Pensieri e riflessioni su "Il Bello della Vita" di Dan Rhodes

Titolo: Il Bello della Vita
Autore: Dan Rhodes
Editore: Newton Compton
Collana: Anagramma
ISBN: 885414309X
ISBN-13: 9788854143098
Pagine: 383

Sinossi:
La giovane Aurélie studia all'Accademia di Belle Arti di Parigi e conduce una vita abbastanza regolare. Fino a che il suo professore le chiederà di realizzare un bizzarro progetto creativo sulle conseguenze di alcune azioni e la combinazione tra volontà e casualità. Le conseguenze di un semplice gesto nel bel mezzo di una brulicante piazza parigina in un momento qualsiasi scateneranno una serie di avvenimenti che trasformeranno per sempre la vita di Aurélie e quella di coloro che la circondano. Tra notti alcoliche, incontri con personaggi bizzarri e coincidenze esilaranti, Aurélie percorrerà le strade di una Parigi magica e imprevedibile. In questa folle avventura la accompagnano l'amica Sylvie e il professor Papavoine, suo tutor nell'originale progetto che ha dato origine a tutto. Un libro romantico, ironico, in cui Dan Rhodes ci fa assaporare ancora una volta la vertiginosa bellezza della vita.

Il pensiero di Annachiara:
L’ultimo libro di Dan Rhodes, pubblicato in Italia da Newton Compton appena lo scorso anno, è senza dubbio un prodotto ben confezionato: una copertina seducente ed una trama accattivante promettono una commedia frizzante, piena di equivoci e senza mai un attimo di noia. Un libro divertente per passare qualche ora in piacevole compagnia di personaggi buffi e fuori dall’ordinario.

Purtroppo ciò non è del tutto vero e, forse, questa volta il marketing ha esagerato.

Senza dubbio, Il bello della vita aspira ad essere quel tipo di romanzo. L’autore mette una cura quasi maniacale in ogni singolo personaggio ed in ogni situazione, per far sì che tutto sia straordinario, matto, completamente fuori dalla realtà. Da Parigi al Giappone abbiamo ragazze orfane che sognano solo il matrimonio, bambini troppo orgogliosi per perdere, professori distratti che non sono quel che sembrano e molto altro ancora. Nessuna comparsa viene tralasciata, per ciascun personaggio secondario abbiamo un tratto caratteristico, un particolare buffo, un passato diverso. Solo la protagonista, Aurélie Renard, sembra essere una normalissima studentessa ventenne, alle prese con tutti gli insignificanti problemi dei giovani, invischiata per caso in un’avventura che la trascinerà molto lontano.

E le cose che capitano a questa massa variopinta di personaggi non sono da meno. Coincidenze, equivoci, colpi di scena vengono presentati con una certa frequenza e sono tutti preparati con attenzione.

Eppure, purtroppo, lo scrittore non riesce ad essere all’altezza delle sue stesse idee. Abbiamo, è vero, situazioni e personaggi assurdi, a volte al limite del grottesco, e curati nei minimi dettagli, ma la narrazione non ingrana mai, gli episodi non si concatenano tra loro, alle tanto pubblicizzate coincidenze non viene dato il giusto risalto e si ha la sensazione di leggere una storia un po’ approssimativa, adagiata sullo scorrere dei momenti, giorno per giorno, senza un forte filone conduttivo di cui si sente ampiamente la mancanza.

Una trama avvincente, insomma, avrebbe reso giustizia ad un lavoro di fantasia molto buono.
Così, invece, si rischia diverse volte di cadere in un baratro di noia dal quale è sempre difficile rialzarsi.
Nonostante le premesse, questo libro non è affatto scorrevole quanto si addice al genere e lo stesso stile con cui è scritto non è fresco come dovrebbe ma regala paragrafi lunghi, affaticanti, probabilmente inutili.

“Gli artisti devono smettere di usare le parole. Non devono spiegare perché fanno ciò che fanno e assolutamente non devono usarle come parte del loro lavoro.”

Interessante, invece, l’argomento dell’arte moderna e della rappresentazione della vita, che dovrebbe in qualche modo costituire la parte più riflessiva ed emozionale della narrazione. Per quanto trattato (com’è giusto che sia in questo caso) in maniera piuttosto superficiale e sciatta, regala quasi gli unici momenti riusciti di tutta la narrazione e fa da giusto complemento allo spettacolo di Le Machine, una delle trovate più riuscite del romanzo.

Il giudizio conclusivo purtroppo non può essere positivo perché, sebbene il libro presenti alcuni punti di forza, considerato nella sua globalità non è, a parer mio, una di quelle letture per cui vale la pena impiegare tempo.
Annachiara

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