Pensieri su “Qualcuno da desiderare” di Mary Balogh (Wescott #4)

Dopo la morte del marito, il conte di Riverdale, con cui ha vissuto per vent’anni senza sapere che era già sposato, Viola Kingsley è irrequieta e infelice sebbene circondata dall’affetto dei figli e di tutta la famiglia. 
Superati, o quasi, il dispiacere e la vergogna per essere stata privata del titolo nobiliare e del patrimonio, sente tuttavia che la sua vita è vuota finché un giorno, per caso, si imbatte in un vecchio spasimante respinto quattordici anni prima: Marcel Lamarr, marchese di Dorchester. 

Nonostante una fuga d’amore lontani dal mondo, però, nel giro di un paio di settimane il loro senso del dovere sembra avere di nuovo il sopravvento quando… “Qualcuno da desiderare”
Autrice: Mary Balogh
Editore: Mondadori
Collana: I Romanzi – Classic 1204
Uscita: Luglio 2020

La Serie Wescott:
1) QUALCUNO DA AMARE (Someone to Love), 
2) LA MAGIA DI UN ABBRACCIO (Someone to Hold) ,
3) LA MAGIA DI UN INCONTRO ( Someone to Wed), 
4) QUALCUNO DA DESIDERARE (Someone to Care),
5) ‘Someone to Trust’, di prossima pubblicazione.




"Quindi l’amore non basta?" domandò Elizabeth con un sospiro. "Oh, com’è complicata la vita. L’amore dovrebbe risolvere tutti i problemi, evidentemente non è così che funziona. Ma allora che cosa si può fare, oltre ad amare?"
"Bisognerebbe lasciare un po’ di spazio anche agli altri" rispose Joel.
"Spazio?" ripeté Alexander, versandosi del caffè ormai freddo.

Decisamente questa serie non è uniforme, troppi alti e bassi. Non so se dipenda dallo stile più "maturo" della Balogh, però la preferivo più spontanea, irriverente, anche caustica.
Non è che prima fosse meno introspettiva, però i personaggi saltavano fuori dalla carta, le emozioni le percepivi dai loro gesti, dai dialoghi anche dolorosi. Non amo quando tutto viene invece spiegato, con un ribadire un concetto per giustificare ogni azione.

Prendiamo il romanzo dedicato a Viola Kingsley.
Al di là del fatto che la protagonista è over 40 (e finalmente, visto che comunque le lettrici forse si riconoscono più in lei, che non nella solita sedicenne debuttante), fin dall'inizio saga aveva moltissimo da dire: se in generale i Westcott sono stati scornati dalla morte del precedente conte, perdendo averi, titoli e posto nel ton, Viola è la più scornata di tutti. Per quanto avesse sempre chiuso un occhio e tollerato le mancanze del marito, non si aspettava certo che non fosse neppure suo marito! Così come deve essersi sentita morire nel momento in cui, volendo compiere una buona azione, ha innescato la madre delle rovine nobiliari.
Insomma, nei libri precedenti l'avevamo vista passare dalla contessa sdegnosa all'ex-nobile decaduta che si leccava le ferite tentando di resistere per amore dei figli, sino a sbroccare di brutto, dando (per fortuna) sfogo alla sua umanità, piuttosto che alla durezza irreprensibile.

E infatti c'è un inizio col botto, Viola per la prima volta sceglie il cuore e l'istinto, fa la classica "stupidata" da adolescente una volta nella vita e si concede una fuga da adulti molto intrigante. Marcel mi è piaciuto subito, è il tipo sensuale e schietto adatto a questa pazzia. E la seconda occasione mi stava piacendo tantissimo.

Però poi il romanzo ha una battuta d'arresto oggettiva, con continui interventi del parentado (di entrambi), che si mette in viaggio, che legge le lettere, che accetta gli inviti... pietà, ogni volta la Balogh interviene per dirci chi è e con chi è sposato e cosa sta facendo quando apre la busta...
Nella parte finale, ci sono assurde ripetizioni, come il racconto della dipartita della prima moglie, ripetuto per due volte con le stesse identiche parole e a distanza ravvicinata. Ammetto che volevo saltare il brodo per arrivare al pezzo di carne in fondo, ovvero i due.

Alla fine, peraltro, questa coppia, è una delle più riuscite della serie (insieme a Camille e Joel): le scene di Marcel e Viola che passano le giornata nel lettone al calduccio restano la parte più bella del libro.

Sollevò il viso sferzato dal vento, chiuse gli occhi e udì un gabbiano garrire. Si sentiva sola, disperatamente sola. Se lo meritava. 
Si girò, tornò indietro e trovò Marcel dove lo aveva lasciato. Si fermò poco distante da lui.
"Ho bisogno di andare a casa" disse. Di colpo si sentì nel panico.

Amarilli

2 commenti:

  1. Concordo. Qualche taglio spietato ci sarebbe stato bene. Alla fine, avevo il fiato corto.

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