INTERVISTA CON MARCO NARCISI, autore di “L’AMICIZIA IN GUERRA”

A cura di Amarilli73

Qualche tempo fa, ho letto e recensito per voi l’opera prima di un giovane autore italiano, Marco Narcisi (trovate la mia opinione su L’amicizia in guerra, Edizioni Nullo Die, aprile 2013, qui).

Oggi vorrei invece farvelo conoscere meglio, attraverso questa breve intervista.

Ciao Marco, e benvenuto tra gli autori ospiti del nostro blog.
Prima di tutto, vuoi raccontarci qualcosa di te e della tua passione per la scrittura? Che spazio occupa nella tua vita?
Sono nato a Teramo il 10 maggio 1984. Attualmente vivo a Castelnuovo Vomano, un paese in provincia di Teramo. La mia passione per la scrittura ha avuto uno sviluppo che definirei "costante". Sebbene si tratti del mio primo romanzo, l'interesse verso la composizione di testi, l'elaborazione di storie e l'approfondimento di tematiche sociali è sempre stato presente nella mia vita. La scrittura ha impegnato molto delle mie giornate libere per la realizzazione de "L'amicizia in guerra". Attualmente mi sto concentrando sulla distribuzione del romanzo, ma è ancora più forte l'impulso di riprendere con un altro testo. Quindi, anche se non ho ancora ripreso a scrivere, nella mia mente e nella mia vita è una componente che occupa uno spazio molto importante che mi dà l'opportunità di esprimermi.

Quali sono i tuoi autori di riferimento o verso cui ti senti più debitore?
Personalmente, mi sento di ringraziare il mio editore Nulla Die per aver creduto in me, un perfetto sconosciuto desideroso di pubblicare la sua prima storia. Ringrazio, ovviamente, anche i lettori che hanno fatto lo stesso.

"L'amicizia in guerra" è la tua opera prima? E' stato difficile arrivare alla pubblicazione? Finora che bilancio puoi trarre da questa esperienza?
Nel pubblicare "L'amicizia in guerra", la mia prima realizzazione, ho incontrato tutte le difficoltà tipiche di un esordiente come editori a pagamento pronti a pubblicare il romanzo dopo pochi giorni dall'invio (quindi, probabilmente, senza averlo letto) in cambio di cifre assurde e altri neanche disponibili a considerarti. Sono posizioni che posso ritenere anche comprensibili data la mia natura di esordiente, ma credevo fortemente lavoro che avevo compiuto e non ero disposto a svilirlo. Non mi sono arreso, ho persistito e infine ho incontrato il dottor Giordano di Edizioni Nulla Die che ha avuto fiducia nella storia che volevo raccontare. Non posso che trarre un bilancio più che positivo da questa esperienza che mi ha confermato che l'impegno e la perseveranza in ciò in cui si realizza porta a risultati sorprendenti.

Nel tuo romanzo ti diverti a giocare con la fantapolitica e ad immaginare un ipotetico futuro prossimo: ci puoi svelare di più sulla scelta di questo particolare intreccio? Perché la scelta di ambientare la storia prima negli Stati Uniti e poi in Venezuela?
Quando ho iniziato a redigere "L'amicizia in guerra", circa un paio d'anni fa, le rivolte nell'Africa Mediterranea rappresentavano la notizia centrale che occupava la maggior parte degli spazi di informazione. Tuttavia, in casi come questi, difficilmente si ha la possibilità di ascoltare storie di amicizia o di come questa possa evolversi in situazioni così drammatiche. Così ho immaginato cosa sarebbe accaduto se ciò che si paventava al tempo, cioè che le rivolte si sarebbero potute espandere anche il altre zone del luogo, avesse investito un direttamente gruppo di amici negli Stati Uniti, un luogo lontano da quei moti di ribellione antidispotici. 
Per il proseguo della storia ho cercato un luogo dove i ragazzi potessero rifugiarsi dopo la tragedia e ho identificato nel Venezuela (e nel suo ex presidente Chavez) il territorio ideale proprio per i connotati autoritari del leader che lo rendevano un personaggio adatto a una storia di intrighi e passioni nazionali. Mi hanno molto colpito le parole del suo successore Maduro che ha incolpato "i nemici della nazione" della morte del presidente. I termini e i toni erano molto simili a quelli utilizzati nel romanzo.

Tutti i ragazzi del gruppo sono personaggi positivi, e ciascuno ha le sue qualità, però Antony ed Owen sono quelli che colpiscono maggiormente. Per caso in uno di loro hai immaginato una sorta di tuo alter ego?
I ragazzi protagonisti della storia rappresentano lo stesso gruppo di amici che ha accompagnato la mia vita, quindi alcuni aspetti e diverse situazioni divertenti sono tratte da individui e dialoghi "reali". Antony rappresenta, per i suoi lati più positivi come il coraggio, la passione e l'onestà, un'ambizione per essere una persona migliore. Questo mi fa sentire molto vicino alla sua figura, sebbene sia un personaggio di fantasia. Owen è un amico a cui Antony è particolarmente legato, nonostante le idee che li dividano, sono, probabilmente, un lampante esempio di complementarietà: il primo molto più cinico, ma con un animo sensibile e il secondo più pacato e equilibrato nelle espressioni, ma con una passione molto forte dentro.

Infine, ci puoi dare qualche anticipazione sulla tua attività creativa? Pensi di continuare, e sei già al lavoro su qualche soggetto in particolare?
Ho iniziato a sviluppare una nuova storia, anche se, come ho detto prima, ora sono maggiormente impegnato nella distribuzione de "L'amicizia in guerra". Comunque, la scrittura continua a "chiamarmi" sempre più insistentemente e non è facile starle lontano. Non ho anticipazioni per il momento, ma mi auguro che i temi che andrò a sviluppare possano stimolare uno spirito critico attorno al testo.

In bocca al lupo per Marco, in attesa del suo prossimo lavoro!
Amarilli73

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