Thursday's Book: il libro del giovedì (162)
Buon giovedì a tutti!
Dopo una lunga pausa estiva, riprendiamo la nostra consueta rubrica del giovedì.
Questa sera vorrei proporvi un libro che mi è stato raccomandato quest'estate, I paesaggi perduti di Joyce Carol Oates.
Rispetto alle letture che vi consiglio di solito, questa volta vi propongo un'autobiografia. Nulla di noioso, in quanto l'autrice è considerata una delle migliori penne contemporanee negli Stati Uniti ed il romanzo di questa sera ne è un degno esempio. Non voglio anticiparvi nulla, in modo da lasciare quanto più spazio possibile al racconto della stessa Oates.
Vi ricordo che, in caso vogliate partecipare alla rubrica e fare voi una segnalazione, basta lasciare un commento al post oppure mandare una mail a illibrodelgiovedi@gmail.com. Il vostro consiglio sarà pubblicato in questo spazio dedicato. A presto e buona lettura!
Titolo: I paesaggi perduti
Autore: Joyce Carol Oates
Editore: Mondadori
Collana: Scrittori italiani e stranieri
EAN: 9788804676119
ISBN: 8804676116
Pagine: 313
Sinossi:
Cosa accade quando una delle più importanti scrittrici contemporanee, autrice di romanzi dalle trame avvincenti e personaggi memorabili, decide di abbandonare la finzione per raccontare di sé?
Non un memoir sulla sua vita di scrittrice e nemmeno una classica autobiografia.
Joyce Carol Oates non racconta tutto, ma solo quello che è decisivo, gli anni cruciali per la persona (e la scrittrice) che sarebbe diventata. Addentrandoci nelle pieghe dell'infanzia e dell'adolescenza scopriamo tanti misteri e capiamo dove nasce l'immenso serbatoio di storie che è la mente di Joyce Carol Oates. Il padre e la madre che sono personaggi da romanzo, il pollo "un po' speciale" come migliore amico, il primo incontro con la morte quando la migliore amica si suicida, una sorella che è un enigma pericoloso e triste, gli amori e i libri, Alice nel paese delle meraviglie. Ma il vero protagonista è il paesaggio, quell'America rurale fatta di fattorie e avventure all'aria aperta, duro lavoro e perdita, felicità estive, un paesaggio che diventa molto più di uno sfondo per i romanzi futuri. È l'origine stessa del desiderio di scrivere.
Ci sono molte foto in questo romanzo, sfilate dall'album di famiglia e mostrate per la prima volta ai lettori. Istantanee di tanto tempo fa e ritratti recenti, tutti ugualmente animati da un fascino mitico che ci fa riconoscere in quei volti lontani e imperscrutabili i fantasmi della nostra infanzia, gli stessi che potremmo ritrovare nei bauli dimenticati nelle soffitte delle nostre case di famiglia. Queste foto, assieme ai ricordi dell'autrice, a volte commoventi a volte irriverenti e teneri, ci dicono che quei fantasmi sono gli stessi per tutti noi e ci stanno vicini per tutta la vita, fino a quando non finiamo per diventare noi stessi questi fantasmi che abitavano il paesaggio e il tempo perduto della nostra infanzia.
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