Pensieri e riflessioni su UN INVERNO DA LUPI di Cecilia Ekbäck

Autore: Cecilia Ekbäck
Titolo: Un inverno da lupi
Editore: Newton Compton
Pagine: 378
Genere: thriller storico
Uscita: 25 febbraio 2016

Un thriller cupo come la notte, agghiacciante come la neve

Svezia, 1717. Maija, suo marito Paavo e le loro figlie Frederika e Dorotea sono appena arrivati dalla natia Finlandia, sperando di dimenticare i traumi del passato e di ricominciare da capo in questa terra dura, ma carica di promesse. Sopra di loro si staglia il Blackåsen, una montagna la cui presenza affascinante e minacciosa incombe sulla valle sottostante con la sua ombra. Un giorno, mentre sta pascolando le capre, Frederika incappa nel corpo mutilato di uno dei suoi vicini di casa, Eriksson. La sua morte viene attribuita all’attacco di un lupo, ma Maija è certa che sia stata inflitta invece da una mano umana. Spinta a indagare dall’inspiegabile disinteresse della gente del paese allo strano caso e dalla speranza che la vedova di Eriksson ripone in lei, Maija scivolerà pian piano nella rete di misteri e tragedie che sono avvenute negli ultimi anni intorno al monte Blackåsen…

Cecilia Ekbäck - È nata in un paesino del nord della Svezia da una famiglia lappone. In Un inverno da lupi, suo romanzo d’esordio, ha cercato di tratteggiare i paesaggi e i personaggi della sua infanzia. Fa parte del gruppo di scrittori del PEN American Center. Vive a Calgary, in Canada, col marito e le loro figlie gemelle.

Il pensiero di Amarilli73

«Quest’anno c’è qualcosa di più della neve nell’aria», disse Senzapaura dietro di lei. «Quest’anno è meglio essere cauti».
«Un inverno da lupi», aggiunse Antti.

Per me - che non leggo spesso thriller - questo libro ha rappresentato quattro serate immersa nella Lapponia del 1717, tra ghiaccio, foreste spettrali, paludi umide e il sottile odio degli uomini per le femmine che ragionano con la loro testa e parlano ad alta voce.
Ammetto che quando ho iniziato ero perplessa, perchè si trattava di un paese e di un'epoca di cui avevo scarsa conoscenza. Ma poi Maija e Frederika mi hanno preso per mano e mi sembrava di vederlo davanti, questo monte bianco per il ghiaccio e nero per la maledizione che vi grava sopra.
Ma più ancora ho avvertito la durezza della loro vita di donne, non solo per gli stenti fisici (morire di fame, di freddo, aggredite dalle bestie, sfinite dai parti), ma anche per le restrizioni sociali e culturali.
L'espressione "Inverno da lupi" indica un inverno particolarmente freddo e minaccioso, ma anche il periodo più buio della vita un essere umano.
E devo dire che anche i luterani di quel tempo, quanto a rigore, ipocrisia perbenista e sospetto di stregoneria non scherzavano affatto.
Una vita cupa, con la solita doppia morale, di là i nobili e i ricchi, di là i poveri, di là i maschi benedetti da Dio, di là le donne che se non si sottomettono hanno di certo qualche tendenza maligna.
Più che l'elemento paranormale-mistico, mi è piaciuto l'affresco di quattro-cinque famiglie in un piccolissimo pezzetto di terra, dura e ghiacciata, che vivono, lottano, muoiono, mentre la grande storia passa davvero molto lontano.
Alla fine non siamo che soffi rapidissimi, soltanto dei nomi scritti sul registro parrocchiale, data di nascita e di morte.
In ogni caso una lettura emozionante,una scrittura pregevole e intrigante, un romanzo diverso che però potrà piacere anche a lettori con gusti molti diversi.

E poi, così come aveva preso a infuriare, il vento si era placato, lasciandosi dietro un uccello azzurro e un ghiaccio verde cupo.
Ma dentro Maija il vento ululava ancora. Con tutto quello che avevano abbandonato, suo marito aveva scelto comunque di portare con sé la paura.
Amarilli73

1 commento:

  1. ultimamente leggo qualche thriller, ne infilo uno ogni tanto. Tengo presente, grazie

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