Pensieri e riflessioni su "Anger" di Isabel Abedi

Titolo: Anger
Autore: Isabel Abedi
Editore: Corbaccio
Collana: Narratori Corbaccio
ISBN: 8863804583
ISBN-13: 9788863804584
Pagine: 214

Sinossi:
Ce l'hanno fatta: tre settimane su un'isola deserta al largo di Rio de Janeiro, dove telecamere nascoste li riprenderanno ventiquattr'ore al giorno: saranno attori di un film dalla trama imprevedibile. Sono dodici ragazzi e ognuno di loro ha un motivo particolare per partecipare, sogni da coltivare e segreti da custodire. L'isola è un paradiso, ma il ruolo che i ragazzi scoprono di dover ricoprire è inquietante: undici vittime e un assassino... È solo un gioco, nessuno morirà per davvero, eppure quando Joker viene trovato sfracellato sugli scogli capiscono che il film dei loro sogni si è trasformato in un horror...

Il mio pensiero:
"Anger" è un thriller per adolescenti nato dalla fantasia della già nota autrice Isabel Abedi (autrice di Sono nel tuo sogno) e portato in Italia dalla Casa Editrice Corbaccio.

Presentato come il romanzo fratello del famoso Hunger Games di Suzanne Collins ne ho intrapresa la lettura carica delle più alte aspettative.
Non conoscevo, prima di questa lettura, lo stile della Abedi ma diversi lettori me ne hanno sempre parlato più che bene.

Ora, io, mi trovo tra le mani questo romanzo appena terminato e posso dire: sì, è una lettura carina. Sicuramente originale.

Il fattore più originale del romanzo è stato quello di trasporre nelle pagine e mettere nero su bianco quanto i reality show del giorno d'oggi offrono ai telespettatori curiosi. 
Molto originale. Ma va molto più in là, trasformando il "Grande Fratello brasiliano" in qualcosa di più crudo, in un omicidio in diretta, o come dice Elfe, in uno snuff movie.

[...] Uno snuff movie è la ripresa cinematografica di un assassinio che
viene compiuto per divertimento e a scopi commerciali. Lo scopo
dell’assassinio stesso è la sua ripresa. Un assassinio vero, dal vivo
davanti alle telecamere. »

Non so se rientri nei canoni soliti dell'autrice, ma credo che abbia una passione sfrenata per le lunghe descrizioni. Assolutamente non guastano, ci mancherebbe, e non la vedo come una pecca. Credo solo che abbiano un poco rallentato il ritmo della narrazione, soprattutto perché mi ha dato l'impressione di soffermarsi a lungo su determinate inquadrature e dettagli non utili alla mia personale investigazione. 
Perché si sa: è un thriller, ed ogni lettore che si avventura in letture di questo tipo cerca di fissarsi nella mente ogni piccola sfumatura per farsi una propria idea del colpevole.
Ho avuto solo l'impressione che divagasse un po' e che abbia trovato una soluzione molto inaspettata per spiegare gli eventi.

Per quanto tutti i personaggi siano ben descritti (potremmo tranquillamente fare un disegno per ognuno) non sono riuscita ad affezionarmi a nessuno di loro in particolare. Purtroppo nemmeno alla protagonista: quella ragazza diciassettenne, Vera, nata nelle favelas e con tristi ricordi alle spalle, che ci racconta meticolosamente la sua esperienza sull'isola, resta una ragazza chiusa in se stessa e lontana. 
Questo ha contribuito a stendere una patina di ghiaccio su ogni scena e a dare un sensazione di gelo che resta costante in tutto libro. Tutto sommato è questa una delle caratteristiche di un thriller, no?
Paura no, ma un leggero senso di claustrofobia lo incute sicuramente.

La tensione è viva e palpabile e più volte ho potuto, con gli occhi della mente, trasportarmi su quell'isola deserta, che alla fine mi sembra di aver imparato a conoscere come casa, e con l'udito ascoltare il ben ci vì del pitango solforato.

« In Brasile lo conoscono anche i bambini. A prima vista sembra insignifi
cante, con le piume marroni e la testa bianca e nera, poco più
grosso di un passero. Ma quando spiega le ali, mostra il petto di un
giallo luminoso e in aria sembra un limone volante. E il nome con
cui lo conoscono qui, bem-te-vi, è onomatopeico. Signifi ca: Ti ho
visto. »

Per tornare al paragone con la Collins, io avrei preferito mantenesse il titolo originale: Isola.
Il significato di Anger è "collera, rabbia, ira, malignità...". Vero. Troverete tutte queste caratteristiche, ma penso che il titolo originale mantenga meglio quell'alone di mistero che appartiene a questo posto sperduto in cui si svolge la trama del romanzo e abbia poco a che vedere con Hunger Games.

In conclusione posso dire che, benché "Anger" sia rivolto prevalentemente ad un pubblico giovane, possa essere ben gradito anche da un lettore più maturo; una lettura insolita per un sabato pomeriggio da suspense. 
Stefania


3 commenti:

  1. Pienamente d'accordo con te, un romanzo piacevole ma non eccellente! A me è piaciuto molto vedere quanta differenza ci fosse tra tutti i personaggi anche se la descrizione si è soffermata più sull'aspetto fisico e le abitudini che sulla personalità. Secondo me se fosse stato un pò più introspettivo sarebbe stato molto più bello!

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    1. Esatto. Mi è mancato non riuscire ad affezionarmi a nessuno di loro. Resta comunque una lettura originale...

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