Pensieri e riflessioni su "Gli ambasciatori del male" di Liliana Bodoc

Titolo: Gli ambasciatori del male
Autore: Liliana Bodoc
Editore: Fazi
Collana: Lain
Euro: 12,00
ISBN: 8876251197
ISBN-13: 9788876251191
Pagine: 318

Nei Territori dei Confini, all'estremo sud delle Terre Fertili, abita il popolo degli husihuilke, cui appartiene la famiglia del valoroso guerriero Dulkancellin. La pace che ha sempre regnato in questi luoghi viene turbata il giorno in cui giunge un messaggero che porta notizie inquietanti: gli Astronomi Supremi, savi capi di una regione a nord del continente, hanno convocato un concilio di rappresentanti di tutti i popoli dopo aver appreso da alcuni segnali magici e codici antichi dell'arrivo di genti straniere dall'altro lato del mare, e con loro del perfido Misaianes, figlio della Morte e sintesi dell'Odio Eterno. A sbarcare sulle coste delle Terre Fertili sarà la flotta dei siderei, soldati di Misaianes comandati dall'ammiraglio Leogrós e dal mago Drimus. Il primo si dirigerà verso nord a sferrare l'attacco con il suo esercito, mentre il secondo arriverà con sole tre navi a Beleram mostrandosi amabile e pacifico, portando con sé doni e strani "animali capelluti". Nell'urgenza della guerra Dulkancellin si porrà al comando dell'esercito del Cervo, in cui uomini di pace si trasformeranno in guerrieri pronti a lottare fino all'ultimo per difendere un continente libero e fiero. "Gli ambasciatori del male" schiude un mondo in cui voci di antichi popoli sommersi dalla Storia e pratiche magiche di origini millenarie ritornano a vivere, dove scontri feroci ai confini della terra raccontano di uomini e stregoni disposti a tutto per salvare la propria gente...

Il mio pensiero:
"Gli ambasciatori del male" è il primo capitolo della trilogia tradotta in 10 paesi, premiata con una menzione speciale dal White Ravens e che ha venduto oltre 300.000 copie di Liliana Bodoc. Edita lo scorso 8 giugno dalla Casa Editrice Fazi nella collana Lain questo romanzo da il via alla grandiosa Saga dei Confini.

Magia, sciamani, stregoni si mescolano in queste pagine che richiamano il genere epic fantasy e le leggende precolombiane dei Mapuche e degli Inca.

Letto in chiave allegorica come la conquista d'America del Sud da parte degli spagnoli, questo primo capitolo ricorda moltissimo il noto romanzo "Il Signore degli anelli" di J.R.R.Tolkien: la cartina geografica delle Terre Fertili posta ad inizio del libro, l'uso della magia, la presenza di creature fantastiche (Cucub che ricorda il nano Gimli e soprattutto Kupuka che sembra il lontano cugino di Gandalf), la grande guerra...

Un'antica profezia sta per giungere a compimento: «Le navi torneranno attraverso lo Yentru. Su di esso viaggeremo noi, o gli eserciti di Misaianes. La sopravvivenza o la fine per tutto ciò che vive sulla terra»
Dalla città di Beleram gli Astronomi Supremi decidono di inviare dei messaggeri in tutto il territorio delle Terre Fertili per riunire i rappresentanti dei vari popoli ed insieme discutere su come affrontare la minaccia che sembra stia giungendo dal mare.
In particolare il cantore Cucub del popolo degli zitzahay viene inviato come messaggero nelle terre degli Husihuilke per avvertire e condurre a Beleram Dulkancellin, il più valoroso guerriero del suo popolo.
Da qui prende il via una storia fatta di magia, visioni, tradimenti, battaglie, vittorie e sconfitte.

«Molti anni dopo Cucub avrebbe continuato a ricordare... »

La scelta dell'autrice di utilizzare un narratore onnisciente che incanti il lettore narrando eventi che si sono svolti molto in là nel tempo ha il pregio sicuramente di attribuire al racconto quel senso di leggenda e mito che stupisce, ma di contro è come se creasse una spaccatura in quel legame che si crea tra il lettore e i personaggi di un libro. Spesso sposta l'attenzione da un personaggio all'altro senza dare il tempo al lettore di ambientarsi completamente e di affezionarsi a qualcuno in particolare. 

Si focalizza certo su alcuni personaggi: Dulkancellin, Cucub, Kupuka e la vecchia Kush. Si parla dei figli di Dulkancellin, della nascita di un nuovo amore, della morte della sua adorata moglie e della nascita di una bella e forte amicizia... Ma tutto è narrato da lontano e non riesce a fare completamente breccia nei cuori dei lettori. Tutto resta per così dire un po' freddo. 

La narrazione è comunque abbellita e resa piacevole grazie all'inserimento nel testo di piccoli curiosi aneddoti o usanze di questi popoli, anche se a volte sembra che tutto scorra a rilento.

«Ogni famiglia Husihuilke costodiva uno scrigno, tramandato di generazione in generazione, che i più anziani tenevano con sé. Anche se non era alto più di due palmi, e un bimbo piccolo poteva circondarlo con le braccia, vi si conservavano i ricordi di tutto ciò che di importante era accaduto nel tempo alle persone di famiglia»

Possiamo trovare anche un sapore quasi poetico quando con tatto e maestria l'autrice ci descrive scene di morte raccapriccianti:

«Allora il vento decise di infilarsi tra le tende di corda. E lì trovò trecce morte, e tuniche morte, sdraiate in amache che al suo ingresso si mossero appena»

Ho avuto inoltre la sensazione che a volte i momenti salienti di tensione, come le battaglie, si risolvessero un po' troppo facilmente senza coinvolgere a pieno il mio interesse.
Dico però in conclusione che questo resta un bel romanzo, forse un trampolino per la saga che potrà offrire di più nel prossimo capitolo. È un libro che può sicuramente piacere agli amanti del genere epic fantasy ma può deludere chi spera di trovare tra le pagine anche qualche bella storia d'amore.
Io mi colloco tra coloro i quali attenderanno di leggere anche il secondo capitolo.
Stefania

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