Torna "La sindrome di Rubens" di A.I. Cudil: recensione e intervista


Matthias Sallmann è un carismatico astro nascente nel panorama della critica d’arte europea. Durante una conferenza, attira l’attenzione del grande pubblico menzionando un’intrigante teoria, “La sindrome di Rubens”, in cui l’arte e il sesso si fondono in un legame piccante.

Quella che credeva una trovata per incuriosire i media, assume tutto un altro significato quando il professore viene contattato da una ragazza veneziana che sostiene di aver sperimentato di persona la sindrome. Dapprima è scettico nei confronti di Lidia, quando scopre che l’uomo che l’ha sedotta è niente meno che suo fratello, Karl, Matthias cambia approccio e decide di scrivere un saggio sull’argomento, facendosi aiutare proprio dai due ragazzi.

Tanja è l’assistente di Matthias da anni, lo ammira per il suo lavoro ma non può credere che la sindrome di Rubens esista davvero, soprattutto perché questa ricerca rischia di compromettere la sua amicizia con Karl.
Per Karl invece la sindrome di Rubens è stata una rivelazione, da sempre ha vissuto nell’ombra del fratello, ma quello che è successo con Lidia ha sconvolto tutto il suo mondo mostrandogli una parte di sé che soffocava. Adesso è deciso a prendersi quello che più desidera senza esitare.
Matthias è determinato a dare una svolta decisiva alla sua carriera grazie allo studio approfondito sulla sindrome di Rubens ma si ritroverà sempre più coinvolto da Lidia che con le sue stoccate e battute pungenti non sembra per nulla intimorita dalla fama del professore.

Tra le calli e i canali che bagnano Venezia quattro persone molto differenti tra loro, ma unite dalla comune passione per l’arte, dovranno fare i conti con una sindrome molto diversa da quella di Rubens e che assomiglia pericolosamente all’amore.

Titolo: La sindrome di Rubens
Autrice: A. I. Cudil
Serie: Conclusivo
Editore: Triskell *
 * ringrazio la CE per la copia
Genere: Romance Contemporaneo
Lunghezza: 251 pagine



Questa recensione esce dopo l'insolita esperienza di aver percorso, all'inizio di settembre, calli e campi veneziani proprio insieme all'autrice.
Gli ultimi suoi due romanzi, infatti, erano casualmente ambientati in una città da me (e da lei) amatissima, quindi la sensazione di ritrovarci lì, in posti dove potevano aver camminato anche Matthias e Lidia, ma anche Michael e Giulio, è stata parecchio singolare, diciamo un armadio di Narnia che si è aperto per farci entrare.

La Cudil è un'autrice a tutto tondo, nel senso che sinora l'ho letta in quasi tutti i generi, dallo scifi allo storico, al romance con venature erotiche.
Quest'ultimo è anche il genere di La sindrome di Rubens, un romanzo incentrato su una sindrome (anche se il termine mi ispira qualcosa di negativo, quasi fosse più una malattia) che esiste davvero ed è studiata come una variante della forse più famosa sindrome di Stendhal.

In ogni caso, è quella particolare condizione che si verifica quando certe persone che, pur non avendo legami sentimentali in quel frangente, ma dotate di una spiccata predisposizione verso la bellezza e l'arte, si ritrovano a ricevere sollecitazioni visive, uditive e olfattive grazie a un quadro o un oggetto artistico. Non serve che l'opera sia famosa, conta l'influenza che scatena a livello personale, provocando un'eccitazione improvvisa, inaspettata, non premeditata e quasi incontrollabile.
Proprio ciò che capita a Lidia Venier e a un misterioso, affascinante e sensuale ragazzo, all'interno di un museo.

Ma quando Lidia cerca di indagare e mettere insieme i pezzi del puzzle, scopre che il suo amante "d'arte" non è una persona qualunque. Karl è legato agli studi che sta compiendo il fratello Matthias, insieme alla sua assistente Tanja, e quanto accaduto può essere un motivo di studio e di svolta per l'intera ricerca. I quattro si troveranno al centro di attrazioni reciproche, di sentimenti nascosti e da rivelare, sempre circondati da cornici suggestive.

Un bel romanzo, fresco e vivace, con una forte carica sensuale, che ci avvolge durante la lettura, accompagnandoci tra quadri meravigliosi e ben due piacevolissime storie d'amore.

Amarilli

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E ORA UNA BREVE INTERVISTA ALL'AUTRICE!

Ciao Antonia Iolanda, sei una presenza fissa nel nostro blog, quindi eviterò le domande tradizionali su carriera e autori preferiti.
Quanto c'è di tuo in questo romanzo?


Ciao a tutti! È sempre un piacere essere ospitata in questo splendido blog, grazie!
La sindrome di Rubens nasconde, ma neanche tanto, il mio amore per gli artisti e il mondo dell’arte. In questo senso posso dire che c’è molto di mio nel romanzo, la calma con la quale Lidia passeggia tra le sale del museo, l’abilità di Tanja di gestire un perfezionista come Matthias, la passione per la ricerca di Matthias e l’inquietudine di Karl che sembra non sapere che cosa vuole davvero dalla vita.

Sei mai stata vittima della stessa sindrome? 

Ma chi lo sa, forse un giorno…

Nel corso del romanzo citi alcune opere d'arte e alcuni (bellissimi) musei: a parte questi, vorresti parlarci di un artista o di un quadro del cuore?

Più che quadri io ho statue del cuore, nonostante nel libro parli quasi esclusivamente di pittura, io sono una grande appassionata di scultura. Per Canova ho una sorta di adorazione e “Amore e Psiche”, la scultura conservata al Louvre, credo di averla ammirata per una buona mezz’ora. 
Però, a costo di sembrare scontata, è Michelangelo il mio artista del cuore, con il suo caratteraccio e tutti i suoi tormenti, resta per me il più grande e ogni volta che sono andata a Firenze ho sempre cercato di rivedere il David, la statua che da quando avevo sedici anni è l’opera scultorea del mio cuore.
Se devo scegliere un quadro senza dubbio dico “La tempesta” di Giorgione: un quadro piccolo ma pieno di misteri.

Che effetto ti fa rivedere il romanzo in una veste nuova?

Confesso che ogni volta che guardo il libro sorrido, provo una grande gioia. Mi piace moltissimo la nuova edizione, partendo dalla copertina che rappresenta perfettamente il tema del libro, fino ad arrivare al testo che è stato rivisto e ampliato e che ora racchiude al meglio tutti i messaggi che volevo trasmettere con la mia storia. Sono molto contenta che La sindrome di Rubens abbia avuto la sua seconda occasione.

Avresti voluto cambiare qualcosa nella trama?

No, in realtà quello che volevo cambiare l’ho cambiato.

Il tuo rapporto d'affetto con Venezia è noto (e condiviso). Credo che ormai siamo a 3 romanzi (o sono di più). Ci tornerai con altre storie o hai puntato qualche altra città?

In effetti ho ambientato a Venezia tre romanzi e una novella, ma non credo di aver terminato con questa città, mi resta il pallino di paranormal romance che la veda come luogo di eventi magici. Ora però ho in mente di spostarmi un po’ a nord di Venezia ma non dico nulla per il momento.

Romance con qualche scena erotica o una storia erotica con un sottofondo romantico: cosa preferisci? E i lettori, a tuo parere, cosa cercano?

La mia preferenza va allo stile di scrittura e al modo in cui vengono gestiti i personaggi, quindi paradossalmente non scelgo, perché entrambe le opzioni per me si equivalgono, se l’autrice o l’autore riescono a tenermi incollata alle pagine. Credo che i lettori cerchino emozioni, storie che li avvolgono e li tengano avviluppati nel confortevole calore che un buon libro può regalare.

Grazie mille per le tue risposte e in bocca al lupo per le tue prossime sfide!




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