Pensieri e riflessioni su "Il canto delle ombre" di Camilla Morgan-Davis


Titolo: Il canto delle ombre
Autore: Camilla Morgan-Davis
Editore: Zero91
ISBN: 8895381459
ISBN-13: 9788895381459
Pagine: 216
Sinossi:
Ad Amadriade, Maila, la ragazza con sangue di lupo, affida alla Luna il suo desiderio più intimo. Ritrovare Ren, il suo amore, il suo Othar. Solo una nuova visione, un nuovo sogno, potrebbe indicarle il luogo in cui lui è tenuto prigioniero o dove il suo corpo è stato abbandonato. I sogni di Maila sono però minacciati da alcuni Demoni, i Velatori, che vogliono impadronirsi della sua mente per accedere al regno della Luce e perdere la loro essenza di Ombre. Intanto, i Disincarnati, gli antichi nemici dei licantropi, hanno allestito una cellula segreta a Ochate. In questo paese del nord della Spagna, tengono prigionieri gli uomini lupo cercando l'Arma Celeste, un pericoloso veleno custodito da secoli in un luogo misterioso - in grado di sterminare ogni lincantropo. Maila sarà chiamata ancora una volta a onorare il suo ruolo di Prescelta. Lascerà Amadriade per mettersi in viaggio verso la città spagnola di Ochate. Affronterà la minaccia dei Velatori e la furia dei Disincarnati che incombe sul destino del suo popolo. Forse la Luna veglierà sul suo amore per Ren.

Il mio pensiero:
Il canto delle ombre è il secondo capitolo della trilogia urban fantasy Night Songs nata dalla penna della giovane autrice Camilla Morgan-Davis e pubblicato lo scorso marzo dalla Casa Editrice Zero91.

Un romanzo che affascina ed attrae il lettore sin dallo scaffale delle librerie grazie alle sue bellissime copertine che raffigurano la protagonista di questa serie: Maila.

Maila è una ragazza lupo che vive insieme ad i suoi genitori adottivi ad Amadriade. Non è una ragazza qualunque. È la Prescelta, una forte guerriera, colei che dovrà salvare il suo popolo dalla fine, colei che ha perso il suo Othar, il suo amore, il suo Ren.
Colei che non si vuole arrendere all'idea che Ren sia morto aggrappandosi ai suoi sogni rivelatori in grado di dargli ancora una speranza. Ma non ci si può fidare di tutti i sogni...

«Due sono le vie per le Ombre dei Sogni: una è di Corno, l'altra è d'Avorio.
Solo i sogni che provengono dalla Porta di Corno sono veri, vissuti da un essere mortale.
I sogni che provengono dalla Porta d'Avorio sono falsi. E pericolosi.»

Infatti un potente demone Velatore, Sateriel, approfitta del punto debole di Maila per introdursi nella sua mente ed in quella di Ren, usandoli come burattini nelle sue mani, al fine di ottenere il potere di aver libero accesso a tutte le menti umane, non solo durante il sonno, e nutrirsi così in qualsiasi momento del loro terrore, delle loro paure causate dagli incubi che provocherà in loro.

Così che in queste pagine vedremo Maila fronteggiarsi con diverse difficoltà per salvare Ren dai Disincarnati che lo tengono prigioniero e salvare la sua stirpe dalla fine.

Il romanzo è diviso in quattro parti a loro volta formate da sottocapitoletti abbastanza brevi e la trama è narrata in terza persona.

Trovo che l'autrice abbia anche dimostrato di avere conoscenze sui testi cristiani e pilastri della teologia e della filosofia della Chiesa Cattolica quali Tommaso d'Aquino, che vengono usati come base su cui costruire le concezioni distorte di Beatrice; molto interessante la filosofia proposta sulla concezione del male e l'origine dei licantropi.
Evocativo il richiamo al 1340 ed a Filippo VI di Valois, quando miseria e superstizione hanno alimentato le menti di intere popolazioni e dato agli Inquisitori molto materiale su cui operare, così che finzione, fantasia e leggenda si mescolano omogeneamente in questo romanzo.
Più storie nella storia.

Il linguaggio è davvero poetico e riesce ad evocare immagini sublimi. Molti sono i particolari che danno un quadro preciso degli ambienti e delle circostanze. Particolari vividi ed abbondanti in grado di far comprendere al lettore la folle agonia a cui sono sottoposti i licantropi e che conferiscono all'intero romanzo un senso di inquietudine. Queste atmosfere cupe, grigie, tetre, dark e tristi riempiono le pagine di questo secondo capitolo.

Leggendo il romanzo ho avuto come la sensazione che potesse esere paragonato ad una grande clessidra con alle due estremità Maila e Ren: il tempo passa e la sabbia scorre e quando finalmente pensiamo di essere arrivati ad una conclusione da lieto fine, troveremo solo la mano dell'autrice pronta a capovolgere nuovamente il nostro strumento per misurare il tempo. I ruoli si invertono e noi rimaniamo ancora con il fiato sospeso nell'attesa del prossimo capitolo.

L'amore tra Maila e Ren sarà così forte da vincere qualsiasi ostacolo e maledizione?

«Il mio amore per te...» aggiunse Maila rivolgendosi a Ren come se il ragazzo potesse sentirla «è un sentimento che c'è sempre stato, anche quando non ti conoscevo. È una storia che finisce e ricomincia ogni istante. Non volevamo amarci, non potevamo amarci, eppure così è stato, ed è solo amore. Quel che so oggi su noi due lo saprò per sempre».

Considerato che nel romanzo l'autrice cita parte del testo di una canzone dei Placebo, gruppo che peraltro amo, (oltre ai Korn con Alone I Break), trovo veramente calzi a pennello chiudere anche io la mia riflessione con queste parole:

C'mon, baby, c'mon, c'mon, darling,
Let me steal this moment from you now.
C'mon, angel, c'mon, c'mon, darling,
Let's exchange the experience, oh...'

And if I only could,
Make a deal with God,
And get him to swap our places,
Be running up that road,
Be running up that hill,
With no problems 

'If I only could, be running up that hill.

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