Review Party per "IL RINTOCCO" (Falce #3) di Neal Shusterman


Da tre anni Citra e Rowan sono scomparsi: da quando cioè la falce Goddard ha assunto il potere e il Thunderhead si è chiuso in un silenzio che solo Greyson Tolliver riesce a infrangere. 

La città-isola di Endura, il “cuore pulsante” della Compagnia delle falci, è perduta, affondata per sempre nelle acque dell’oceano, e con lei le Grandi falci. 
Davvero sembra che ormai nulla possa impedire il dominio assoluto di Goddard, nominato Suprema Roncola della MidMerica. 

E, mentre gli echi della Grande Risonanza scuotono ancora il cuore della Terra, la domanda è una sola: c’è ancora qualcuno in grado di fermare il tiranno? 
Gli unici a saperlo sono la Tonalità, il Rintocco e il Tuono.

Neal Shusterman
Il rintocco
Editore: Mondadori
 * ringrazio la CE per la copia in anteprima
Collana: Fantastica
ISBN: 9788804725435
492 pagine
Uscita: 30 marzo 2021



«Sei terribile. Sei meraviglioso.»
«Be’, sono l’uno o l’altro?» chiese Greyson.
E la risposta gli giunse, quasi impercettibile. Non tanto una risposta, però, piuttosto un’altra domanda. «Non capisci che sei tutti e due?»

Giunta alla conclusione di questo volume, posso dire che è stata senza dubbio una trilogia distopica originale, sovversiva e affascinante che non ha avuto timore di affrontare temi come la selezione programmata delle specie, le conseguenze legate all'eliminazione di malattie e quindi della morte, il libero arbitrio e la dipendenza da un'entità superiore, capace di condizionare le nostre scelte, ma anche di renderci eterni bambini non più in grado di decidere da soli e, soprattutto, di crescere.

Tutti questi temi raggiungono in effetti il loro culmine nel terzo volume che, però, inaspettatamente mi è parso anche il meno riuscito della trilogia.

Non voglio limitarmi a dire che mi è piaciuto a metà, però in effetti la visione del bicchiere mezzo vuoto stavolta rende bene l'idea.
All'inizio ho quasi faticato a ritrovare lo stile dei precedenti (e vivaci) volumi; poi ho visto che l'autore ringraziava il nuovo editor arrivato a sostituire quello di prima, e mi sono data un po' di risposte. 
Con questo non intendo suggerire che il vecchio editor avesse un ruolo anche creativo, ma di certo un'influenza nel ritmo sì.
La cosa che più colpisce in questo terzo volume è che Shusterman sia un po' strabordato, sia andato a zonzo per almeno trecento pagine, inserendo tutti i concetti a lui cari in modo disordinato e pieno di entusiasmo, senza essere però contenuto, frenato, rimesso in carreggiata.

Tanto per fare una battuta, si potrebbe affermare che forse se ci fosse stata una falce pronta a spigolare paragrafi e scene ridondanti, si sarebbe raggiunta forse una maggior resa.

Ed è un peccato, perché i personaggi centrali erano veramente formidabili, io li avrei voluti ancora al centro della scena, mentre assistiamo invece a una sorta di loro annacquamento.
Citra e Rowan sono pressoché assorbiti (oltre a non rispuntare prima del 17% totale), Maestro Faraday sembra un vecchio hippie disilluso e scorbutico, anche lui relegato ai margini.

«Bene, allora non sei un dio, giusto? Perché un dio perdona.»
«Non ho mai sostenuto di essere un dio» rispose il Thunderhead. «Ma solo l’immagine di un dio.»


Ci sono davvero tante nuove figure, più stilizzate che incisive, e la trama si gioca essenzialmente tra il cattivo dei cattivi, Goddard, e il nuovo eroe che è un po' una presa in giro delle autorità clericali-religiose, il Rintocco.
Il libro viene salvato ancora una volta dal Thunderhead, questa figura di divinità silente, la macchina che sorveglia l'uomo e che, dopo tutto, arriva a invidiare la mediocrità umana e la sua felicità per le piccole cose materiali, grandioso ma triste, infinito ma solitario.

E da tre o quattro capitoli finali dove arrivano le tante sorprese che volevamo, come cannonate al cuore, alcune delle quali geniali, nel bene e nel male, e che ti fanno fare pace con il libro.

Una saga che consiglio in ogni caso. E voglio vedere la serie...

Ho paura.
Non è una cosa cattiva. 
E' nella natura della vita temere la propria fine. 
E' così che capisco che siamo davvero vivi.

Amarilli


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