Pensieri su "Cantami, o Diva" di Maya Deane
Achille ha abbandonato la sua gente, i mirmidoni, per vivere da donna con le kallai, le belle transgender della Gran Madre Afrodite. Quando Odisseo viene a prendere "il principe Achille" per la guerra contro gli ittiti, lei è pronta a morire pur di non combattere come un uomo. Ma sua madre Atena, la Silente, la salva, donandole quello che ha sempre desiderato: un corpo femminile. Le promette anche gloria, potere, piacere, vittoria e, soprattutto, un figlio nato dalle sue carni. Così, insieme all'amato cugino Patroclo e a sua moglie, la maga Meryapi, Achille parte per la guerra in cerca di vendetta. Ma gli dèi – una famiglia disfunzionale di violenti immortali che si sono saziati di sacrifici umani per secoli – hanno intessuto una tela di intrighi più spaventosa di quanto Achille possa immaginare. Al centro di questa tela c'è Elena, che vede in Achille una degna rivale, dopo millenni di noia e vacuo dominio. Innamorata della sua nuova nemesi, Elena vuole distruggere tutto ciò che Achille ama, in una lotta all'ultimo sangue.
Basata sui testi antichi e sulle più recenti scoperte archeologiche, questa riscrittura dell'Iliade ricostruisce in maniera appassionante un mondo perduto di dèi ed eroine, raccontando la guerra di Troia come mai è stato fatto.
Maya Deane
CANTAMI, O DIVA
Editore: Mondadori
Pagine 528
Uscita: 19 Luglio 2022
Letto in due rate: arrivata al 40% la prima volta, abbondonato, e poi ripreso e completato.
Questo si è rivelato per me un romanzo ostico, sia per stile che per contenuto: se l'inizio incuriosisce, poi subentra una pesantezza assurda in ogni cosa.
Anche nel poema omerico, Achille si trasveste da fanciulla, ma lo fa soprattutto per fuggire dal destino della guerra e dall'inseguimento di Ulisse che lo vuole condurre a Troia con i Mirmidoni.
Qui, invece, la figura viene sfumata in una sorta di eroina transgender, almeno nelle intenzioni di chi lo ha scritto, che però modifica il proprio corpo per influsso divino (ritrovandosi ad avere il ciclo, grazie alle suppliche rivolte alla Gran Madre) e diviene poi una creatura semidivina (lo era anche nel poema del vate di Chio, ma nel volume tutto è sfumato in toni mistico-onirici).
Se anche il lettore si fosse rassegnato a farsi stupire dagli effetti speciali, aggiungiamo che, giunta a Troia, Achilleas resterà essa stessa vittima di un'Elena malvagia e totalmente distorta dal mito originale, in un crescendo di sangue splatter, morte e narrazione fatalista, tra dei greci e forestieri.
Sono la prima ad ammettere che forse non disponevo degli strumenti adatti a comprendere la natura di Achille/Achilleas/Pirra, ma, per quanto abbia già letto altri libri sul tema, tra le pagine non ho ravvisato un vero interesse per rendere intellegibile il messaggio (se c'è) che il libro dovrebbe trasmettere.
D'altra parte, non mi è neppure piaciuta l'idea di spacciare per #retelling una storia che spesso è libera invenzione o libera interpretazione, oltretutto lasciando intendere che sia basata su presunti nuovi studi e scoperte (quali? Non c'è alcun cenno, né alcuna fonte citata!).
Nulla di male, a essere originali, ma basta con il filone mitologico di successo per accalappiare lettori.
Nel complesso: noia. Confusione e noia.
Nonostante una cover superba.
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