Pensieri su "L'elogio del barista" di Caterina Ferraresi

Riflessioni semiserie di una psicoterapeuta sull'inutilità della psicanalisi

«Qualcuno - non ricordo chi - ha detto: se hai un problema puoi fare tre cose, parlarne con il tuo barista, andare in analisi o tenertelo per te. Il risultato alla fine sarà lo stesso.» 

Caterina Ferraresi ha raccolto in questo libro le sue riflessioni su anni di lavoro come psicoterapeuta. L’amore per la sua professione traspare da ogni pagina, ma ancor più traspare la solidarietà che la lega alle persone che a lei si rivolgono, sempre con una ragione, ma a volte con una ragione sbagliata. Il disagio esistenziale o l’infelicità, l’incapacità di vivere bene la propria vita possono derivare da traumi più o meno profondi, o da personalità particolarmente complesse, ma attenzione a non far diventare queste cause delle scuse per arrendersi, prima ancora di cominciare a voler cambiare in meglio la propria vita. In una carrellata divertente e spiritosa di piccoli esempi, di casi clinici, di psicologismi superficiali, di «trappole» tese dagli altri o peggio da se stessi, di «modelli per l’infelicità» e di «strategie per combatterli», Caterina Ferraresi invita tutti a non perdere di vista il concetto chiave: la nostra responsabilità per ciò che siamo e ciò che possiamo diventare. «Perché la vita sia una cosa leggera, da intraprendere con passo lieve e con il cuore puro.»

L'elogio del barista
Caterina Ferraresi
collana Saggi
144 pagine
ISBN 9788867002221

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Sembra un libro banale. Appunto, sembra... ma non lo è. Sarà che è scritto in maniera semplice, discorsiva, con vocaboli colloquiali da popolo basso. Alla prima lettura ti chiedi perché acquistare un libro così e, soprattutto, perché la Corbaccio l'ha pubblicato. Poi, rileggendolo, vieni colpito dal senso del tutto. In realtà diffonde delle grandi verità. Considerazioni e soluzioni così semplici da poter associare all'uovo di Colombo. "Perché proprio a me, chiedono i pazienti al medico di fronte a una malattia, un problema, un dolore. La risposta, maleducata ma rigorosa, sarebbe: perché a un altro?"

L'autrice nonché terapeuta è inflessibile e dissacrante nelle sue argomentazioni. Sulla carta alcune frasi appaiono veramente acide; credo che sia tutto voluto e cercato per smuovere il dinosauro pachidermico che è in noi. Certe convinzioni vanno sradicate con forza e duramente se si vuole vivere invece di sopravvivere.
Mi piace molto lo stile dell'autrice che si è sdoganata dal solito modo di scrivere un po' cattedratico di psichiatri e terapeuti. 
Consiglio la lettura a tutti coloro che hanno male all'anima e si vogliano prendere una tranvata nei denti... terapeutica però!

Ledra

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