con la maestria dovuta.

Lo stile poi, per quanto scorrevole, si dimostra a volte troppo semplice e povero, non in grado di offrire il giusto supporto alle scene d’azione che pure sono, ovviamente, frequenti.

In conclusione questo resta un romanzo carino, con idee interessanti, piacevole da leggere e principalmente di svago, ma fallisce nell’essere un romanzo veramente riuscito sia sul piano ucronico, sia su quello del thriller.
Annachiara

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