E per finire la TOP READING 2020 dedicata alla mia #classifica #FANTASY



Dopo #romance e #gayromance, non potevano mancare i miei amatissimi #FANTASY.

Questa terza classifica è stata davvero DIFFICILE, perché ho scoperto di averne amati parecchi nel corso dell'anno. C'è una CE predominante, ma in effetti ha davvero pubblicato tantissime uscite sfolgoranti, per cui non potevo non citarle tra le mie letture TOP.
Ci sono anche due TRILOGIE che non potevo scorporare perché le ho lette in blocco e il mio giudizio è di 5 stelle complessive.
Pronti a vederle?


NONA GREY di Mark Lawrence (Tutta la trilogia)
Mondadori


Questo è uno dei più bei fantasy letti quest'anno, ma anche negli ultimi anni. Di certo, ha influito che non leggessi la trilogia spezzettata, ma in un continuum di circa un mese, con i brividi ogni volta che aprivo il kindle (sì, l'ho letta in digitale, ma mi sono ripromessa di rileggerla quanto prima quest'inverno, sprofondata in poltrona davanti al caminetto). Nona Grey è uno di quei libri "invernali", da gustare pagina dopo pagina, al calduccio, mentre fuori c'è la nebbia o tira vento.

Partiamo dall'idea (geniale) dell'inizio di questa trilogia: Lawrence ha pensato bene di iniziare quasi dal fondo, presentandoci una scena, l'assalto al Convento della Dolce Misericordia, che vedremo tuttavia compiersi soltanto nel terzo volume.
E la cosa bella della narrazione è che, mentre la scena iniziale si presenta vivida, anche se confusa, lungo tutti i tre libri verremo a sapere chi sono i personaggi, quali sono le motivazioni dell'assalto, che cosa accade tutto intorno.
Insomma, sembra una sorta di spoilerone sul futuro della trilogia, che però ha l'effetto di stregare il lettore, di renderlo fedele sino in fondo, perchè ciascuno di noi vuol scoprire chi è suora Thorn e perchè servono centinaia di uomini per ammazzare una suora..
Poi, ovviamente, il narratore sposta lo sguardo e riavvolge il film: ripartiamo da una Nona bambina che sta per essere impiccata e passiamo alle sue prove, ai continui pericoli in cui si caccia e allo sviluppo di quelle che saranno poi le amicizie che veramente conteranno per lei, nel bene e nel male. E sono pagine da cui non riesci a staccarti, dense di avvenimenti, di dialoghi (non smettevo più di segnarmi citazioni), in cui Lawrence comincia a riversarti in un universo e in un'ambientazione, quella del Corridoio, da cui continui ad essere assorbito.
Influenze? Tanti richiami, tante ispirazioni. A me personalmente ha ricordato il miglior Ryan: specie questo primo volume è un po' la versione "femminile" del Canto del Sangue. E che versione... stupenda.


IL RICHIAMO DEL LUPO di Anthony Ryan
Fanucci Editore


Una ripresa strepitosa dal punto in cui eravamo rimasti.
Vaelin è invecchiato e se la passa così così come Signore della Torre nelle sue Lande, quando arriva la notizia di una minaccia che sta crescendo nell'altra parte del mondo, tra le steppe al confine dell'Impero di Smeraldo.

Come già nella precedente trilogia, Ryan sceglie di darci un secondo punto di vista narrativa, non solo quello da parte di Vaelin e dei suoi compagni, ma anche quello del nemico, e quindi vediamo l'ascesa di Kehlbrand attraverso gli occhi della sorella Luralyn.
Questo popolo delle Steppe potrebbe apparire uno stereotipo delle recenti saghe fantasy, un po' Tartari vecchio stampo, un po' Dotraki stile Martin, un po' Nadir scaturiti dalla saga dei Drenai di Gemmel, ma ha comunque un suo fascino.
E nel complesso Vaelin torna alla grande. Parte un po' acciaccato, finisce di nuovo trasformato in eroe.
Finale sospeso da mordersi le dita per l'impazienza...


LA CITTA' DI OTTONE di S.A. Chakraborty
Mondadori


Era dai tempi di "Rebel" che non ritornavo al folklore mitologico arabo-orientale, in particolare ai jinn e alle altre creature mitologiche, e non mi ritrovavo una protagonista simpatica, baciata dal destino, ma comunque senza quella spocchia da "l'eroina sono io, scansatevi tutti".
Quando la conosciamo, Nahri è una poveraccia, un'orfana, una che s'arrabatta tra le strade affaccendate del Cairo e i suoi bazar, spacciandosi per una sorta di praticona-indovina-ciarlatana. Siamo ai tempi della campagna francese, con un Egitto conteso tra francesi e ottomani, verso la fine dell'ottocento, e in mezzo a questa folla pulsante e stracciona, ogni tanto alla nostra capita di sentirsi un po' "diversa", qualche potere compare, qualche genio viene davvero evocato, se lei lo chiama con una lingua sconosciuta ma che le è familiare.
Tuttavia se tanto parevano misere e crudeli le città umane, anche la magnifica città d'ottone non scherza: tra architetture arabeggianti e palazzi sfarzosi, la dinastia regnante governa con polso di ferro, per nulla propensa a cedere il potere, soprattutto quando qualcuno che si credeva perduto si ripresenta a bussare alla porta...
Le razze sovrannaturali sono divise, e non solo tra le grandi tribù dei geziri, dei daeva, degli ayaanle, ma anche tra sanguepuro e shafit, i disprezzati incroci con gli umani. Nahra deve imparare a conoscere se stessa e le sue origini il prima possibile, perché la sua posizione è scomoda, e gli esseri che la circondano sono crudeli quanto gli umani, anche più impietosi, scaltri e traditori. Vicino a lei c'è sempre Dara, che è a mio parere il personaggio che più lascia il segno in chi legge: un guerriero senza memoria, una sorta di macellaio secolare, che però ha un sorriso sghembo che non perdona.
Una cosa va detta su questo romanzo: sono oltre 500 pagine che si leggono in un fiato, avvincenti e immaginifiche.


LA GRAZIA DEI RE di Ken Liu
Mondadori


Ci ho impiegato nove serate per finirlo e sono servite tutte.
Questo è un libro che, lo ammetto, ho detestato più di una volta almeno sino al 30%: non riuscivo a capirne il meccanismo e un po' mi perdevo nel tentativo di stare dietro a tutte le decine e decine di filoni e sotto-filoni narrativi che scorrevano sotto la trama principale.
Poi qualcosa è scattato: ho iniziato a intravedere tante tessere di un gioco a scacchiera che partono lontanissime e poi si avvicinano lentamente, sino a disegnare un quadro tanto vasto quanto affascinante.

Ken Liu ammette di averci messo anni a scriverlo e riscriverlo e l'impresa si avverte.
Niente è lasciato al caso: oltre alle miniature dei personaggi, apprendiamo luoghi, divinità, miti, leggende, filosofia, in un universo di vago sapore orientale in cui si affonda piacevolmente.
Per la sua complessità e vivacità, mi ha ricordato Martin e forse anche di più Erikson, per cui se vi piace una trama di guerra, battaglie, tradimenti, tranelli politici, ma anche squarci su singoli uomini nell'ombra, con divinità capricciose che si travestono e entrano deliberatamente a aiutare, corrompere e sovvertire gli accadimenti, è il libro che fa per voi.


LA NONA CASA di Leigh Bardugo
Mondadori


Dopo Sei di Corvi, mi sono letteralmente infatuata della scrittura della Bardugo, e più ancora del suo personaggio eccentrico e talentuoso, nonché dei suoi universi sempre sulla linea di confine tra realtà e magia, razionalismo e cultura contro la tranquilla accettazione di una dimensione ulteriore sempre in attesa/agguato al di là del velo.
Ok, quando si tratta di fantasy cedo spesso all'entusiasmo, ma se la dilogia dei Sei di Corvi mi era comunque parsa indirizzata a un target giovane, con citazioni letterarie che comunque si potevano cogliere e amare senza pretese, questo primo volume appartiene senza dubbio a una serie "adulta", dove la Bardugo attinge dal suo stesso background di studentessa di Yale, entrata in una sorta di sottomondo culturale elitario pur provenendo da un ambiente opposto.
La sensazione di spaesamento che prova Alex all'inizio è forse quella che ha provato Leigh e possiamo credere che anche lei ebbe la stessa determinazione di imporsi, sebbene non certo per investigare nell'occulto (... mmh ... questo in realtà non lo sappiamo per certo).

Trovo che la cover sia assolutamente azzeccata, perchè questo libro ha davvero una struttura a spirale, entra ed esce dal passato in un presente che si avvia al gran finale, come un serpente che si morde la coda, con una narrazione che si interseca con la voce di Alex e di Darlington, facendoceli conoscere a poco.
Alex viene da una sorta d'inferno e neppure lei ha ben chiaro a quale titolo le venga concessa l'ammissione in una università tanto esclusiva. Ma lei ha talenti nascosti, forse sospettati da chi la recluta all'inizio, in realtà compresi solo in seguito proprio dallo studente di buona famiglia a cui viene affidata perchè le faccia da mentore.
Alex e Darlington sono una sorta di team di controllori, sorvegliano che tutte le case (le varie confraternite, ciascuna con poteri, rituali e lati oscuri specifici) rispettino le regole, in una serie incredibile di esperienze, sino a quando qualcosa va storto.
Qualcosa va MOLTO storto.

E proprio Alex la stramba è l'unica che - forse - può porvi rimedio.
Un libro stellare, mozzafiato, tra spettri, maledizioni, incubi e tradimenti, con una Yale gotica e cinematografica a fare da sfondo.
E Darlington... è quasi una sofferenza chiudere il libro: per me Darlington è il nuovo Jericho Barrons.... (solo chi ha amato la saga della Moning mi potrà capire!)


IL RITMO DELLA GUERRA di Brandon Sanderson
Mondadori


Anche se un filino inferiore a Giuramento (per me sinora il migliore dei libri), anche questo quarto volume è riuscito a scatenare il mio animo da tifosa sfegatata dell'epic: ci sono una quantità spropositata di capitoli densi che ho letto con il cuore in gola e momenti di "i nostri eroi stanno perdendo" durante i quali ero tentata di tornare a mangiarmi le unghie per l'ansia come facevo da bambina.
Succede di tutto, succede tanto, e ringrazio il timore d'incorrere in spoiler che mi evita di cadere nella tentazione di rivelare troppo; però posso dire che nel complesso questo è un grande volume di "crescita" collettiva: se già al termine del precedente, Dalinar s'era dovuto scontrare con la propria dose di ombre e rimorsi, qui completa il giro e arriva a maturazione come grande eroe reale, tormentato ma capace di portarsi il mondo sulle spalle; pure Navani, sinora una regina consorte (per ben due volte) comincia a ritagliarsi un proprio ruolo e si ritrova in prima linea contro i Nichiliferi; le mie ragazze (Shallan e compagne, se avete seguito la saga sapete a chi mi riferisco) sono innamorate di Adolin, ma ancora indecise su chi debba prevalere (e lo capiranno, oh sì, con il meraviglioso apporto del principe più simpatico e leale che ci sia); e Kaladin, lui si ritrova a giocare la sfida più dolorosa, lacerato dai traumi della guerra, delle colpe familiari passate e delle incomprensioni familiari attuali.


GLI INGANNI DI LOCKE LAMORA
I PIRATI DELL'OCEANO ROSSO
LA REPUBBLICA DEI LADRI di Scott Lynch
Mondadori

Una tra le saghe preferite di mio papà, quindi mi è sembrato un segno del destino leggerla proprio in questo ultimo periodo di perdita.
Quello che Lynch immagina per Camorr è una specie di ducato marinaro, con molte ispirazioni tratte dagli ambienti della Venezia settecentesca, tra calli, porticcioli e gondole e chiatte che si destreggiavano tra i vari quartieri rivieraschi o le isole, con un'aggiunta di magia alchemica e stregoneria.

Lynch scrive con stile ricco e scanzonato, rifinendo ogni scena con descrizioni di nebbia e umidità salmastra, accompagnando i nostri in un continuo sviluppo sanguinoso e al contempo picaresco.
C'è una vena ironico-malinconica, molti tristi eventi, eppure spesso le battute di Locke, o Jean o Cimice, riescono a strappare il sorriso.
Un mondo di cenciosi a cui la fame ha aguzzato l'ingegno, ma anche un mondo di ladri con un profondo senso della banda e dell'onore, contro una classe di nobili arroganti e altrettanto avidi.
Migliaia di pagine che si leggono in un soffio, catturandoti in un'atmosfera particolarissima, con una narrazione sempre sopraffina. Straconsigliati tutti e tre.





LA VITA INVISIBILE DI ADDIE LARUE di V.E. Schwab
Mondadori

Da Faust a Il maestro e Margherita, per tornare indietro sino alla tentazione atavica della mela: in quanti si sono misurati con il patto dei patti, la cessione dell'anima in cambio di un tesoro, dell'immortalità, del potere, dell'amore ricambiato?

Strutturato come solo la Schwab sa fare (in effetti, mi ha ricordato molto EVIL/VICIOUS e la sua struttura passato/presente/passato), ecco una grande intensa partita con l'oscuro, il diavolo, o l'essere che si muove tra le fronde del bosco, tra sentimenti ed emozioni comuni e desideri che ci fanno commuovere per quanto ci appartengono. Forse all'inizio la narrazione appare lenta, ma poi mi sono accorta che rendeva benissimo l'idea del tempo dilatato; ti porta inesorabilmente a un punto d'incontro nel presente e a poco a poco ti fa comprendere quanto sia importante "quel" presente, quanta fatica abbia comportato l'arrivarci.

Non è solo una storia d'amore, non è solo una storia di tristezza e solitudine, non è solo la storia di un dio che a volte è stanco di essere un dio, di un uomo che vuole essere accettato, di una ragazza che vuole vedere il mondo: è la presa di coscienza di quanto siamo fugaci, effimeri, probabilmente vanitosi, certamente mortali e destinati a scomparire.



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