Pensieri e riflessioni su “Gabriel's inferno - Tentazione e castigo” di Sylvain Reynard
Titolo: Tentazione e castigo. Gabriel's inferno
Autore: Sylvain Reynard
Editore: Nord
Collana: Narrativa Nord
ISBN: 8842922498
ISBN-13: 9788842922490
Pagine: 568
Sinossi:
Gabriel e Julia sono due anime inquiete. Per lui, qualsiasi trasgressione è lecita, qualsiasi donna è una preda. Tuttavia niente è in grado di placare i demoni del suo passato e la felicità è un sogno irrealizzabile. Perché quella del professore universitario di successo – un’indiscussa autorità negli studi danteschi – è solo una maschera dietro la quale si nasconde uno spirito tormentato. Come Dante, anche Gabriel è circondato da una selva di ricordi e di peccati inconfessabili. Per Julia, la vita è sempre stata una strada in salita, segnata dalla perdita delle persone che amava e da una relazione sbagliata. Eppure adesso lei ha l’occasione di ricominciare da capo e di dedicarsi allo studio di Dante sotto la guida del celebre – e temuto – professor Gabriel Emerson.
E il loro incontro cambierà tutto. Negli occhi di quell’uomo, profondi e pericolosi come il mare in tempesta, Julia percepisce una disperata richiesta d’aiuto. Negli occhi di quella studentessa, luminosi e puri come quelli di un angelo, Gabriel intravede una promessa di redenzione. Ma lei sarà in grado di guidarlo lungo la «diritta via»? E lui riuscirà a dominare il proprio lato oscuro per abbandonarsi tra le braccia della sua Beatrice?
Raffinato, romantico e audace, Gabriel’s Inferno unisce passioni travolgenti e dolorosi segreti, fantasie erotiche e intense emozioni, dando vita a una storia d’amore che ha conquistato milioni di lettori in tutto il mondo.
Il pensiero di Amarilli73:
(PRIMO VOLUME DELLA TRILOGIA) Piccola premessa: da quanto ho visto in rete, è indubbio che attorno a questo romanzo si sia scatenata un’accesa disputa tra uno schieramento di lettori entusiasti (cinque stelle e più) e un manipolo di tristi lettori (ahimè, i soliti mai contenti!), che, visto il notevole battage pubblicitario preventivo (per entrare nell’atmosfera, io mi ero diligentemente ascoltata pure la playlist di Gabriel), si aspettavano qualcosina in più. Mi rincresce dirlo, ma io rientro quelli che hanno chiuso il volumone (perché di oltre cinquecento pagine si tratta!) mugugnando a denti stretti per la parziale delusione.
Indubbiamente, averlo letto temporalmente dopo alcune trilogie nate dallo stesso ceppo di fan fiction, ha pregiudicato la lettura, perché alla fine è sempre la stessa frittata di 50 Sfumature o Crossfire Trilogy (solo per citare alcuni elementi identici: lui/lei con passato tormentato alle spalle, lui schifosamente ricco/bello/intrigante/elegante/dio del sesso che non disdegna qualche frustatina, adottato e con trascorsi violenti, lei imbranata/illibata ma con un ex psicopatico alle calcagna e l’amico del cuore che ha l’unica funzione di portarle lo zaino e offrirle la spalla quando il dio del sesso le combina qualche scherzetto). Però questo non lo considero un handicap a prescindere: anzi, la rivisitazione personale può portare, a volte, a risultati comunque interessanti ed originali.
A mio parere, a questo libro manca la leggerezza, ecco, nel senso più positivo del termine: non è un libro erotico, perché le scene fisiche sono a dir poco plastificate, ma non è neppure un libro d’amore, perché non c’è nulla di quel sentimento delicato e impalpabile che uno vorrebbe trovare in una storia sentimentale se il sesso non è tra i punti forti: Julia-Beatrice è un’odiosa lagna insulsa che gira con scritto in fronte “sono vergine”, tipo fosse una malattia contagiosa, e uno si chiede in quale punto della sua vita abbia trovato il tempo di farsi questa fantomatica cultura (i suoi dialoghi sono al limite dell’imbarazzante, ma ci viene detto che è stata ammessa ad Harvard – tant’è); Gabriel-Dante–Laser occhi blu è il solito stereotipo di intellettuale dannato (il mondo non lo meritava, e lui si è dato all’alcol e alla droga, ma sempre con sottofondo di musica classica e sorseggiando vino italiano).
«Gli esseri umani non attraggono i peccati, professore. Li commettono.»
«Non in base alla mia esperienza. Il peccato riesce a snidarmi anche quando io non lo sto cercando. E trovo difficile resistere alle tentazioni.»
Ho trovato belli alcuni rimandi – oltre a Dante, vengono citati Cummings per la poesia e i romanzi di Thomas Hardy, e ogni mazzo di fiori che il prof. Emerson regala ha una sua simbologia nascosta – però più per gratificare un certo sfoggio di cultura dell’autore che non per una concreta utilità della trama: dopo un po’ i continui virgolettati per me risultavano persino ridondanti.. E per chi è digiuno di filosofia, ad esempio, gli accenni all’amore nella dottrina tomistica potrebbero essere anche interessanti, se non fosse che i dialoghi sembrano dei copia e incolla dai Bignami del liceo (senza offesa per i vecchi Bignami, di cui conservo un’usatissima collezione).
Perché quell’unico, primo assaggio l’aveva guastata per sempre. Il morso della mela dà la conoscenza, e ora lei sapeva.
Più di tutto, è stato il ritmo narrativo lentissimo che mi ha reso arduo portare a termine la lettura: dopo le prime duecento pagine tutti gli intrecci erano già intuibili, e il resto del libro non è che un escamotage per rendere sempre più terribile l’inferno passato di Gabriel (ma questo a che pro, se Julia gli perdona tutto - a priori - e passa le ulteriori trecento pagine a volersi comunque infilare nel suo letto, a prescindere dai gironi più infimi in cui lui può essere sceso?)
(* SPOILER) E infine, dopo tanta logorante attesa, mi attendeva la peggior scena d’amore letta negli ultimi anni, caratterizzata da una freddezza assurda, con il professore che sembra stia eseguendo un intervento ambulatoriale (con tanto di lubrificante ante-operazione e ibuprofene post-sfondamento: scusate, ma qui la caduta di stile m’è parsa talmente grossolana da risultare insopportabile… di cosa stiamo parlando? Di due esseri umani che si amano, o di un torrione sfondato a colpi d’ariete?).
E non ci vengono risparmiati neppure i ringraziamenti alle dee delle vergini deflorate... Ecco, in un altro libro (di quelli, come dicevo all’inizio, lievi), l’accenno m’avrebbe fatto sorridere. Qui, invece, ci si prende così tremendamente sul serio, che uno si può solo chiedere: cosa avrà avuto da scrivere l’illustre Reynard per riuscire a riempire altri due volumi di eguale spessore?
Amarilli73 |
Concordo, se prima mi son fatta prendere da Gabriel in versione zanzara, fastidioso e terribile, verso metà libro mi sono annoiata proprio. lei è una lagna! e con sto chiodo fisso della sua verginità? naaaaaa...
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