PENSIERI E RIFLESSIONI SU “SOTTO I GIUNCHI” DI AMY LANE

Autore: Amy Lane
ISBN-13: 978-1-62798-048-7
Pagine 439
Copertina: Anne Cain
Traduttore: Laura di Berardino
Editore: Dreamspinner Press
Uscita: 18.11.2014

Sinossi - Dieci anni dopo che Dorjan ha creduto alle parole di un ragazzino anziché a quelle del suo ufficiale, lui e il suo miglior amico, Areau, ne pagano ancora le conseguenze, e cercano di fermare l’uomo veramente responsabile. Bloccato in una meticolosa danza per far cadere un governo corrotto, Dorjan si sforza di bilanciare il suo dolore con la rabbia di Areau. Proprio quando raggiunge il limite della sopportazione, vede un volto familiare nell’ombra, e il ragazzo di cui si era fidato un decennio prima gli offre una gentilezza inaspettata.
Taern ricorda il soldato che lo ha trovato sotto ai giunchi e ha ascoltato le sue preghiere di salvare la sua famiglia. Quando Dorjan riappare nella sua vita, Taern è conquistato dal suo impegno per la giustizia, ma è anche terrorizzato dai rischi che si assume. Tutto ciò che vuole fare per lui è guarirlo, ma la distruzione imminente ha richiesto dieci anni di lavoro e Dorjan non vuole il suo aiuto. Non se questo lo mette in pericolo.
Gli scontri di potere e il destino del mondo sono in bilico tra la follia di Areau e la nobiltà di Dorjan. Mentre quest’ultimo combatte per salvare l’umanità, Taern si unisce alla battaglia solo per salvare lui, sapendo che tutto dipende dal cuore di un uomo in armatura e dalla forza dell’uomo che lo ama.

Il pensiero di Amarilli73

Taern si chinò e lo baciò, e le braccia dell’altro si strinsero intorno alle sue spalle e lo cullarono come se fosse una cosa preziosa. 

Pur amando profondamente un’autrice, può sempre capitare il romanzo con cui non riesci ad entrare in perfetta sintonia. Stavolta è successo. 
Non credo sia stato per l’ambientazione, perché comunque ho già apprezzato in passato l’anima fantasy e non solo contemporanea di Amy Lane (tra tutti, consiglio il meraviglioso Vulnerable che è uscito anche da noi) e non ho neppure pregiudizi per il distopico come genere. In realtà devo dire che qui il tono cupo (che pure è una costante di quest’autrice) mi è parso un po’ eccessivo, soprattutto perché le atmosfere tristi e opprimenti andavano di pari passo con un ritmo oggettivamente lento, talora quasi snervante nel perdersi dietro a minuziose ricostruzioni di dettagli minori.
Ammetto di essermi costretta a leggerlo a piccole dosi, un capitolo al giorno da alternare con altre cose più briose, perché altrimenti non so se sarei riuscita ad arrivare sino alla fine. 
I personaggi come sempre sono meravigliosi, struggenti nella loro una tragica grandiosità: da Dorjan della fortezza di Kyon, l’uomo idealista costretto a divenire eroe suo malgrado, ad Areau , l’amico di sempre, il bel ragazzo torturato e rovinato per essergli stato leale, sino a Taern, occhi scuri come la mezzanotte, il ragazzino salvato durante una notte dolorosa e combattuta e ritrovato per caso in una notte altrettanto combattuta. Ecco, io alla fine mi ero affezionata ad Areau più di tutti e questo forse ha influito sul mio giudizio finale (chi leggerà potrà capire il perché).
Certo che proprio gli ultimi capitoli siano stati i più tragici e per questo più difficili da digerire. Mi è parso che questo trascinamento andasse avanti a vuoto, come se la Lane non fosse davvero convinta di concluderlo così (e infatti personalmente questo finale non mi ha lasciato granché soddisfatta, a parte un carico di tristezza che ho faticato a scuotermi di dosso…).
Amarilli73

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