Pensieri su L'ANNO DEL DEMONE (Le cronache delle spade di Inazuma #2) di Steve Bein



Oshiro Mariko, l'unico detective donna del Dipartimento della Polizia Metropolitana di Tokyo, ha ricevuto la sperata promozione nella squadra Narcotici, e con essa arrivano nuovi colleghi, un nuovo caso, e un nuovo pericolo. Uno dei capi della yakuza ha messo una taglia sulla sua testa, ed è disposto a fare un passo indietro solo se lei ritroverà un'antica maschera scomparsa dalla sua abitazione a seguito di un raid della polizia. Ma Mariko non sa che quella maschera ha un potere ipnotico, né che è legata a un antico culto omicida, e non sa nemmeno come possa essere collegata alle spade di Inazuma, che lei stessa ha imparato a maneggiare. Sa solo che deve agire in fretta, prima che il potere della maschera metta in ginocchio l'intera Tokyo e la yakuza torni a reclamare la sua testa.

L'anno del demone
Serie: Le cronache delle spade di Inazuma #2
Steve Bein 
Editore: Fanucci
Pagine 572
Uscita: novembre 2014



A volte ci si deve ricredere e va ammesso con umiltà (e mestizia).
Se il primo volume di questa serie mi era parso nozionistico, almeno per me che ero (e sono) totalmente ignorante di cultura nipponica e anche di brevi cenni sulla storia dei samurai, del loro codice d'onore e delle loro numerose tradizioni, questo romanzo ha una struttura totalmente diversa: è un thriller avvincente e un gioiellino storico-fantasy.
Basti dire che, per circa una settimana, la sera tornavo a casa pregustando il momento di riprenderne la lettura.

Stavolta Bein, che, lo ricordo, è pur sempre professore di storia e filosofia asiatiche, tira fuori dal cilindro una narrazione multistrato e corale, una storia unica che si dipana in tre periodo paralleli: il periodo Heisei, ovvero la modernità, con la detective Mariko che deve difendere costantemente la sua posizione di detective donna (in un corpo di polizia totalmente maschile) e "straniera" (essendo cresciuta sino alle medie negli Stati Uniti); il periodo Muromachi, anno 198 (corrispondente al nostro 1484 d.C.), con la vita di Kaida, quasi una bambina, poverissima pescatrice di perle e tesori dei fondali, coinvolta nel ritrovamento di una maschera maledetta; e infine il periodo Azuchi-Momoyama, anno 21 (corrispondente al nostro 1588 d. C), dove ritroviamo il sedicenne Daigoro, inaspettato erede del clan di samurai Okuna, già conosciuto nel primo volume quale uno dei tanti possessori di una spada magica di Inazuma.

E se Mariko prosegue nelle indagini, tra Yakuza e una strana setta segreta, che si proclama continuatrice del famoso Vento medievale, Daigoro e Kaida entrano veramente in contatto con il Vento originario e i suoi poteri magici, seppure a un secolo di distanza tra loro, coinvolgendo il lettore in avventure e imprese epiche, tra tristezza, coraggio e altruismo.

Daigoro, in particolare, è diventato un eroe a cui mi sono affezionata, zoppo e sciancato, quasi incapace di reggere la spada, eppure in grado di tenere testa a signori della guerra e generali avidi con la sola forza della propria scaltrezza e del suo bushido.

Purtroppo, e qui sta la mia frustrazione, sebbene il romanzo abbia una conclusione, è evidente che i tre filoni avranno un ulteriore compimento nel terzo volume, quando si coglieranno i frutti di tutti dettagli seminati tra le pagine. E, purtroppo, il terzo volume da noi non è mai uscito :(
Sì, potrebbe leggerlo in inglese, ma la commistione di termini e lo stile complesso mi spaventa.

Amarilli

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