Pensieri su "SOLO UNA BOZZA" di Eric Arvin

Lo scrittore Logan Brandish è più che soddisfatto della vita che conduce nel paesino dove vive insieme alla sua migliore amica, al suo gatto e al suo ragazzo. Almeno fino a quando non incontra il suo nuovo editor, il bellissimo Brock Kimble, che fa letteralmente volare la sua quieta esistenza fuori dalla finestra. Trovandosi per la prima volta di fronte alla vera passione, Logan perde lucidità e compostezza e in breve tempo sia la sua vita che il manoscritto al quale sta lavorando vanno in frantumi. 
Ma, come Logan imparerà molto presto, non si può avere tutto quello che si desidera… o almeno non subito. Nel tentativo di fare chiarezza dentro di sé, Logan intraprende allora un viaggio, ma neppure i meravigliosi paesaggi italiani tengono lontano a lungo il ricordo dell’editor, e l’uomo è, suo malgrado, costretto ad ammettere che ci sono cose dalle quali è impossibile fuggire.

Autore: Eric Arvin
Titolo: Solo una bozza
Titolo originale: Galley Proof
Editore: Dreamspinner Press
Traduttore: Claudia Milani
Pagine: 190
Uscita: 28 agosto 2012

***

“Siamo tutti invidiosi di qualcuno, tesoro,” disse. “Applaudiamo alle premiazioni dei nostri amici, ai loro trionfi e onorificenze, ma dentro ci rodiamo”.

Credo che un tributo concreto per uno scrittore appena scomparso possa essere ricordarlo attraverso un suo libro.
Ho letto “Solo una bozza” in una notte, in memoria di Eric, e l’ho trovato un libro particolare e completo: graffiante, amaro, buffo, divertente, vero, romantico.
Un piccolo goiellino sugli scrittori, sugli editor, sull'umanità, sulle ombre che ci portiamo dentro, sui blocchi di creatività e di vita che ci imprigionano. Sull'amore come libertà e non come scatola.
Uno scrittore oppresso dalla sua routine e quasi fiero del suo lucido cinismo (“Nella vita reale i baci non sono mai così dolci e il buco del culo si allarga solo fino a un certo punto.”), un’amica del cuore che utilizza l’anticonformismo come scudo contro la propria solitudine, un editor troppo bello per poter essere preso sul serio (e pieno d’infelicità,nonostante tutta la sua bellezza).
E, ancora, un libro che non si vuole scrivere, un'esistenza che non decolla, una ricerca stralunata ma positiva.
Arvin descrive tutto con disincanto, senza farsi illusioni, riuscendo comunque a vedere il sole alla fine del viaggio.

Quella notte, io e Brock facemmo l’amore, e fu la prima volta. Certo, era stato amore anche prima, solo che adesso aveva un nome. Fummo teneri e ci prendemmo tutto il tempo che serviva, come se… come se l’amoe fosse una grande coperta che noi stavamo svolgendo durante la notte, apprezzandone ogni punto e ogni filo, ogni motivo intricato e unico. Ci lasciammo avvolgere e rimanemmo a goderne il calore.


Amarilli

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