Review Party per "Ragazza, serpente, spina" di Melissa Bashardoust



C’era e non c’era una volta − così cominciano sempre le fiabe − una principessa destinata ad avvelenare chiunque la toccasse.
Ma per Soraya, tenuta nascosta fin dalla nascita, cresciuta lontana dalla sua famiglia, al sicuro solo nel suo giardino, questa non è soltanto una fiaba.
All’approssimarsi delle nozze del suo gemello, Soraya deve decidere se uscire allo scoperto per la prima volta. Nelle segrete del palazzo una div, una demone, potrebbe avere le risposte che sta cercando, la chiave per ottenere la libertà. Al di fuori c’è un giovane uomo che non teme la principessa, nei cui occhi non si legge paura, ma profonda comprensione di chi lei sia veramente, oltre la maledizione e il veleno.

Soraya pensava di sapere quale fosse il suo posto nel mondo, ma quando le sue scelte portano a conseguenze inimmaginabili, inizia a chiedersi chi sia davvero e cosa stia diventando: una donna o una demone? Una principessa o un mostro?


Melissa Bashardoust
Ragazza, serpente, spina
Editore: Mondadori *
 * ringrazio la CE per la copia digitale
ISBN: 9788804739029
336 pagine
Uscita: 5 ottobre 2021



Questo era uno dei fantasy che attendevo con più curiosità quest'anno, un po' per la cover suggestiva (già ammirate nelle edizioni in lingua), un po' perché sapevo che la trama riprendeva elementi di mitologia persiano-araba, quei div e quelle atmosfere che già avevo amato molto, ad esempio, nella Città di Ottone.
In realtà, e purtroppo, aggiungo, tanta bellezza si è fermata in gran parte a livello copertina, perché la sostanza non è stato all'altezza della forma.

Diciamo che è un libro che, partito in modo originale, si è perso per strada, facendomi faticare per concluderlo.
Non ne faccio una colpa al tono fiabesco, ma al fatto che questo tono è stato mantenuto per mantenere lo stile costantemente a un livello semplicistico/infantile, con un continuo raccontare e raccontare, piuttosto che far vedere e immaginare.

La protagonista, Soraya, è una tizia piagnucolosa, che si autoflagella per la propria sorte e ha l'irritante abitudine di riversare la responsabilità delle proprie azioni sugli altri: non sono io che uccido, ma il mio veleno; non sono io che mi sono messa in questa situazione, ma è la maledizione che mi pesa addosso; non sono veramente io che invidio parecchio la mia futura cognata e mio fratello che si gode tutti i privilegi, ma la mia condizione che impedisce di provare veri sentimenti (invece di prendere un bel respiro e sfogarsi, ammettendo che la futura cognatina è davvero una perfettina occhioni da cerbiatta e tutta bontà, che si rende urticante alla prima parola di miele...).

Quando finalmente il libro sembrava girare, assumendo toni da fiaba dark, e con qualche rimando alla Bella e la bestia, tacchete, che subito tutto viene schiacciato sotto il calcagno del buonismo, dell'ipocrisia, dell'amore familiare che vince su ogni cosa, della luce ideale e virtuosa che vince su ogni scivolone, su ogni imperfezione, e su ogni traccia oscura.

Concludendo: sbadigli e ancora sbadigli. 
Il mostro è l’unica cosa interessante 🧐 e il finale è semplicemente troppo mesto. 
Dimenticabile.

Amarilli

4 commenti:

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