Pensieri su “Come una sinfonia” di Mathilda Blake

San Pietroburgo, 1877. 
È inconcepibile che una ragazza si dedichi alla musica e possa accedere al Conservatorio, soprattutto se orfana e priva di lignaggio.
Eppure grazie all’anziano conte Dashkov, proprietario della tenuta dove presta servizio, il sogno di Tchandra sembra avverarsi, ma ciò provoca verso di lei il risentimento dell’affascinante Dmitr, che la crede l’amante del padre. Il giovane tuttavia non può reprimere l’attrazione che prova per lei e, quando si vede costretto a partire per la guerra, si accorge di non aver fatto pace né con se stesso né con Tchandra. 

Riuscirà una musica lontana ad accarezzargli l’anima accendendo i suoi sensi?

Titolo: Come una sinfonia
Autore: Mathilda Blake
Editore: Mondadori
Collana: I Romanzi – Passion 194
Ambientazione: Russia, 1877
Uscita: dicembre 2020



Il nuovo romanzo di Mathilda Blake inizia come una fiaba, ma solo nel senso che inizia in un clima freddo e ovattato, in quella Russia nevosa dove sono ambientati tanti romanzi che amo. 

E c'è una protagonista che sembra uscita, appunto, da una fiaba: un'orfanella magra magra, sul punto di scomparire per la fame e gli stenti, che viene salvata niente meno che da un conte e portata/salvata a fare la vita della piccola sguattera in una grande dimora, ma anche della domestica prediletta, quella che il padrone si sente spinto a proteggere dalle angherie della vita.

Eppure subito la fiaba si interrompe, perché c'è un angelo nero all'orizzonte. 
Un ragazzo cattivo o incattivito, fate voi, il figlio viziato del padrone che entra in scena, prevarica, umilia, fa talmente il prepotente da indurti a prenderlo a schiaffoni. 
Mi sono ritrovata così, completamente rapita dalla storia di Tchandra, dalla sua bontà, dal suo incredibile talento per la musica e l'arte di accarezzare i tasti del piano. E totalmente presa dalla sofferenza di Dmitr, un ragazzo che vorrebbe soltanto essere amato e rispettare le aspettative della famiglia, mentre invece è roso dalla gelosia e dal timore di non essere mai abbastanza.

Sullo sfondo, si staglia la Russia di Alessandro II, quella Russia che si professa impero, ma che vive nel mito dell'Europa libera e progredita, schiacciata dalla minaccia ottomana sempre alle porte.

La Blake intesse un romanzo che scorre via tra storie e Storia, che ci racconta di persone che sono servi della gleba ma anche sognatori, militari ma anche ragazzi che cercano la gloria e l'onore, e vecchi conti che si struggono per le sinfonie e sono incapaci di concedere semplice affetto.

Veramente un bel libro, uno di quelli concepiti e confezionati con cura.

Un bonus aggiuntivo per averlo ambientato in un'epoca (siamo a cavallo della guerra russo-turca, tra l'aprile  1877 e il marzo 1878) che è spesso materia di romanzi di guerra ma non d'amore, per aver parlato della lotta all'indipendenza bulgara e per le note storiche sempre particolari. 
Ogni volta che leggi un suo romanzo, sei sicura di apprendere qualche nozione interessante.
Consigliato.

Ps. Un grazie personale a Mathilda per la gradita sorpresa nei ringraziamenti finali.

Amarilli

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