Thursday's Book: il libro del giovedì (122)

Buon giovedì a tutti!
Questa sera vorrei proporvi il libro di uno scrittore americano di prima generazione, Don DeLillo.
DeLillo nasce nel 1936 da genitori molisani emigrati dopo la Prima Guerra Mondiale a New York. Vive e cresce nel Bronx, dove frequenta scuole cattoliche fino agli studi universitari.
Molto noto nella sua patria natale per i suoi romanzi dalle tinte postmoderne, in Italia è stato conosciuto ed apprezzato solo un ventennio più tardi, verso gli anni 90.
I suoi romanzi descrivono e criticano l'America di quei tempi, a suo parere non più in grado di garantire il tanto ambito sogno americano. Nel corso della sua evoluzione letteraria, le tematiche del complotto divengono centrali nelle sue opere, influenzando e caratterizzando i suoi personaggi. 
Ora vi lascio alla scheda del libro, vi ricordo che, in caso vogliate partecipare alla rubrica e fare voi una segnalazione, basta lasciare un commento al post oppure mandare una mail a illibrodelgiovedi@gmail.com. Il vostro consiglio sarà pubblicato in questo spazio dedicato. A presto e buona lettura!

Titolo: Mao II
Autore: Don DeLillo
Editore: Einaudi
Collana: Einaudi tascabili. Scrittori
ISBN: 8806199463
ISBN-13: 9788806199463

Sinossi:
Che cosa unisce seimilacinquecento coppie di uno sposalizio di massa nello Yankee Stadium, un famoso scrittore ostinatamente misantropo e un funzionario svizzero ostaggio a Beirut? Dai funerali di Khomeini al massacro di Tienanmen, la realtà del mondo è che sette uomini senza nome posseggono tutto e ci muovono come trottole. La vita dello scrittore McGray di colpo s'intreccia con il terrorismo internazionale mentre una fotografa cerca di catturare le immagini della sua esistenza solitaria. Ancora una volta, DeLillo compone un affresco epocale dove le vite degli individui qualunque incontrano i grandi eventi della Storia, in uno spietato confronto fra destino personale e perpetuo movimento delle masse, incontrollabile solo all'apparenza. Come in altri suoi capolavori, DeLillo ritrae il mondo in una prospettiva planetaria la cui sorte sembra un'inevitabile, spontanea apocalisse collettiva. Lo fa con la sua solita ironia, elegante e tremenda, e con una beffarda voglia di provocazione.

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