Pensieri su "UN BACIO CON GLI OCCHI" di Virginia Bramati



Agata si lascia alle spalle due genitori impegnativi e una vita piena di musica per venire a Milano a specializzarsi in ematologia. La sua coinquilina, Chiara, viene da Lecce e fa il tirocinio come infermiera. Tanto quanto Chiara è spumeggiante, spiritosa e ama i sapori forti, Agata invece vive in una bolla tutta sua, è concentrata sul lavoro e si nutrirebbe solo di crackers e riso bianco. Ma tutte e due sono dotate di una sensibilità preziosa per chi ha fatto della cura il proprio mestiere: sanno ascoltare e osservare. 

Così, quando improvvisamente il lockdown impone loro di trascorrere in casa il tempo che non passano in corsia, iniziano ad appassionarsi a quello che avviene dietro le finestre dell’appartamento di fronte, dove una coppia di fidanzati sembra incarnare il sogno che entrambe nascondono nel cuore. Tanto che, mentre i turni in ospedale si fanno più drammatici, Agata e Chiara si lasciano sul frigo dei post-it per ragguagliarsi sulle romantiche avventure al di là del cortile. 

Ma ancora una volta la realtà è destinata a sorprenderle: perché il vero amore raramente si esibisce in mazzi di fiori e lucine scintillanti, e invece è nascosto nel coraggio di chi sa prendersi cura, sorridere anche nella sofferenza, e se la bocca è coperta dalla mascherina i baci riesce a darli anche con gli occhi…
Un bacio con gli occhi racconta i giorni difficili della pandemia illuminandoli con la magica polvere dell’amore, capace di posarsi su di noi anche quando ogni speranza sembra affievolirsi. Se potesse leggere questo romanzo, l’affascinante primario protagonista di queste pagine prescriverebbe a tutti la dolce, sorridente terapia dei romanzi di Virginia Bramati!

Un bacio con gli occhi
Virginia Bramati
Editore: Giunti
Collana: A
Genere: romance
Pagine: 288
Uscita: 6 aprile 2022


«Ma ne sei sicura? Voglio dire… un bacio è un bacio e non ci si può sbagliare… ma un bacio con gli occhi, be’, mi sembra un po’ aleatorio, no?» 
«Ti assicuro che l’ho ricevuto, è stato proprio un bacio con gli occhi.» 
Passa una manciata di secondi, e poi: «E come è stato?». 
«Spaziale, Chiara, spaziale» sospiro felice.


Ammetto che sinora avevo accuratamente evitato di affrontare una lettura ambientata nel periodo pandemico, perché è a livello familiare lo collego a un dolore ancora forte e temevo di non riuscire a mantenermi distaccata a sufficienza.
D'altra parte lo stile di Virginia Bramati mi è sempre risultato congeniale e ho chiuso ogni suo libro con il sorriso, per cui mi sono fidata e ho fatto bene.

Voglio subito rassicurare sul fatto che questo è un romanzo di certo aderente alla realtà, ma a lieto fine e con un andamento molto rilassante (e in vari punti ricco della solita ironia "virginiana").

Ci troviamo a Milano, fine 2019, la parola Covid non ha ancora alcun significato per i comuni mortali, se non per i virologi.
Agata Molteni è una specializzanda molto determinata, ha deciso di non vivere con i genitori all'estero ma di tentare la carriera in Italia, e ha appena trovato casa e una nuova coinquilina, la simpatica Chiara.
Al lavoro le cose non vanno subito bene: i ritmi sono sfibranti, la paura di sbagliare è costante, e poi c'è Edoardo, il dottore perfetto e quasi robotico, che potrebbe essere intrigante, ma in fondo incute un po' di soggezione.

E poi arriva lui, il comprimario obbligato di questo libro, il Covid: dapprima qualche caso isolato, poi i sospetti e le accuse di isteria per chi comincia a chiedere provvedimenti, infine le centinaia di ricoverati e morti, quelle cifre quotidiane e spietate, snocciolate ogni sera, il lockdown generale, le ondate.

Credo che un po' tutti siano andati fuori di testa in quel periodo e anche i nostri personaggi reagiscono a loro modo: c'è chi si fa prendere dall'ansia, chi si scopre un po' guardone, stile "Una Finestra su Cortile", chi riconsidera i propri obiettivi e chi scopre lati inaspettati degli altri. 
Persino l'amore ai tempi della mascherina si deve adeguare: non è più il tempo degli abbracci e delle carezze, ma di baci rubati a colpi di sguardo.

Con un tono leggero, questo romanzo ci accompagna attraverso quei mesi di paura collettiva, soffermandosi sui dettagli delle varie esistenze raccontate, tra difficoltà ma soprattutto vittorie. E tanta speranza.
Forse avrei voluto più pagine finali su Agata ed Edoardo, però posso capire che, una volta finalmente insieme, volessero starsene un po' per conto loro...


«Non c’è alcun bisogno che tu venga a tenerci una lezione di ematologia, Edoardo. Ora il reparto è sotto la tua responsabilità, agisci come meglio credi. Ma sia chiaro che non voglio che i tuoi scendano al Pronto Soccorso con la mascherina a spaventare inutilmente i miei pazienti».
Tutti annuiscono.
Sarà una guerra. Ed è appena iniziata.


Amarilli



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