SEI RISPOSTE D'AUTORE - Raul Montanari

     

Raul Montanari

Sei risposte d’Autore:

1) Chi è Raul Montanari?
Un tizio nato in un paesino bergamasco di mille abitanti, da una famiglia così indigente che è stato il primo laureato della sua intera genealogia. Sono cresciuto nelle condizioni ideali per dare ragione a quanti, come Stephen King e Pontiggia, pensano che la determinazione sia il fattore decisivo per combinare qualcosa nella vita.

2) Cosa ti piace scrivere, come e quando?
Non mi piace scrivere, mi piace aver scritto. Quando il racconto o il romanzo o la traduzione o il saggio sono finiti, sono molto contento di averli fra le mani. Invece mentre scrivo sto male, perché le fantasie e le emozioni mi tormentano. Per questo scrivo in fretta: massimo un mese per la prima stesura di un romanzo, anche se è di 300 o più pagine.

3) Com’è avvenuta la pubblicazione della tua opera prima?
Ho scritto il primo romanzo a 29 anni, nel 1988, e l’ho pubblicato tre anni dopo, nel 1991. Avevo già cominciato a essere conosciuto come traduttore e per questo è stato facile farmi leggere. Immaginavano che almeno le concordanze verbali sarebbero state a posto.

4) Cosa credi sia indispensabile per riuscire a pubblicare?
Se per pubblicare intendi pubblicare con un editore importante o almeno serio, i requisiti nell’ordine sono determinazione, talento e fortuna. Poi c’è una serie di fattori più difficili da individuare e di problemi ardui da risolvere, specie se si è soli. Per esempio, alcuni allievi della mia scuola di scrittura rivelano capacità eccezionali nel racconto breve – non a caso fanno incetta di premi - ma fanno fatica a scrivere un romanzo, che per diversi motivi è il formato editoriale più vendibile. Non è questione di struttura, perché strutturare una trama è la prima cosa che gli insegno; è proprio la difficoltà di mantenere il passo narrativo scattante del racconto quando si passa alla misura lunga, oppure di rallentare senza però perdere la propria magia. Qui come in altri dettagli l’aiuto di un esperto può essere determinante. A proposito dei miei allievi, non affliggetevi per loro: quest’anno hanno esordito in dieci, con editori da Mondadori a Rizzoli, da Feltrinelli a Guanda, a Sperling, a Fazi, Fanucci e così via, e uno di loro, Giovanni Cocco, è finalista al Campiello.

5) Cosa pensi sugli editori a pagamento, la self-publishing e l’editoria tradizionale?
L’editoria a pagamento non è editoria, nel senso che non svolge tutti i compiti di discussione del testo, di sua promozione e diffusione, e tutte le attività accessorie che sono proprie dell’editoria.
Sono quelli che una volta, più onestamente, si facevano chiamare “stampatori”. Anche Moravia, all’esordio, stampò a sue spese gli Indifferenti, per dire che non c’è niente di vergognoso nella cosa in sé; però uno deve sapere che il suo libro non ha passato un vero vaglio di qualità, che quasi certamente non finirà mai in libreria, che non parteciperà mai a un premio, che non verrà recensito tranne dagli amici sul web e così via. Molto più interessante è il self-publishing, che però va sempre ritenuto un trampolino di lancio per approdare all’editoria vera, che con tutti i suoi difetti rimane l’amplificatore più desiderabile per la voce di un autore. Diciamo che avere un romanzo o una raccolta di racconti o di poesie disponibili in formato elettronico fa risparmiare le spese della copisteria. Ma se uno crede così di essere diventato uno scrittore, non ha capito niente. Può giusto farsi passare per scrittore su Facebook, tanto lì puoi dire di te stesso quello che vuoi.

6) Quale consiglio daresti agli esordienti?
Anzitutto quello che il padre di Borges diede a suo figlio, quando questi gli manifestò il progetto di diventare uno scrittore: “leggere moltissimo, scrivere moltissimo, stracciare moltissimo, pubblicare tardissimo”. Lo dico con parole mie, riferendomi alla mia carriera letteraria e a quella di molti che conosco, famosi o meno: ogni volta che ho avuto fretta, ho sbagliato. In termini pratici, penso che in questo momento gli agenti letterari svolgano un ruolo di filtro e di selezione importantissimo. E’ molto difficile rivolgersi direttamente agli editori, che sono intasati di proposte. Bisogna visitare i siti degli agenti, osservare il loro portfolio autori, capire se sono bravi a promuovere gli esordienti e se il tipo di narrativa che tendono a presentare agli editori è vicina a ciò che scriviamo noi. Posso citare tranquillamente Loredana Rotundo, perché è l’agente a cui passo gli allievi della mia scuola quando hanno in mano un progetto importante e lavora benissimo con gli esordienti. L’ideale sarebbe frequentare una scuola di scrittura davvero buona, ma quelle davvero buone non sono più di cinque o sei in Italia.
Ci sarebbero tantissime altre cose da dire, ma proprio tantissime; però bisogna fermarsi qui.

      • Breve biografia:
Raul Montanari è nato a Bergamo nel 1959. Trasferitosi a Milano con la famiglia, dopo l'esperienza lavorativa nell’ambito pubblicitario, si avvicina al mondo letterario inizialmente come traduttore. Nel 1991 pubblica il suo primo romanzo, Il buio divora la strada, edito da Leonardo. Ha pubblicato finora diversi romanzi, raccolte di racconti, un saggio teologico e, assieme ad Aldo Nove e Tiziano Scarpa, la raccolta di poesie Nelle galassie oggi come oggi. Covers. Molti altri suoi racconti, articoli e saggi sono stati pubblicati su antologie, periodici e quotidiani. A Milano dirige, dal 1999, una scuola di scrittura creativa e spesso interviene in televisione come opinionista. Fa parte della giuria del concorso nazionale Subway-Letteratura ed è presidente del premio Straparola-Caravaggio per racconti inediti. Dal 2008 dirige il festival letterario Presente Prossimo. 

     • L’ultimo libro di Raul Montanari in libreria: 

È di moda la morte 
Luglio 2015 Editore Perrone

Stilisti e consulenti d'immagine, pubblicitari e pierre, veline e autori televisivi: dove si rintanano, quando tutti i flash sono spenti? Quali sono i loro sogni segreti? Che forma hanno le ombre che si portano dietro? Protagonista di questi racconti è l'umanità che abita lo spazio della moda: universo che scintilla, segna il tempo, gli dà il verso e immola corpi al desiderio comune. Sesso e cervello, dietro le quinte di una sfilata, fanno cortocircuito. Sullo scintillio che ne deriva si ferma lo sguardo di Raul Montanari. Che scruta e registra: vite davanti a un crepaccio, amicizie in maschera pronte a sbriciolarsi, ferite cui ci si affeziona. Milano, più che sullo sfondo, sta in rilievo: "nottaiola" e "fintocordiale", stringe come un recinto persone e personaggi; si mostra talvolta stanca e sfatta: come dopo una sfilata. C'è allora chi ne fugge via: per esempio Nadia, quando ritrova i suoi incubi di bambina. O c'è chi la attraversa inquieto: come le modelle che hanno addosso odore di stanchezza; come il tassista che le accompagna verso destini oscuri. Ma niente è come all'apparenza sembra: in questi racconti a orologeria, le vicende si complicano improvvisamente, prendono direzioni pericolose. Un grido strozzato o l'eco di uno sparo stridono come l'unghia che tira via una patina d'oro. La Moda e la Morte - lo dice un antico dialogo leopardiano - hanno parecchio da dirsi. E in queste pagine, quasi appunti per una futura operetta morale, sembrano avere ripreso il discorso.

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