Anteprima Esclusiva per il Blog - un estratto da "GHIACCIO E FUOCO" di Virginia Henley

Vi ricordate che vi avevamo anticipato le prossime uscite della Ce Follie Letterarie?
Ebbene, una è già on line: GHIACCIO E FUOCO di Virginia Henley

Eve Barlow, agente immobiliare e femminista convinta, trova decisamente insopportabili gli atteggiamenti da macho di Clive Kelly, un vigile del fuoco alla ricerca di una nuova casa. Quando i due si trovano a viaggiare insieme per visitare una proprietà sul Lago Michigan, fra loro volano scintille. Poi un incidente mette in serio pericolo la vita di Eve. In quell'occasione, la donna avrà modo di rendersi conto quanto sia piacevole avere un uomo pronto a soddisfare i suoi desideri e a insegnarle come la passione bruciante possa trasformarsi in amore.
Dall'autrice di "Nati nemici", "Il Falco e la Colomba", "La spada e il Gelsomino", "Il Corvo e la Rosa", una storia fino ad oggi inedita per l'Italia e pubblicata in esclusiva per Follie Letterarie.

Autrice: Virginia Henley
Titolo: Ghiaccio e Fuoco
Editore: Follie Letterarie
Formato: digitale
Prezzo: € 3,20
Genere: novella, contemporanea



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Segnaliamo qui anche l'intervista fatta all'autrice, che troverete sulla pagina di Follie Letterarie: http://www.follieletterarie.com/virginia-henley-intervista-allautrice/

E infine, solo per voi lettori (un caloroso grazie a Eleonora Morrea di Follie Letterarie!) un estratto esclusivo della novella.


Eve Barlow era nuda.
L’asciugamano era scivolato sul pavimento con un sibilo e ora erano lì, finalmente insieme, a guardarsi negli occhi. Assunse una posa provocatoria, sollevando i lunghi capelli biondi e lasciandoli ricadere a cascata sulle spalle.
― Sono bella? ― chiese. ― Sono sexy?
Quella domanda dimostrava che era vulnerabile: l’ultima cosa che desiderasse essere.
Era uno sguardo critico quello che colse? Il silenzio riempiva la camera da letto. Se ci voleva così tanto per rispondere a quelle domande, forse la risposta era no!
Fissò gli occhi verdi, vide il divertimento in agguato e l’esuberante fiducia in se stessa tornò a travolgerla.
― Sì, sei bella. Sì, sei sexy! Sei anche intelligente, di successo e indipendente ― venne la risposta. Gli occhi verdi valutarono i seni pieni e maturi, guardarono i capezzoli inturgidirsi.
― Hai dimenticato pazza ― disse al proprio riflesso, mentre il corpo rabbrividiva. ― Chiunque stia nudo davanti a uno specchio quando la temperatura esterna è sotto lo zero, deve essere pazza!
Eve sapeva che il regalo di Natale di Trevor Bennett sarebbe stato un anello di diamanti. Nell’infilare il collant, si chiese se fosse pronta a fidanzarsi. La risposta era sì. Aveva ventisei anni, l’età perfetta per sposarsi. Anche tutto il resto della sua vita era quasi perfetto.
La carriera era in ascesa, le finanze solide come roccia, e il suo quasi fidanzato possedeva tutte le qualità che avrebbero fatto di lui un marito perfetto: sensibilità, gentilezza e comprensione. Trevor era un professore di inglese alla Western Michigan University e spesso le citava poesie.
Scelse un abito di lana rossa, poi calzò gli stivali neri a tacco alto. Indossava sempre i tacchi, anche con l’abbigliamento da ufficio. Non c’era ragione per cui una donna in carriera non potesse mostrare di avere delle gambe sexy. Nel momento in cui afferrò la ventiquattrore, il telefono squillò.
― Eve? Non mi hai ancora detto se verrai a casa per Natale, cara.
― Ciao, mamma. Ti ho mandato un’email ieri sera.
― Oh, tesoro, lo sai che non ne capisco niente di computer. Papà sta cercando di spiegarmi, ma mi sento molto più a mio agio con il telefono.
― Certamente io e Trevor verremo al cenone di Natale. È il mio turno e mi piacerebbe moltissimo portarvi fuori al Plaza: detesto vederti tutto il giorno ai fornelli. Ma dal momento che insisti nel tradizionale tacchino cucinato in casa, mi arrendo.
― Sai che per me è un divertimento. Mi piacciono tutte le cose che rendono speciale il Natale.
― Lo so, mamma. È per quello che ti amiamo così tanto. Devo scappare, ho le chiavi dell’ufficio e oggi tocca a me aprire. Ci vediamo la mattina di Natale.
― Guida con prudenza, cara.
Eve sospirò. Non aveva senso cercare di cambiare Susan alla sua età. Sua madre era una casalinga totalmente appagata, un angelo del focolare, come l’avevano considerata gli uomini della sua vita. Non aveva idea che vi fossero mondi da conquistare, là fuori. 
Susie, così suo padre insisteva nel chiamarla, aveva costruito una casa felice per la famiglia e il marito arruolato nell’aviazione, non importava dove venissero trasferiti. Ovunque Susie si trovasse, Ted era il centro della sua vita e i suoi due figli orbitavano attorno a lui.
Ted era un maggiore macho che faceva battute su tutto, ma governava la famiglia con il pugno di ferro. Suo padre aveva desiderato un fratellino per il primogenito, Steven, ma quando Susie aveva dato alla luce una bambina, aveva sorriso con benevolenza.
Suo fratello aveva seguito le orme del padre, arruolandosi nell’esercito e diventando un asso prima di compire vent’anni. Ma Eve era determinata a non trasformarsi in un clone della madre. Evitava gli uomini dominanti e dispotici, convinti che il ‘posto di una donna fosse in cucina, o in camera da letto’.


Eve parcheggiò la Mercedes nello spazio contrassegnato con il suo nome e aprì la porta d’ingresso della Caldwell Baker Real Estate. Una società privata di cui sperava di diventare socio a pieno titolo entro sei mesi.
Prima che potesse leggere tutti i fax, cominciarono ad arrivare gli altri agenti. Bob e George erano insieme, perché Bob aveva rotto il proprio Caddy su una strada ghiacciata e ora il veicolo era in riparazione, in attesa dei pezzi di ricambio. Quando Eve aveva iniziato a lavorare per l’agenzia, l’avevano presa in giro per le sue strategie di vendita aggressive, l’avevano soprannominata virago, ma ora che le sue vendite superavano di gran lunga le loro, le dimostravano il rispetto che si era guadagnata.
― Sono dispiaciuta per l’incidente, Bob. Il tempo dovrebbe essere più mite oggi... venendo qui ho notato che il ghiaccio iniziava a sciogliersi.
― Mite abbastanza da nevicare ― predisse George, che tendeva a essere pessimista.
― Congratulazioni per essere entrata a far parte del Circolo del Presidente, Eve ― disse Bob.
Eve era stata membro del Club dei Multimilionari durante gli ultimi due anni, ma ora che vendeva proprietà residenziali e commerciali, aveva raggiunto nuovi livelli. ― Non sono ancora entrata, ma grazie, Bob.
― Oh, diavolo, è solo il ventitré di dicembre. Mancano ancora nove giorni alla fine dell’anno ― disse Bob, facendo l’occhiolino a George.
Quei bastardi sperano che non ce la faccia, realizzò Eve all’improvviso.
Quando gli altri agenti arrivarono, la prima cosa su cui posarono lo sguardo fu la macchina del caffè accanto allo scaffale degli schedari, e nel vedere che non era pronto, si voltarono verso di lei. Be’, potevano aspettare all’infinito, prima che preparasse loro il caffè, decise Eve entrando nel proprio ufficio per occuparsi della lista delle proprietà in vendita. Era sotto di quattrocentomila dollari, e determinata a raggiungere il proprio obiettivo, nei limiti del possibile.
Quando arrivò la segretaria, gli uomini sospirarono di sollievo. Si prodigarono tutti per aiutarla a togliersi il cappotto e gli stivali, poi la seguirono in massa fino alla macchina del caffè. Bo Peep ha trovato la sua pecorella, pensò sarcastica Eve, ricordando la vecchia filastrocca.
Qualcuno varcò la porta d’ingresso, e poiché gli altri agenti erano sul retro dei locali, Eve uscì dal proprio ufficio per accogliere il potenziale cliente. Era alto e aveva capelli neri come il giaietto, indossava una camicia blu scuro e un giubbotto di pelle decorato con anelli porta proiettili. Probabilmente non sapeva che erano solo per decorazione, dato che vi aveva infilato delle pallottole vere.
― Sono Eve Barlow. Posso aiutarla?
I profondi occhi blu dell’uomo le fissarono la bocca, poi si soffermarono sui seni, scesero verso le gambe, quindi risalirono il suo corpo fino ai capelli biondi, e finalmente, si fermarono ai suoi occhi.
Perché non fai una dannata fotografia? Durerà di più, pensò lei silenziosamente.
― Non credo. Sto cercando Maxwell Robin.
Era la voce più profonda che Eve avesse mai sentito.
― Maxwell aveva un appuntamento, e non sarà qui prima delle dieci. È sicuro che non posso esserle utile?
― Potrebbe, e in molti modi, ma nessuno che si adatti a un’agenzia immobiliare. ― Le rivolse un sorriso storto, che lei non ricambiò, anzi, girò sui tacchi e tornò nel proprio ufficio.
― Potrebbe portarmi una tazza di caffè mentre aspetto Max.
Eve si bloccò, si voltò scoccandogli un’occhiata che avrebbe fatto tremare un maschio più attento. Si trattenne dal replicare quello che le era venuto in mente, e disse freddamente: ― Si senta libero di servirsi.
― Non mi tenti ― le strizzò l’occhio.
Quel disgraziato sessista le aveva fatto l’occhiolino! Eve tornò in ufficio e chiuse la porta sbattendola. Si mise al computer e vide che aveva ricevuto un’email. L’aprì. Era di Trevor, che spesso, nei giorni feriali, si fermava all’università di Kalamazoo. Non c’è lezione venerdì, così ci vedremo domani sera. Ti andrebbe di andare al Cygnus e di ballare sotto le stelle?
Gli rispose di sì. Trevor, mi piacerebbe molto andare al Cygnus per cena, a condizione di non fare troppo tardi. Probabilmente lavoro venerdì.
In mezz’ora, arrivò la risposta: Capisco. È un appuntamento!
Eve sorrise alle parole sullo schermo del computer. Trevor Bennett era l’uomo più comprensivo del mondo; non aveva problemi con la sua determinazione, la sua carriera, o con il fatto che guadagnava più di lui. Rifletté brevemente sulla possibilità di mantenere il proprio cognome, anche dopo sposati. Eve Barlow Bennett... suonava bene, e Trevor non avrebbe obiettato. Quindi perché no?
La voce di Maxwell provenne dal citofono, mettendo fine alle sue fantasticherie.
― Eve, sei libera? Potresti venire nel mio ufficio?
Nell’aprire la porta, Eve udì la voce profonda che diceva: ― Non voglio un agente femmina. Voglio te, Max.
― La proprietà che ti interessa è nella lista di Eve Barlow. Ha l’esclusiva.
Eve serrò i denti ed entrò nell’ufficio del proprietario.
― Ms Barlow, ti presento Mr Kelly. È interessato alla proprietà fronte lago, dopo Ludington. Gli stavo appunto spiegando che è di tua competenza.
Eve strinse la mano ad Action Man, come l’aveva già etichettato, assicurandosi di avere una presa ferma. Sapeva che Max stava mostrandosi generoso. La vendita era stata affidata a lei da un’amica di Detroit che aveva ereditato la proprietà dai genitori defunti. Tuttavia, non c’era ragione per cui Maxwell non potesse venderla, a meno che, ovviamente, non volesse farla entrare nel Club del Presidente quell’anno.
― Vorrei darci un’occhiata ― Kelly si voltò verso Maxwell. ― Puoi venire con me?
― Ti ho detto che è nella lista delle proprietà di Ms Barlow. Io ho appuntamenti che mi impegnano per tutta la giornata.
― La porterò a vederla, Mr Kelly. Se è libero, possiamo andare anche ora.
L’uomo abbassò le sopracciglia nere, corrucciandosi. ― Dista un centinaio di miglia.
Eve non capì cosa intendesse. ― Qualcuna in più. Sono due ore di macchina, due e mezza in caso di maltempo. Forse non ha tempo oggi?
― Ho tutto il tempo del mondo.
― Be’, è fantastico, Mr Kelly. Mi lasci solo prendere la valigetta.
A dispetto del fatto che non gradisse trattare con un agente femmina, Kelly l’aiutò a indossare il cappotto di cammello e le tenne aperta la porta uscendo.
Quei gesti condiscendenti erano politicamente scorretti al giorno d’oggi e alla sua età. Qualsiasi donna avrebbe potuto infilarsi da sola il cappotto e aprirsi la porta. Kelly doveva essere vissuto sotto una pietra, o stava deliberatamente mostrandosi fastidioso. Sospettò che fosse la seconda opzione.

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