PENSIERI E RIFLESSIONI SU “ST. NACHO” DI Z.A. MAXFIELD

Titolo: St. Nacho
Titolo originale: St. Nacho’s – pubblicato da Loose Id.
Autore: Z. A. Maxfield
Edizione Ebook 978-88-98426-53-9
Lunghezza: 184 pagine
Collana: World / Rainbow
Genere: M/M
Formato: pdf, epub, mobi
Prezzo: € 4,49

Cooper ha trascorso gli ultimi tre anni a scappare da un passato doloroso. Si sposta di città in città, lavorando nelle cucine dei ristoranti e suonando il violino per racimolare qualche mancia.
Non appena inizia a sentirsi a proprio agio in un posto, o con qualcuno, se ne va.
La musica è forse l’unico linguaggio umano che ancora conosce e, per ironia della sorte, l’unico uomo con cui scopre di voler comunicare è sordo.
Shawn fa parte del gruppo teatrale di non udenti del college locale. Non appena incontra Cooper, decide di volerlo.
A Cooper vanno bene le storie di sesso, ma non le persone. Shawn invece è sì interessato al sesso, ma vuole che Cooper gli permetta di entrare a far parte della sua vita.
Cooper ha bisogno di tempo per guarire e per archiviare definitivamente il passato, e Shawn lo deve aiutare a perdonare se stesso e a fargli accettare la possibilità di essere amato.
Entrambi gli uomini scoprono che quando si tratta del tipo di guarigione che l’amore può portare, Santo Ignacio, la sonnolenta città sulla spiaggia, o “St. Nacho” come la chiamano i locali, potrebbe essere il posto migliore per ricominciare.

Il pensiero di Amarilli73:

Mi voltai verso di lui e misi la testa sul suo petto. Potevo sentire il battito del suo cuore. La sua mano arrivò ad accarezzarmi i capelli, il suo tocco mi rese felice.

La storia in sé e per sé mi è piaciuta abbastanza: è scritta bene ed è a suo modo avvincente. 
Ho molto apprezzato anche la presenza di Shawn , perché finalmente un uomo sordomuto viene visto per quello che è, ovvero un uomo come tutti, con i suoi normali appetiti sessuali, e non come il solito personaggio sofferente per attirare falsi pietismi. 

Quello che non sono riuscita a farmi piacere in alcun modo è invece il presunto figaccione tatuato protagonista. Nelle intenzioni sarebbe dovuto essere – credo – il classico bello e maledetto, sempre in fuga dal passato e riluttante a metter radici nel suo girovagare. A me è parso per tutto il libro un frinfrognone viziato che lascia che siano sempre gli altri a decidere per lui. 

(*SPOILER) 

Prima di tutto, la tragedia da cui fugge: per l’intero libro tutti si affanno a giustificare Cooper e a dire che no, non è colpa sua se anni prima, avendo capito di essere troppo ubriaco per guidare, aveva dato le chiavi del furgone al suo amico del cuore/compagno altrettanto ubriaco (provocando poi la tragedia). Ma stiamo scherzando? Cioè io sono ubriaco, il mio amico è ubriaco, io consegno le chiavi a un ubriaco e me ne lavo le mani, e poi… puf, non ho alcuna colpa se il MIO veicolo, guidato da un ubriaco a cui IO ho dato le chiavi, ha tirato sotto un bimbo?

Non pago di non essersi fatto un solo giorno di galera (a differenza dell’amico, cui hanno dato pure un benvenuto strong in prigione), il nostro, anziché dire: “però, quanto sono stato fortunato”, si disintossica e poi gira a zonzo in moto, buttando all’aria ogni prospettiva di futuro e un certo talento musicale (eh, sì, era pure un virtuoso del violino). Insomma, il destino gli ha dato una seconda possibilità e lui… boh, ha deciso di esprimere al meglio la sua aurea maledetta. Confesso che più di una volta mi è venuto da strozzarlo. 

E in tutto ciò – ulteriore sviluppo surreale e immeritato per un tipo così - il destino gli offre un’ulteriore terza possibilità, inviandogli Shawn come dono dal cielo, che deve affannarsi per rincorrerlo, riacciuffarlo e dargli finalmente la giusta scrollata?

Ok, di questi tipi pavidi e ingrati il mondo è ricco, ma non esaltiamoli pure nei romanzi.
Amarilli 73


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