Pensieri su "La pietra lunare di Satapur" di Sujata Massey (Le inchieste di Perveen Mistry #2)



India, 1922: è la stagione delle piogge nelle lussureggianti e remote montagne Sahyadri, dove si trova il principesco stato del Satapur. Una maledizione sembra tuttavia essere caduta sulla famiglia reale: il maharaja è deceduto a seguito di un’improvvisa malattia poco prima che suo figlio venisse ferito mortalmente in un tragico incidente di caccia. Lo stato è ora governato da un agente del Raj britannico per conto delle due maharani di Satapur, la regina vedova e sua nuora. Le signore reali si trovano però in disaccordo sull’educazione del giovane principe ereditario e ritengono necessari i consigli di un avvocato. Le maharani vivono in Purdah, ovvero in rigoroso isolamento, e non possono avere contatti con gli uomini. Solo una persona può aiutarle: Perveen Mistry, l’unica donna avvocato di Bombay. Perveen è determinata a portare la pace nella casa reale, ma non passerà troppo tempo prima che la giovane si renda conto di essere finita in una trappola: il palazzo di Satapur è un luogo insidioso, in cui vanno in scena sanguinosi giochi di potere e dove si consumano atroci vendette causate da antichi risentimenti. Chi c’è realmente dietro la misteriosa maledizione che grava sul palazzo? E come potrà, Perveen, proteggere il principe ereditario?


Autrice: Sujata Massey
La pietra lunare di Satapur
Serie: Le inchieste di Perveen Mistry #2
Editore: Neri Pozza
Genere: mystery storico
Pagine:382
Uscita: 17 ottobre 2019



Il secondo volume della serie è ugualmente ben scritto e accattivante, anche se lievemente inferiore al primo.

In realtà, qui mi è mancata soprattutto la parte più familiare di Perveen, il padre (nel precedente volume lo avevo adorato), la cara amica inglese e soprattutto la lotta per conquistarsi un ruolo come legale donna in una società misogina, razzista e conflittuale come quella indiana all'interno dell'Impero coloniale inglese negli anni '20.
Stavolta sono proprio le autorità inglesi a inviare Perveen in un principato pseudo-indipendente, per dirimere una controversia di potere a Satapur: qui come successore è rimasto solo il maharaja Jiva Rao, un bambino, conteso tra due vedove, la vecchia maharani madre e la moglie del precedente maharaja, che litigano per influenzarlo e decidere della sua istruzione.

In linea teorica, si tratterebbe solo di intervistare le due donne (dato che, pur essendo hindu, osservano il purdah, cioè l'isolamento dal mondo all'interno dello spazio riservato), trovare un accordo oppure formulare una consulenza sulla soluzione migliore.
Tuttavia Perveen incappa subito in un ambiente gravato da diffidenza e sospetti, con un palazzo che ha perso gli antichi fasti e il prestigio, dove l'ingerenza inglese è forte e mal digerita e dove circola un po' troppo veleno, con contorno di maledizioni.

Ovviamente la nostra si mette a indagare, supportata dall'agente locale, Colin Sandringham, personaggio giovane e brillante, anche lui ex-allievo di Oxford, menomato e dedito allo yoga: direi che questo è in effetti l'elemento che più mi ha intrigato nella lettura, poiché è evidente il trasporto di Colin, che però lei non può ricambiare in quanto sposata (e ancora non sappiamo per quanto).

Molto belli e ben resi gli interni del palazzo ma anche i viaggi nella giungla montagnosa e umida, regno di scimmie, serpenti e tigri. Piacevole anche l'indagine.
Ammetto che ho trovo un po' veloce e poco succoso il finale, soprattutto per Colin: la battuta di un personaggio mi aveva fatto ben sperare, ma sono andata a leggermi le trame dei due volumi successivi e non ne ho trovato traccia. 
E quindi, grande Perveen, ma... Colin?

Amarilli

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