Rubrica SI' o NO? "IL LEONE DI ROMA" di Adele Vieri Castellano

Roma, 50 d.C. Massimo Valerio Messalla è nobile di nascita, colto per educazione e guerriero per scelta, ma la sua libertà sta per finire: il padre gli impone di sposarsi, per garantire una discendenza alla stirpe dei Valeri.
Ottavia Lenate è una giovane inquieta e curiosa, appassionata di scienza e astronomia, che desidera la conoscenza, non un marito, specie non uno ruvido e affascinante come Messalla, l’uomo a cui scopre di essere destinata.
Massimo e Ottavia si trovano così forzati in un’unione decisa da altri, finché il Fato non li porterà ad Alessandria d’Egitto. In quella terra arida, sterile come l’anima di Messalla e ricca di tesori nascosti come lo spirito di Ottavia, una terribile minaccia in arrivo dal passato metterà a rischio tutto ciò che Massimo, il Leone di Roma, ama e vuole proteggere…


Titolo: Il Leone di Roma
Autore: Adele Vieri Castellano
Editore: Amazon Publishing
Uscita: 26 settembre 2017



Stefania dice

SI' - Non leggo molti romance storici perché per questo genere sono molto selettiva; la sinossi deve folgorarmi immediatamente. Inoltre amo solo leggere storie d'amore ambientate nell'epoca romana, greca o medievale e ormai mi fido solo di quei pochi autori/autrici con i quali so di andare sul sicuro.
Adele Vieri Castellano è una delle autrici che, nonostante abbia scoperto tardi, quando ormai in libreria ci sono già una sfilza di suoi romanzi, si è rivelata un porto sicuro. E ciò ha avuto il suo lato positivo: dopo essermi innamorata del primo letto sono stata più che felice di averne ancora tanti già pronti a mia disposizione (che fanno bella mostra di sé sul mio scaffale delle letture "memorabili").
E anche il Leone di Roma per me è stato un buon romanzo da tenere a portata di mano. Però non super. Non indimenticabile. Non mi ha scatenato le palpitazioni e non mi ha fatto fare le ore piccole di notte per terminarlo, ma comunque buono.
Penso che l'attenzione per i dettagli storici e i nomi latini (in appendice al libro c'è un glossario per chi fosse a digiuno di latino e di storia romana molto utile) abbia un po' penalizzato la scioltezza della trama. La storia è perfetta. L'input, la partenza, strepitosa. Poi, dopo i fasti iniziali, procede a passo lento fino alle ultime cinquanta pagine, per recuperare i tempi solo nello sprint finale. 
La loro è una storia d'amore tribolato che cresce a poco a poco, senza grossi intoppi o inghippi o esplosioni di lussuria. Molto standard: lui, l'uomo tutto d'un pezzo e lei una ragazza semplice, più interessata agli studi, alla scienza, che all'amore. Almeno in principio. La loro unione è già stata decisa da altri. E se al principio entrambi vogliono opporsi al loro destino, con il tempo cambieranno idea e scopriranno di amarsi apprezzando dell'altro doti e qualità.
I personaggi sono ben caratterizzati e piacevolmente descritti, sia nell'aspetto fisico che nel loro temperamento che mantengono coerente fino alla fine.
Però... Però ho sentito la mancanza di quel quid che mi fa scalpitare per avere più tempo a disposizione da dedicargli, anche se Massimo in qualche modo è riuscito ad entrare nei miei sogni. Un po' più di tensione a discapito della parte storica descrittiva e sarebbe stato, per me, perfetto.
Il finale, per fortuna, non è da super eroe e non scade nel fantastico (leone a parte). Grazie! 
Comunque sia, un bel 4 stelle. Non mi resta che attendere gli sviluppi della storia parallela che si intravede tra le pagine di Il Leone di Roma: quella tra la migliore amica di Ottavia e il migliore amico di Massimo. E credo che, visto i rispettivi caratteri, ne leggeremo delle belle.

Amarilli dice

SI' - Con ogni probabilità, se questo libro fosse uscito mentre andavo al liceo, avrei appeso il poster della cover davanti alla mia scrivania.
In effetti la lettura ha toccato più di una corda dentro di me, risvegliando parecchi ricordi che avevo lasciato indietro negli anni, da certe reminiscenze storiche, a brani poetici (leggi Saffo) letti e riletti, sino a stralci mitologici che qui compaiono di continuo, in sottofondo alla vicenda principale. Devo dire che ho rivissuto tutto con piacere, e che questo mi ha portato subito a entrare nel #teamOttavia.
Chi non proverebbe simpatia per questa giovanissima aspirante erudita, segnata da una curiosità vivida, da un sangue nobile e quindi da un destino già scritto?
Se le è stata risparmiata l'incertezza di un destino di stenti o di schiavitù, per contrappasso le leggi del suo tempo la relegano in un cubiculum, in balia del padre e del fratello, e poi del marito prescelto, obbligata a nascondere la propria intelligenza e il proprio sapere. In un certo senso ho vissuto tutto attraverso gli occhi di Ottavia, condividendone le scoperte, le emozioni, i suoi interrogativi verso il marito di ghiaccio che sembra scaldarsi (o scalfirsi) solo dopo un bel po'.

Sollevò il volto al cielo nero in cui brillavano le stelle. Lui era la notte più scura, insondabile e pericolosa, perchè nel buio tutto può accadere, nel buio si può difendere e lì si nascondo i malvagi. Ma lui era anche il giorno che rischiarava l'orizzonte e uccideva quei malvagi. Era sempre stato così, ombra e luce, giorno e notte, bene e male.


Voglio essere franca e mi azzardo a dire che questa lettura mi ha ammaliato più per il contorno piuttosto che per il cuore narrativo.
In altre parole, ho sentito vibrare la Storia, un po' meno la storia vera e propria.
L'amore nasce lento, scorre lento. Il personaggio maschile l'ho percepito troppo trattenuto, troppo altero: essendo il discendente di cotanta gens, probabilmente ci stava, ma per me alla fine ha perso di mordente. Inoltre speravo in qualche scena di battaglia in più, anche solo per vedere Messalla smettere i panni del soldato tormentato e tornare più uomo d'azione.
Nel complesso mi sono lasciata trasportare da paesaggi che spaziano da Roma ad Alessandria ai deserti del nord Africa, sono rimasta sedotta persino dai due favolosi comprimari (il principe barbaro e l'inflessibile Giulia-non-mi-innamoro-più rubano di continuo la scena, anche se più volte mi prudevano le mani per la voglia di scuoterli), però la coppia principale è scrivolata in secondo piano.
A mio parere questo non è (ed è un suo merito) un libro facile: ci sono talmente tante sfaccettature letterarie nella semplice battuta di un dialogo o in qualche immagine evocata da uno dei personaggi, che un lettore senza cognizioni di base potrebbe non coglierle tutte e non apprezzarle. Quindi questa lettura va affrontata come una sfida-esperienza: immergersi in una forte componente storica, cogliendo l'occasione anche per approfondire (come dicevo all'inizio) tanti ricordi perduti.
4 stelline

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