ANTEPRIMA ESCLUSIVA: un estratto dal terzo episodio della serie "SIN " di Jess Michaels


Cari Lettori, nelle scorse settimane abbiamo segnalato l'uscita dei primi due volumi della serie historical romance di Jess Michaels SIN:


1) SCOMMESSA CON IL PECCATO
2) SEDUCENTE PECCATO


Oggi siamo felici di annunciare l'imminente uscita del terzo volume - IL LORD DEL PECCATO - sempre grazie alla CE Follie Letterarie, che ringraziamo per aver pensato a noi con queste primizie. Per cui mettetevi comodi, e godetevi in anteprima la "ragguardevole" cover, la trama e un estratto fresco fresco dal primo capitolo del romanzo.


Rafael“Sin” Sinclair è il re dei farabutti e quando vuole qualcosa fa di tutto per ottenerla, che si tratti di incassare un debito di gioco o portare a termine una vendetta. 
Trevington, il padre di Miss Evelyn Greville, gli deve molto più di una somma di denaro, e certe cose non si possono ripagare facilmente.
Dal primo momento in cui ha posato gli occhi su Evelyn, Sin non può fare a meno di desiderarla, così, quando la ragazza viene gli viene ceduta per pagare il dovuto, capisce che è giunto il momento di riscuotere il suo debito più importante. Quale modo migliore di vendicarsi, se non quello di godere dell'innocenza della figlia del suo peggior nemico? Ma la passione che divampa rischia di sconvolgere i piani e Sin, da cacciatore, potrebbe trasformarsi in preda.


Autore: Jess Michaels
Titolo: Il lord del peccato
Serie: Sin Series volume 3
Editore: Follie Letterarie
Uscita: inizi febbraio 2017


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ESTRATTO IN ESCLUSIVA PER I NOSTRI LETTORI

1


― Non avete scelta, Trevington. Dovete accettarlo.
Sin si accomodò nella sedia vicina al fuoco, nel salotto del suo peggior nemico. Coglieva ogni opportunità di godersi l’espressione sulla faccia rossa e gonfia del bastardo. Trevington meritava dolore, rovina e anche di più. Meritava di soffrire.
E Sin avrebbe fatto in modo che accadesse.
L’altro si voltò a guardarlo, gli occhi allucinati. ― Vi ho pagato una parte, Sinclair, ma non ho a disposizione l’intera somma in questo momento. Dovete darmi più tempo.
Sin nascose un sorriso. Prega, bastardo.
― Quando eravate voi a vincere, avete forse concesso altro tempo ai vostri compagni di gioco, per saldare le loro scommesse? ― gli chiese.
Trevington esitò, poi prese ad annuire così rapidamente che il collo sembrò oscillare come sospeso su un cardine. ― Certo! Certo, signore.
Sin balzò in piedi e attraversò la stanza senza neppure rendersene conto. Lo afferrò per il colletto e lo sbatté contro il muro, una, due volte, fino a fargli mancare l’aria.
― Bugiardo ― gli ringhiò sul viso.
― Vi prego! ― ansimò Trevington con gli occhi fuori dalle orbite, il colorito livido. ― Vi prego, farò qualunque cosa. Qualunque.
Sin lo lasciò andare facendo un passo indietro, e quello ricadde a terra di botto. ― Ora, vi credo. Dunque, accordiamoci. Voi avete qualcosa che desidero.
Trevington si rimise in piedi a fatica, le mani protese come a chiedere pietà. ― Qualunque cosa sia, potete averla. Se estinguerà il mio debito, ve la sacrificherò.
― Qualunque cosa voglia?
― Sì!
Sin ritornò alla sedia con un sorriso tirato. ― Che ne dite della virtù della vostra figlia più giovane?
Quasi quasi si aspettava che il bastardo esitasse. Che si fermasse a considerare cosa significasse per sua figlia, Evelyn Greville, la proposta di Sin. Ma non lo fece. Al contrario, annuì subito. ― Sì! Evelyn è vergine, signore, ve lo assicuro.
Sin inghiottì la nausea bruciante. Trevington era a conoscenza della sua sordida reputazione, eppure non aveva pensato al disagio della figlia, o alla sua salvezza. Era disposto a gettarla tra le fiamme dell’inferno pur di salvarsi la pellaccia.
E sebbene ciò si adattasse perfettamente ai piani di Sin, l’idea gli dava comunque fastidio e lo rendeva sempre più desideroso di prendersi Evelyn. La osservava da mesi. Non era il motivo per il quale si era messo a giocare d’azzardo con Trevington... no, quello era stato per vendetta. Ma Evelyn era diventata l’unica luce nell’oscurità della sua ira. La sua innocenza lo aveva attratto, tuttavia era stato qualcos’altro a farlo impazzire, a fargliela desiderare di notte, quando si svegliava eccitato e pronto per una donna. Aveva scoperto il segreto di Evelyn e quello aveva cambiato tutto.
Era l’unica ragione per la quale avrebbe osato pretendere la sua innocenza come vendetta finale verso suo padre.
― Molto bene. ― Sin annuì. ― Ma non voglio solo una notte per prendere la sua virtù. Mi dovete molto di più di ciò che può ripagarmi una notte.
Trevington lo guardò, colmo di paura e preoccupazione, ma solo per se stesso. ― Che altro volete? Cosa pareggerà i nostri conti?
Sin stava per dire “nulla”, ma si trattenne. Non c’era bisogno di rivelare quanto ci fosse di personale in quell’affare. Il futuro di una figlia in cambio della vita di un padre.
― La voglio per due settimane. Nella mia proprietà del Devon. ― Si studiò le unghie come se fosse annoiato, mentre in realtà si sentiva teso, avvolto a spirale come un serpente pronto a colpire. ― Sto per partire oggi. Aspetterete tre giorni prima di mandarla da me. Verrà una carrozza a prenderla. Non le direte dove è diretta né per quale scopo. Non porterà con sé nessuna domestica. Avete compreso le istruzioni?
Trevington lo fissò a occhi spalancati, un’espressione quasi consapevole di ciò che stava facendo alla figlia. Infine balbettò. ― Sì, capisco. Seguirò le vostre direttive, Sinclair. Vi seguirà dopo tre giorni e rimarrà a casa vostra per due settimane.
Sin si alzò. ― Molto bene. Passati i dieci giorni, riterrò estinto il vostro debito.
Non aspettò di sentire gli umilianti ringraziamenti di Trevington. Senza degnarlo di uno sguardo si diresse alla porta del salotto. Attraversò il corridoio diretto all’entrata principale, dove la sua carrozza lo stava aspettando, già pronta e carica dei bagagli per il viaggio di tre giorni che lo avrebbe riportato a Huntswood, la sua proprietà.
Il valletto aveva già una mano sulla maniglia per farlo uscire, quando la porta della libreria che dava sull’atrio si aprì e comparve Evelyn Greville.
Sin non riuscì a evitarlo... si fermò a fissarla.
Era stato con tante di quelle donne che, spesso, facce e aspetti si confondevano in una massa indistinta di membra sudate e corpi avvinghiati. Ma, per qualche ragione, il viso di Evelyn non era uno che potesse dimenticare. Era bellissima. Non in modo tradizionale, come la sorella maggiore Juliana con i fieri capelli rossi e i tratti delicati, questa era una bellezza differente. Di tipo sensuale, di una donna che conosceva il proprio corpo e sapeva come muoverlo per valorizzarlo al massimo.
E ciò che rendeva i suoi movimenti ancor più sensuali era il fatto che non fossero studiati. Era innocente, quantomeno nel corpo. Non aveva idea dell’effetto che aveva sugli uomini quando faceva ondeggiare i fianchi, o quando si leccava le labbra generose come stava facendo adesso. Un tic nervoso che a Sin suggeriva visioni della sua lingua rosa attorno alla propria erezione.
― Mr Sinclair ― sussultò lei, stringendosi il libro al seno.
Sin non poté impedirsi di seguire con gli occhi quel movimento: seni perfetti, proprio della misura adatta per riempirgli i palmi. Sarebbe accaduto presto, sebbene lei non lo sapesse.
― Non ero al corrente che sareste venuto oggi ― continuò con un lieve sorriso.
― Lady Evelyn.
Le prese la mano senza guanto, in quanto lei non stava aspettando ospiti. Era la prima volta che la toccava e fu quasi sopraffatto dalla sensazione della sua pelle di raso. Al diavolo, non vedeva l’ora di sentire quel tocco di seta sul proprio petto, sulla schiena, sul membro.
Non fu l’unico ad avere quella reazione. Evelyn spalancò gli occhi nel fissare le loro dita unite e la sentì trattenere il fiato. Il rossore le era sceso dal collo fino... si domandò quanto in basso fosse arrivato.
― Stavo andando via ― mormorò, la voce improvvisamente roca per il bisogno di farla sua lì e adesso. Dannazione, come poteva aspettare quasi una settimana? Doveva farlo.
― Oh ― squittì lei senza ritrarre la mano. ― Mi... mi dispiace non aver saputo prima che foste qui. Avremmo potuto parlare.
― Parleremo presto, milady ― le disse prima di chinarsi sulla sua mano; la girò, premendo la bocca sul palmo, e vi depose un bacio sulla pelle delicata. Evelyn iniziò a tremare, le labbra schiuse per la sorpresa, e Sin notò il protendersi dei capezzoli contro la seta sottile dell’abito rosa.
Molto, molto reattiva.
― Buona giornata, Evie ― sussurrò prima di lasciarla e uscire dal portone d’ingresso. Mentre il domestico gli chiudeva la porta in faccia, Sin la vide appoggiarsi al muro, con la mano che lui aveva baciato contro il seno, il respiro affrettato.
Presto. Molto presto. Sarebbe stata sua in tutti i modi.
E si sarebbe assicurato che le piacesse.

Evelyn sapeva che prima o poi sarebbe accaduto. Anni prima suo padre aveva venduto in matrimonio Juliana, sua sorella maggiore. Era disposto a tutto pur di sistemare i debiti che continuavano a crescere, e si era aspettata che facesse lo stesso con lei. Aveva temuto quel momento, lo aveva vissuto nei suoi incubi.
E ora, mentre la carrozza nella quale aveva viaggiato per tre lunghi giorni si fermava, seppe che era arrivato. Non sapeva a chi appartenesse il veicolo: era solo un'altra tessera del puzzle. Lussuoso, ma senza elementi per identificarlo.
Né suo padre gliene aveva forniti. L’aveva solo costretta a salire, salutandola appena. Non le aveva detto quale sarebbe stato il suo destino, ma lei non era sciocca. Qualcuno la voleva come merce di scambio per ripagare il debito di suo padre.
Tuttavia, a differenza dell’accordo raggiunto per sua sorella molti anni prima, Evelyn dubitava che si trattasse di matrimonio. Questa volta lo scambio consisteva nella sua verginità.
Al di sotto della paura, provava uno strano brivido di eccitazione. Era innocente, sì, e nessuna mano tranne la propria l’aveva mai sfiorata intimamente, ma sapeva cosa fossero il sesso e il peccato. Lo aveva visto, spiando i servi di notte. Ne aveva letto nei libri che ordinava usando un conto segreto a nome di suo padre. Nei suoi diari segreti aveva scritto non solo dei suoi desideri più profondi e oscuri, ma anche dell’unico uomo con il quale voleva condividerli.
Poteva solo sperare che l’uomo reale fosse in qualche modo un po’ simile a quello che popolava i suoi sogni da mesi. Rafael Sinclair. Sin.
Evelyn rabbrividì al semplice pensarlo, sentendo il proprio corpo che si preparava per lui. L’ultima volta che l’aveva visto, l’aveva sfiorata... e aveva trascorso il resto della settimana a toccarsi, rivivendo la pressione della sua bocca bollente sul palmo delicato.
Lo sportello della carrozza si aprì e il conducente le offrì la mano.
― Milady.
Si costrinse ad abbandonare le fantasie e a scendere. Era molto buio. Solo alcune luci brillavano nella casa, ma si capiva che la proprietà era grande. Suo padre l’aveva venduta a un uomo ricco e potente.
Il portone alla fine della scalinata di marmo si aprì e un maggiordomo elegante la introdusse all’interno con poche parole di benvenuto. La scortò lungo un corridoio fino a un ufficio privato, dove rimase da sola per la prima volta, da quando era salita in carrozza.
Evelyn si tolse il soprabito da viaggio e i guanti e li appoggiò sullo schienale di un divano ben imbottito. Rilassando i muscoli della schiena, passeggiò per la stanza e la esaminò mentre cercava di calmare i battiti del cuore.
Un fuoco scoppiettava nel grande camino dalla mensola intagliata, di fronte al quale vi era una massiccia scrivania di mogano, con la sua sedia di cuoio. Un arredamento decisamente maschile.
Su ogni parete erano appesi dipinti. Si fermò a esaminare quello sopra il camino e le mancò il respiro. Buon Dio, era un soggetto sensuale: una donna nuda, piegata su una sedia, il corpo esposto alla vista di un uomo. Anche lui nudo, con una potente erezione. Nella mano aveva un frustino. A giudicare dal segno rosso che il pittore aveva tracciato sulla schiena della donna, era già stato usato. Eppure sul viso di lei non vi era dolore, piuttosto sembrava al colmo del piacere.
Era possibile che una donna godesse di una cosa simile?
Evelyn rabbrividì, spostandosi al quadro successivo. Un altro soggetto simile. Questa volta una donna, stesa sullo stesso divano, si apriva il sesso per un uomo inginocchiato davanti a lei. La lingua rossa le leccava gli umori mentre si strofinava il grosso membro nella mano.
Mentre esaminava il quadro più da vicino, Evelyn sentì il proprio corpo reagire. I capezzoli s’inturgidirono, il sesso divenne caldo e bollente per un bisogno dolente. Avrebbe dovuto vergognarsi di quelle reazioni sfrenate, indegne di una signora. Ma lei non lo era. Aveva imparato, nel corso degli anni che era fatta così. Aveva bisogni. E desideri.
E adesso, a dispetto di tutto, era eccitata al pensiero che quei bisogni sarebbero stati finalmente colmati e quei desideri realizzati. Chiuse gli occhi, si appoggiò al muro vicino al dipinto e si strinse le braccia attorno al corpo.
― Per favore. Che quest’uomo sia almeno un po’ come Sin ― sussurrò, sebbene dubitasse che un altro uomo potesse avere su di lei lo stesso effetto.
― Evelyn.
Lei si sentì gelare, gli occhi che si aprirono a fissare, senza vederlo, il dipinto esplicito. Quella voce. Non poteva essere. Era un sogno, una fantasia. Si sarebbe voltata e avrebbe trovato qualche corpulento Pari del reame, o forse un ricco mercante. Non avrebbe visto Sin.
Stringendo i pugni, si voltò lentamente.
― Sin!

Vi è piaciuto??
Che ne pensate? Ancora grazie a Follie Letterarie.

Amarilli

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